I due coniugi sono stati condannati all’ergastolo per i fatti dell'11 dicembre 2006, ma sul caso negli anni non sono mancati sviluppi. Il 10 luglio 2024, i giudici della Corte d'appello di Brescia hanno dichiarato inammissibili le richieste di revisione della sentenza presentate dai coniugi e dal sostituto pg di Milano Bruno Tarfusser. Intanto i due sono in due strutture detentive diverse e avrebbero a disposizione due incontri al mese. Lui dice: "Spero di uscire e avere un futuro con Rosa"
- Olindo Romano e Rosa Bazzi: sono questi i due nomi che immediatamente si associano alla strage di Erba del 2006 in cui morirono quattro persone e una rimase ferita gravemente. I due coniugi prima hanno confessato e poi ritrattato tutto. Sono stati condannati all’ergastolo, ma sul caso negli anni non sono mancati sviluppi. Il 10 luglio 2024 i giudici della Corte d'Appello di Brescia hanno dichiarato inammissibili le richieste di revisione della sentenza presentate dai coniugi e dal sostituto pg di Milano Bruno Tarfusser
- Olindo Romano è nato nel 1962 ed è il primo di quattro figli. Da giovane inizia a lavorare come camionista. Nel 1996 diventa netturbino, addetto alla guida dei mezzi pesanti. Appena sposato, recide ogni legame con la sua famiglia d’origine
- Rosa Bazzi è nata nel 1963 in un quartiere periferico di Erba, terza di tre sorelle. Dopo la quinta elementare, lascia la scuola. A 14 anni, comincia a fare le pulizie nelle case degli altri. Poi incontra Olindo. I due vanno a vivere in un appartamento nella corte di via Diaz
- Proprio in via Diaz si consuma la strage di Erba, la sera dell’11 dicembre 2006: divampa un incendio e i soccorritori trovano quattro cadaveri: si tratta di Raffaella Castagna (30 anni), di suo figlio Youseff (due anni e tre mesi), di sua madre Paola Galli (60 anni) e di una loro vicina di casa, Valeria Cherubini (55 anni). C’è anche un sopravvissuto: è Mario Frigerio, marito di Cherubini
- Si scoprirà che non sono state le fiamme a ucciderli, ma le spranghe e le armi da taglio con cui qualcuno si è abbattuto sulle vittime. Per l’omicidio vengono accusati Rosa e Olindo, vicini di casa delle vittime
- Il 10 gennaio 2007 i coniugi hanno confessato di essere gli autori della strage. I particolari sulle ferite inferte, le armi usate e sulle vittime in generale convincono gli inquirenti dell’onestà della confessione. Ma nell’ottobre dello stesso anno, in udienza preliminare, Romano e Bazzi si proclamano innocenti, ritrattando le rispettive confessioni
- Dopo anni di indagini processi, il 3 maggio 2011 diventa definitiva la condanna all’ergastolo della coppia. Secondo i giudici erano stati loro a compiere gli omicidi, per via di dissapori di vicinato
- In carcere, a Opera, Olindo cura un piccolo orto, sostiene di avere inventato una dama dove si gioca in tre. Secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, Olindo aspetterebbe ancora che Mario Frigerio, l’unico testimone della strage, cambi la sua versione dei fatti. Frigerio, però, è morto alla fine del 2017. Intanto, scrive lettere nelle quali reclama la propria innocenza e quella della moglie. Rosa invece, nel carcere di Bollate, ha lavorato in sartoria
- Sempre secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, i due si incontrano due volte al mese
- L'1 marzo 2024 si è tenuta l'udienza sull'istanza di revisione del processo, poi rinviata. È stata in particolare la difesa a chiedere il rinvio per rispondere adeguatamente al pg e all'avvocato generale che hanno contestato quelle che i legali della coppia ritengono siano nuove prove: "Non sono fatti nuovi dal punto di vista probatorio". Il pg Rispoli ha parlato di "una cascata di prove" a carico di Olindo e Rosa "che credo sia impossibile con questo processo di revisione ribaltare"
- Il 10 luglio 2024 è stato stabilito che non ci sarà un nuovo processo per la strage di Erba. I giudici della Corte d'appello di Brescia hanno rigettato l'istanza di revisione presentatada Olindo Romano e Rosa Bazzi. La decisione è arrivata dopo circa cinque ore di camera di consiglio. Olindo Romano e Rosa Bazzi rimangono quindi condannati all'ergastolo. Resta possibile il ricorso in Corte di Cassazione contro la sentenza dei giudici bresciani.