Strage di Erba, Nazzi a Sky TG24: "Perché Olindo continuava a chiedere perdono a Dio?'"

Cronaca

Il giornalista de Il Post e autore del podcast "Indagini" riflette sui punti poco chiari della difesa dei condannati per la strage dell'11 dicembre 2006, che per l'istanza di revisione del loro ergastolo puntano - tra le altre cose - sulla versione per cui le prime confessioni sarebbero state indotte

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Il prossimo 16 aprile la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi tornerà in tribunale per iniziare a discutere le istanze di revisioni del loro ergastolo, a cui sono stati condannati come i responsabili della strage di Erba dell’11 dicembre del 2006. Sono in carcere da gennaio 2007: subito avevano confessato, poi hanno ritrattato. E proprio sulla questione delle confessioni – che secondo la difesa sarebbero state indotte a Romano e Bazzi – si interroga Stefano Nazzi, giornalista de Il Post e autore del podcast Indagini. Intervenendo a Sky TG24 si chiede come mai, mesi dopo aver ritrattato, Olindo Romano continuava a chiedere perdono a Dio per la strage. 

Nazzi: "Non ci poteva essere qualcuno a indurre Romano a scrivere quelle cose"

"Se è vero che queste confessioni sono state indotte, perché a distanza di mesi, cinque per la precisione, Olindo Romano continua a scrivere su una Bibbia, che gli è stata regalata dal parroco del carcere di Como, a chiedere perdono a Dio per aver tolto le vite di quelle 4 persone?", si chiede Nazzi. E ancora: "Perché dice ‘mia moglie Rosa ha sognato Raffaela Castagna coperta di sangue’ e scrive testualmente come era Raffaella quella notte? Questo a distanza di cinque mesi. Non ci può essere qualcuno che lo induceva a scrivere queste cose. E doveva aver già saputo che sua moglie non sarebbe uscita subito. Questa è una cosa che non è stata affrontata dalla difesa, e rispetto alla quale bisogna trovare una risposta. Non faccio la parte dell’accusa, ma ogni tesi deve avere anche il suo contrappeso".

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"Vedremo se le nuove prove potranno ribaltare i tre gradi di giudizio"

Nazzi riflette poi sulla portata mediatica assunta di nuovo dal processo negli ultimi mesi, della sua complessità e dell’attesa per capire se le nuove prove saranno abbastanza per ribaltare i tre gradi di giudizio: "Abbiamo assistito negli ultimi mesi a una rappresentazione molto mediatica di questa storia. Per forza di cose. Perché c’è stata una richiesta di revisione, un’istanza. Si è molto puntato su quegli aspetti, in realtà il processo è complesso, pieno di molti elementi. Oggi abbiamo iniziato a vedere la storia nella sua complessità e vedremo se queste nuove prove, queste nuove perizie saranno tali da ribaltare i tre gradi di giudizio".

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