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Ucraina, una famiglia distrutta dalle bombe. VIDEO

Mondo

Jacopo Arbarello

©Ansa

La guerra sta provocando infinite tragedie personali, tra milioni di profughi e migliaia di morti. Quella che vi raccontiamo è la storia di una delle tante famiglie devastate dal conflitto

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Ognuno vive il dolore a modo suo. E non c’è maniera più diversa di quella che hanno Euhenia e Maksym, marito e moglie, che hanno perso il figlio di 10 anni nei bombardamenti di Chernihiv il 16 marzo. Lei, ferita gravemente, tace e non alza mai lo sguardo, i suoi occhi non incontrano mai i nostri, non una singola volta. Lui invece non riesce a smettere di parlare: “Quando c’è stata l’esplosione ho pensato di morire, era buio, ero intontito, ho acceso la torcia e ho visto mio figlio nel sangue, mia moglie che urlava, sono corso nei rifugi a chiedere aiuto ma nessuno è venuto, avevano paura, c’erano ancora i bombardamenti” (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA).

La storia di Euhenia, Maksym e Dmytro

Maksym soffre di una paralisi celebrale, il figlio Dmytro soffriva di autismo, e per questo non riusciva a stare troppo a lungo nei rifugi sotterranei. Quando l’artiglieria ha colpito il loro palazzo si nascondevano al piano terra. Alla fine Maksym è riuscito a trovare dei volontari che hanno chiamato due ambulanze. Il figlio è morto in ospedale dopo una settimana, Euhenia ha rischiato di perdere la gamba e solo una operazione a Kiev ottenuta grazie all’aiuto di alcuni volontari l’ha salvata. Altri volontari gli hanno trovato la semplice casa nella periferia di Kiev dove stanno trascorrendo la convalescenza di Euhenia.

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Il più grande rammarico, non essere scappati da Chernihiv

“Tutti i giorni la mattina – ricorda Maksym – andavo a cercare cibo per la famiglia, a fare la fila per il pane, anche per 4 ore per due pezzi di pane”. Adesso Dmytro non c’è più. La famiglia sono loro due. Insieme devono trovare la chiave per andare avanti. Maksym parla e corre, da sempre. È un maratoneta paralimpico, e prima della tragedia correva anche insieme al figlio e alla moglie. Ora gli restano le mezze maratone online che dice di fare in onore dell’Ucraina. Adesso la sua ragione di vita sembra essere rimettere Euhenia in piedi quanto prima. Ci vorranno ancora due interventi chirurgici per recuperare i 12 centimetri di osso che ha perso. Ma Euhenia non parla, sembra senza speranza, dice solo che non vuole ricordare quei momenti. Il più grande rammarico sembra essere quello di non essere scappati da Chernihiv quando ancora si poteva. E quando Dmytro era ancora vivo. Ma tutte le parole sono nella bocca di Maksym: “Cercavamo il modo di evacuare, ne parlavamo in famiglia, ma Euhenia non ha voluto andarsene, aveva paura, abbiamo deciso di aspettare un corridoio umanitario, e poi sua madre ci ha detto che per i civili non c’era pericolo, nessuno ci avrebbe colpito perché non siamo militari”.

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Migliaia di singole tragedie personali

A vederli uno accanto all’altro, Euhenia e Maksim, sembra che il dolore più che unirli li stia dividendo. Due monadi. La guerra che Putin ha mosso all’Ucraina per difendere il suo popolo, fratello dei russi, dai nazisti ha creato migliaia di singole tragedie personali come questa. Una guerra fratricida. Per i responsabili valgono senza dubbio le parole usate da Dante nel V canto dell’Inferno per i traditori dei parenti: “Caina attende chi a vita ci spense”.

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