Dopo gli insuccessi sul campo si fanno più evidenti le fratture tra servizi segreti e i militari. Si inizia anche a parlare di epurazioni tra le persone più vicine al presidente russo: ecco chi sta guadagnando consenso ai vertici del Cremlino e chi invece rischia di essere emarginato nelle gerarchie
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Dopo gli insuccessi sul campo in Ucraina, e l’attacco al ponte in Crimea, si fanno sempre più evidenti le fratture tra i servizi segreti russi e i militari. Tanto che si inizia a parlare molto insistentemente dell’ipotesi di epurazioni all’interno del cerchio magico di Vladimir Putin. (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)
L’anima più radicale
Tra chi sembra guadagnare influenza ci sono anime più radicali come Evgenij Prigozin, un ricco oligarca e finanziatore del gruppo paramilitare Wagner. E poi c’è il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che più volte nell’ultimo periodo ha criticato ampiamente l’operato del ministro della Difesa Sergei Shoigu per le tattiche militari nella cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina.
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I bocciati
Tra i bocciati invece c’è il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, per cui si parlava anche di ipotesi di dimissioni imminenti. In bilico anche il capo di stato maggiore, Valerij Gerasimov, Alexander Dvornikov, capo dell’ “operazione speciale” da aprile a giugno, e Roman Berdnikov, comandante del distretto occidentale nominato il 26 agosto e rimosso dopo 16 giorni.
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I promossi
Tra i promossi, invece, si trova il nuovo comandante delle forze russe in Ucraina Sergei Surovikin, soprannominato “generale Armageddon” per come gestisce le operazioni sul campo di battaglia. E poi il “macellaio di Mariupol” Mikail Mizintsev, il viceministro della Difesa Gennady Zhidko e il comandante ad interim della flotta del mar Nero Viktor Sokolov.