
Guerra in Ucraina, le ipotesi sulla possibile perdita del potere da parte di Putin
Il presidente russo sembra molto saldo nel suo ruolo e non ancora scalfito dagli insuccessi dalla guerra in Ucraina che, nelle intenzioni originali, si sarebbe dovuta concludere in pochi giorni. Dalla possibilità che venga messo in stato d'accusa a quella che venga rimosso con un golpe, ecco come potrebbe uscire di scena e quanto sono realistici i vari scenari

Durante la sua visita a Varsavia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che Putin è un "macellaio" e "non può rimanere al potere". Washington ha subito cercato di ridimensionare queste parole, spiegando che non intendevano né volevano presagire un cambio alla guida della Russia. Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, però, ci si chiede spesso se questo attacco ingiustificato possa segnare la rovina di Putin e se ci sia la possibilità che al suo posto arrivi qualcun altro
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Putin è diventato Presidente per la prima volta il 31 dicembre del 1999, quando Boris Eltsin lasciò l'incarico e lo scelse come suo successore. Da allora, è sempre rimasto al potere e avrebbe continuato a guidare di fatto il Paese anche durante gli anni in cui era "solo" primo ministro. Grazie anche al controllo sull'informazione e all'arresto dei suoi oppositori politici come Alexei Navalny, la sua presa sul Paese sarebbe ancora molto solida, ma non è detto che lo scenario non cambi
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Il Corriere della Sera ha analizzato quattro scenari su un'eventuale uscita di scena di Putin: la possibilità che venga messo in stato d'accusa; l'eventualità di un golpe; la sua rimozione forzata spinta dalle proteste di piazza; l'eventualità che sia lui stesso a rassegnare le dimissioni
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Per quanto riguarda il primo scenario, il Corriere ricorda che la costituzione russa, agli articoli 92 e 93, prevede la possibilità che il presidente venga messo in Stato d'accusa per "alto tradimento o crimine grave". La proceduta di impeachment dovrebbe essere avviata dalla Duma, la Camera Bassa del parlamento, confermata dalla Corte Suprema e approvata definitivamente dal Consiglio della Federazione entro tre mesi

Le probabilità che questo accada, al momento, sono molto basse. Come ha spiegato l'esperto Christopher Tremoglie, citato dal Corriere, "la Duma è sotto il pieno dominio di Putin" e potrebbe attivare una procedura di impeachment solo nel caso remoto in cui l’insoddisfazione popolare crescesse e alcuni gruppi parlamentari decidessero di sfruttarla, trovando un appoggio dentro lo stesso Cremlino
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Viene considerata abbastanza improbabile anche l'ipotesi di un colpo di Stato. Secondo l'esperto Brian Taylor, citato dal Corriere, "con la guerra e soprattutto con il suo andamento catastrofico, le possibilità di un golpe contro Putin sono aumentate" ma altri osservatori non ritengono che possa effettivamente avvenire tranne nel caso in cui si verifichino determinate condizioni
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Il Corriere ricorda che Mark Galeotti ha detto a La Repubblica che, affinché questo accada, "occorre il coordinamento dell’élite politica, dell’esercito e del Fsb, i servizi, che al momento non vedo". L'appoggio dei servizi è considerato cruciale anche da Abbas Gallyanov, un analista che ha fatto lo speechwriter per Putin e adesso lavora come consulente politico indipendente. Se questo venisse meno e "se [le elite] o vedessero abbastanza indebolito e si convincessero che possono farlo senza rischi, allora potrebbero tradire Putin. Ma non è per domani", dice
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Le proteste di piazza sono considerate un elemento imprescindibile sia nel caso di impeachment che di un ipotetico golpe. In altri Paesi hanno contribuito ad allontanare i leader politici dell'epoca, ma in Russia il discorso è diverso. Non si può protestare liberamente e alcuni di coloro che hanno manifestato il proprio dissenso contro la guerra in Ucraina nei giorni scorsi nell'ambito di una manifestazione, sono stati arrestati
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Per tutti questi motivi, scrive il Corriere, "lo scenario della strada che costringe il tiranno ad andarsene, modello Ucraina 2014, non è plausibile. Ma gli scricchiolii, nella forma di proteste diffuse e prese di posizioni contro la guerra, si sentono già ora e il proseguimento della campagna militare, combinato con il crescente peggioramento delle condizioni di vita potrebbero fare da catalizzatore"

L'ipotesi considerata forse più remota è, però, quella delle dimissioni volontarie. Putin non sembra avere alcuna intenzione di andarsene e, come ha fatto sapere l'Eliseo in più occasioni, sarebbe anzi molto determinato a raggiungere i suoi obiettivi. Tuttavia circolano già dei nomi sui suoi possibili successori. Tra questi ci sarebbero il premier Michail Mishustin, il sindaco di Mosca Sergeij Sobjanin ed Alexeij Djumin, attuale governatore di Tula ed ex capo della sicurezza di Putin