
L'India festeggia 75 anni di indipendenza: celebrazioni a Nuova Delhi. FOTO
Il 15 agosto 1947 il Paese si liberò dal dominio coloniale inglese, per poi diventare una repubblica tre anni più tardi. Ma la separazione dal Pakistan e il conseguente conflitto generarono 15 milioni di sfollati e circa 2 milioni di morti. Oggi la tensione è rivolta alla Cina, che ha deciso di sostenere Islamabad nell'arena internazionale riguardo alla regione contesa del Kashmir

Sono passati 75 anni dal quel 15 agosto 1947 in cui l’India ottenne l’indipendenza dal dominio coloniale inglese. Un’indipendenza che però fu anche separazione, con la creazione di due governi indipendenti: il Dominion dell'India e il Dominion del Pakistan. Tre anni più tardi, il 26 gennaio 1950, l'India divenne una repubblica ed entrò in vigore una nuova costituzione
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Tutto il Paese oggi celebra il 75esimo anniversario dell’indipendenza, e nella capitale Nuova Delhi a guidare i festeggiamenti è stato il primo ministro Narendra Modi (nella foto). Parlando al Paese, Modi ha ribadito come vada rimossa ogni traccia di colonialismo e ha auspicato che l'India diventi una nazione sviluppata nei prossimi 25 anni
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La lotta per l'indipendenza dell'India si identifica in buona parte con una tra le figure più significative degli ultimi decenni, Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, la Grande Anima
La storia del Mahatma Gandhi
Gandhi riassunse la sua idea della politica nei concetti di "non violenza" e "forza della verità". Seguendo questi principi, organizzando grandi manifestazioni di protesta dei suoi connazionali contro il governo coloniale, guidò il cammino del suo popolo verso l'indipendenza. Le sue uniche armi furono il digiuno individuale o collettivo, il boicottaggio dei prodotti stranieri o delle leggi ingiuste, la disobbedienza civile
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Ma il modo in cui l'indipendenza venne raggiunta costituì la sua più grande e triste sconfitta. Gandhi aveva tentato in tutti i modi di dare agli indiani una coscienza nazionale e di salvaguardare l'unità di tutto il Paese. Eppure, a partire dagli anni Trenta era cresciuta la diffidenza, e poi l'ostilità, tra indù e musulmani

Nonostante i festeggiamenti di oggi, il 1947, l'anno della partizione, resta una ferita non ancora rimarginata. Nel luglio di quell'anno il giudice inglese Cyril Radcliffe venne incaricato di dividere il Raj britannico, e gli furono date poche settimane per riscrivere confini cancellati dai secoli: le frontiere da lui tracciate hanno creato così un'India a prevalenza indù e un Pakistan a maggioranza musulmana

Una divisione che mise fine alla convivenza pacifica delle diverse comunità del subcontinente indiano, generando 15 milioni di sfollati e circa 2 milioni di morti, di cui la metà solo tra gli indiani

Negli ultimi 75 anni l'India ha fatto degli enormi passi avanti: il tasso di mortalità infantile è sceso da 161,8 per 1.000 nascite nel 1960 a 27 nel 2020, l'indice di sviluppo umano (di cui 1 è il valore massimo) è passato da 0,11 nel 1950 a 0,65 nel 2019

Ci sono stati progressi nelle infrastrutture, nell'accesso all'acqua potabile e nella diffusione di internet. Nel 2020 il Pil ammontava a 2.623 miliardi di dollari e quest'anno Delhi potrebbe emergere come una delle più forti economie dell'Asia

Oggi l'India assomiglia sempre meno allo Stato laico e multiculturale nato nel 1947 sulle idee di tolleranza religiosa del Mahatma Gandhi (ucciso da un fanatico indù l'anno successivo): al giorno d'oggi sono sempre di più gli appelli della destra che chiedono che il Paese certifichi la supremazia induista

Il Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito ultranazionalista indù di Modi, continua a costruire edifici e templi indù sulle moschee musulmane e la violenza settaria è andata crescendo di anno in anno: secondo alcuni dati, tra il 2014 e il 2020 sono morte 180 persone in scontri settari, di cui 62 solo nel 2020

Da Paese "libero" fino al 2020, è diventato "parzialmente libero" nel 2021. Quello dell'India sembra essere un ritorno al passato accompagnato da un forte appiattimento culturale

E il Pakistan non è più il principale rivale dell'India. La regione contesa del Kashmir confina con un'altra potenza nucleare, la Cina

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Nonostante 17 tornate di colloqui diplomatici, permane una situazione di stallo tra India e Cina. A metà 2020 le violenze si sono riaccese con uno scontro nella valle di Galwan tra soldati indiani e cinesi

Le tensioni hanno progressivamente spinto l'India ad avvicinarsi al Quad, il forum di dialogo di cui fanno parte Usa, Giappone e Australia, nazioni interessate a contrastare la presenza cinese nell'Indo-Pacifico

Però i membri del Quad sono Paesi democratici che hanno ad esempio mal sopportato la decisione indiana di non condannare l'invasione russa dell'Ucraina

D'altra parte la cooperazione regionale dell'India risulta necessaria e nell'ultimo vertice Quad tenutosi a maggio di quest'anno diverse preoccupazioni di Delhi, anche quelle che non riguardano direttamente la minaccia cinese, sono state inserite nell'agenda per il 2023