
Guerra in Ucraina, export grano bloccato: le conseguenze globali della crisi alimentare
Volodymyr Zelensky ha detto che nel Paese “ci sono 22 milioni di tonnellate" di frumento "bloccati”, soprattutto nel porto di Odessa. Cina e Unione Europea si stanno muovendo per attenuare l’impatto della crisi, ma ci sono Paesi che sono già in difficoltà

Tra le conseguenze più gravi della guerra in Ucraina, c’è anche lo spettro di una crisi alimentare globale. Il Paese è infatti uno dei principali produttori di grano al mondo, e la produzione pronta a essere esportata è ferma nei porti, soprattutto quello di Odessa
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia: “Oggi ci sono 22 milioni di tonnellate di grano bloccate e i russi lo rubano costantemente e lo portano da qualche altra parte. La comunità mondiale deve aiutare l'Ucraina a sbloccare i porti marittimi, altrimenti la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare”
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Zelensky ha poi invocato l’aiuto internazionale per scongiurare la crisi: “La Russia ha bloccato quasi tutti i porti e tutte le opportunità marittime per esportare cibo: il nostro grano, orzo, girasole e altro ancora. Queste strade devono essere sbloccate perché ci sarà una crisi nel mondo. Ci sono diversi modi per sbloccarla e un modo è l'esercito. Ecco perché ci rivolgiamo ai nostri partner con la richiesta di armi"
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La guerra ha coinvolto due dei Paesi più importanti per la produzione di grano: secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, infatti, Russia e Ucraina ne producono un terzo a livello globale. Non solo: da Kiev nel 2019 partiva il 9% delle esportazioni globali di grano, ma anche il 16% di quelle di mais, il 10% dell’orzo e il 42% dell’olio di girasole. Dalla Russia e dalla Bielorussia invece arriva invece il 40% della potassa, un fertilizzante
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L’Africa è il continente che rischia di pagare il prezzo più alto per il blocco dell’export del grano e l’aumento del costo delle risorse alimentari. Il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha fatto sapere che “abbiamo aperto nuovi mezzi di trasporto per l'Ucraina, dobbiamo arrivare ad altri porti e trovare mezzi di trasporto che abitualmente non sono usati come i treni e organizzare il mercato mondiale"
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“Il grano c’è ma non arriva al posto giusto”, ha aggiunto ancora Timmermans. “C’è il rischio di fame in Africa, dobbiamo assicurare che nessuno resti senza grano". Secondo quanto riporta il Messaggero, l’Ue sarebbe pronta a mettere a disposizione i suoi porti sul Mar Nero per trasportare grano e mais ucraini nel resto del mondo

Inoltre i 27 membri dell’Ue sarebbero pronti a sostenere con il loro bilancio le nazioni più esposte al rischio carestia in Africa e Medio Oriente. La strategia dell’Unione sarebbe quindi rivolta a scongiurare una crisi alimentare su scala planetaria, soprattutto per i Paesi del sud del mondo

La Cina è invece intervenuta con una sovvenzione “una tantum” di 10 miliardi di Yuan a sostegno di privati e aziende che coltivano e producono cereali: sussidi che mirano a sostenere i coltivatori di cereali durante il periodo di raccolta e semina estivo e autunnale, ad alleviare l'impatto dell'aumento dei costi

La situazione però rimane complessa a livello globale: nei giorni scorsi l’India ha annunciato il blocco - poi parzialmente revocato - di export del grano prodotto nel Paese al fine di “garantire la sicurezza alimentare interna e a controllare l'inflazione”, ha spiegato il Ministero al Commercio e Industria

A pagare già un prezzo molto alto per la scarsità di grano disponibile e l’aumento dei prezzi è stato lo Sri Lanka, fortemente dipendente dalle importazioni per soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione: lo Stato insulare ha infatti dichiarato default, il primo dall’indipendenza del Paese dal Regno Unito nel 1948

Anche in Tagikistan la situazione è tesa: ci sono stati duri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno causato oltre venti morti. Tra le cause dal malcontento nel Paese c’è anche la crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina