Ucraina, la distruzione nei dintorni di Kharkiv: viaggio a Mala Rohan. Il reportage

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Jacopo Arbarello

In questo piccolo villaggio suburbano l'occupazione russa ha lasciato solo devastazione. In questo reportage, le storie di chi è sopravvissuto ma non ha più una casa 

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Mala Rohan vive sospeso tra essere e non essere. Come tanta parte dell'Ucraina. Immerso tra le colline 6 km ad est di Kharkiv, prima di essere liberato circa un mese fa, questo piccolo villaggio suburbano da 350 anime ha conosciuto l'occupazione russa, che qui ha lasciato solo devastazione. Non una casa è ancora intatta, ma neanche i cuori. Una donna nel retro di una casa distrutta e bruciata scoppia a piangere appena ci vede e ci abbraccia: “I cecchini hanno ucciso mio fratello, stava aiutando un vicino ferito, lo hanno colpito 3 volte, davanti agli occhi del suo bambino di 3 anni”. (GUERRA IN UCRAINA. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - IL RACCONTO DEGLI INVIATI)

Un rifugio a Mala Rohan
Un rifugio a Mala Rohan

L'arrivo dei russi

Carri armati colpiti dai javelin, macerie ovunque, scatole di munizioni russe, razioni alimentari, stoffa camouflage e perfino gli scacchi. Ad ogni passo si inciampa sui rimasugli del passaggio dei russi che ha sconvolto per sempre la pace di questo luogo come un'orda barbarica. Inizialmente i russi si erano installati nelle campagne adiacenti il villaggio, e questo era il loro quartier generale. Nei sotterranei del capannone adibito a ufficio dormivano almeno in duecento. Entrarci è come fare un salto in una buia cloaca. Vestiti sporchi, scatole dei colpi di artiglieria, resti alimentari. E i segni dell'attacco ucraino. Ma qui i russi erano esposti, e allora sono scappati di corsa per andare a installarsi a Mala Rohan, invadendo le case degli abitanti.

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I resti del passaggio dei russi
I resti del passaggio dei russi

Le storie

Un anziano signore ci invita a entrare in casa sua e ci racconta quei giorni: “Erano tantissimi, ovunque, in ogni casa, qui dormivano 12 soldati, io e mia moglie siamo stati confinati al piano terra. Poi ci hanno fatto scappare”. Quando lui e la moglie sono tornati hanno trovato la casa bombardata e ovunque il segno del passaggio dei barbari che hanno dormito nei loro letti, rubato e usato tutta la casa come fosse una latrina. La moglie spiega cosa ha trovato: “Hanno rubato la televisione, la lavatrice, tutto quello che c’era di nuovo, i vestiti, perfino le pentole. Anche i vestiti e i palloni dei bambini che erano qui dentro”. La casa è sventrata dai colpi di artiglieria che hanno portato distruzione ovunque, all’interno le finestre hanno i sacchi di sabbia perché i russi ne avevano fatto una postazione di tiro, mentre al piano di sopra avevano creato una postazione per i cecchini perché c’è una ampia visuale sulla vallata. Questi due anziani signori avevano costruito la casa con le proprie mani, e non ce la faranno a ripararla. I dirimpettai si stanno facendo aiutare dai vicini per ricostruire quanto è andato distrutto. In quasi tutti gli altri casi non c’è niente da fare. Quando i soldati ucraini hanno liberato il villaggio infatti i bombardamenti per conquistarlo hanno terminato l'opera di distruzione. Un altro anziano signore ci spiega che la casa non la ricostruirà mai, perché è troppo vecchio, e che ora vive nel capanno degli attrezzi che ha il tetto bucato dalle bombe.  

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Un anziano nella sua casa distrutta a Mala Rohan
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Un villaggio che non c'è più

Poco più avanti, nel giardino di una casa troviamo un blindato incenerito parcheggiato accanto alla casa, i russi lo avevano messo qui per proteggerlo e per usare le case dei civili come scudo. Grazie a loro, alla famiglia di Volodymir non resta più nulla. Qui ci viveva con il padre e con la moglie e il figlio, che con occhi attoniti vengono a vedere il disastro. Per fortuna Volodymir ha avuto il presentimento di portare via la famiglia, attraverso i campi, proprio il giorno prima dell’arrivo dei russi. Il padre è rimasto, e non ha parole per quello che ha alle sue spalle: “Non mi hanno lasciato più niente, la casa, la cucina, il giardino, la macchina, neanche l'albero di mele”. Una visita a Mala Rohan da la misura perfetta di quanto sia inutile e gratuita questa guerra: fino a febbraio era un paese che viveva tranquillo tra le sue colline, adesso in teoria il villaggio c'è ancora, in pratica è molto vicino a non esserci più.

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