Strage di Erba, dagli omicidi al rigetto dell'istanza di revisione. Le tappe della vicenda
L’11 dicembre 2006 vengono trovati morti Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youseff (2 anni), sua madre Paola Galli (60) e una vicina di casa, Valeria Cherubini (55). Le attenzioni degli inquirenti si concentrano su una coppia di coniugi del luogo, spesso in lite con il vicinato: Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due stanno adesso scontando l’ergastolo. L'1 marzo 2024 la Corte d'Appello di Brescia inizia a discutere l'istanza di revisione presentata dalla difesa. Il 10 luglio la dichiara inammissibile
- Sono circa le 20 dell’11 dicembre 2006 quando divampa un incendio in una palazzina a Erba, centro industriale della Brianza, in provincia di Como. In quella palazzina, al numero 25 di via Diaz, i soccorritori trovano quattro cadaveri: si tratta di Raffaella Castagna (30 anni), di suo figlio Youseff (due anni e tre mesi), di sua madre Paola Galli (60 anni) e di una loro vicina di casa, Valeria Cherubini (55 anni). C’è anche un sopravvissuto: è Mario Frigerio, marito di Cherubini
- Si scoprirà che non sono state le fiamme a ucciderli, ma le spranghe e le armi da taglio con cui qualcuno si è abbattuto su di loro. Anche Frigerio fu accoltellato alla gola. A salvarlo fu una malformazione congenita della sua carotide: gli impedì di dissanguarsi completamente. Inizia una vicenda legale che sembrava essere finita il 3 maggio 2011, quando diventò definitiva la condanna all’ergastolo dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi che abitavano al piano terra di via Diaz 25
- Secondo i giudici erano stati loro a uccidere le quattro persone morte, per via di dissapori di vicinato lasciati crescere fino a scoppiare in tragedia. Nell’aprile del 2023, Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano, ha chiesto di riaprire il caso: un “errore giudiziario” potrebbe essere sfociato in una condanna ingiusta. L'1 marzo 2024 la Corte d'Appello di Brescia ha discusso l'istanza di revisione della sentenza. Il 10 luglio viene rigettata: Olindo e Rosa restano in carcere. Dalle prove ai gradi di giudizio: ecco le tappe della vicenda
- Un giorno dopo la strage, a Erba torna precipitosamente Azouz Marzouk, marito di Castagna e padre del piccolo bambino ucciso, che al momento dei fatti si trovava in Tunisia, in visita ai genitori. Interrogato dalle forze dell’ordine come principale sospettato, il suo alibi regge. Si pensa a un regolamento di conti contro di lui, già noto alla legge per spaccio di droga
- Ad attirare l’attenzione degli inquirenti sono però soprattutto i coniugi Romano, che rispetto a tutti gli altri abitanti di Erba si mostrano da subito disinteressati a quanto successo. Hanno poi entrambi piccole ferite, lui alla mano e all’avambraccio e lei al dito. In più, una delle vittime, Castagna, in passato li aveva denunciati per percosse in seguito a una delle molte liti di vicinato al centro delle quali c’erano sempre i due. Avrebbero però un alibi: la sera della strage erano a un McDonald’s di Como
- Gli investigatori non sono convinti e tengono la coppia sotto intercettazione, ascoltando anche le loro conversazioni in auto. Nello stesso veicolo scoprono tracce di sangue di Cherubini. L’8 gennaio 2007 i due vengono fermati e, al termine di un lungo interrogatorio, arrestati. Intanto erano emersi dettagli sul loro passato e sulla loro personalità: si parlava di due persone schive, fredde, litigiose. Avevano tagliato i rapporti anche con i rispettivi familiari. Contro di loro si scatena una bufera mediatica
- Il 10 gennaio 2007 entrambi confessano di essere gli autori della strage. I particolari sulle ferite inferte, le armi usate e sulle vittime in generale convincono gli inquirenti dell’onestà della confessione. Anche le memorie di Frigerio - finito per caso insieme alla moglie sulla scena del delitto mentre usciva per portare fuori il cane - puntano il dito contro di loro: “Vidi Olindo, mi fissò con degli occhi da assassino, non dimenticherò mai il suo sguardo, era una belva", disse
- Il 16 maggio 2007 si chiudono ufficialmente le indagini preliminari e il 9 giugno la Procura comasca chiede il rinvio a giudizio per la coppia. Nell’ottobre dello stesso anno, in udienza preliminare, Romano e Bazzi si proclamano innocenti, ritrattando le rispettive confessioni. Vengono comunque rinviati a giudizio: lui è accusato di omicidi plurimo pluriaggravato, lei di concorso nello stesso reato
- Il 29 gennaio 2008 inizia il processo di primo grado. Romano racconterà di essere stato convinto a confessare dai Carabinieri, in cambio di una pena breve e della libertà per la moglie. Lei dirà invece che le furono promessi gli arresti domiciliari. Nel novembre 2008 arriva la prima sentenza: ergastolo con isolamento diurno per tre anni, per entrambi gli imputati. Due anni dopo, la Corte d’Appello di Milano conferma la pena, senza ridurla
- I legali di Romano e Bazzi ricorrono così in Cassazione. Tra i molti motivi di legittimità presentati ai giudici c’è anche la possibilità che le confessioni dei due siano state estorte dagli inquirenti. La tesi non convince i giudici, che ricordano ad esempio le frasi scritte in carcere sulla Bibbia da Romano, prima di ritrattare: "Dio perdona anche quelli come noi che su questa terra hanno vissuto l'inferno"
- Anche la Suprema Corte non rivaluta quindi la vicenda: i coniugi – questa la ricostruzione avvalorata in Cassazione - non sopportavano la confusione che fino a tarda notte proveniva dalla casa di Raffaella Castagna e i movimentati rientri a tarda notte di suo marito
- Proprio da Marzouk, intanto espulso dall’Italia per una nuova condanna per spaccio di droga, era nel frattempo arrivato un colpo di scena. L’uomo si era detto convinto che gli assassini non fossero i coniugi Romano. Si ventilava l’ipotesi che potesse essere stato Giuseppe Castagna, fratello di una delle vittime. Ma questa pista non viene presa in considerazione
- Il 12 aprile 2023 il sostituto procuratore generale di Milano avanza richiesta di revisione del processo: "In tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l'insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l'ergastolo". I legali della coppia condannata annunciano di voler fare lo stesso. Alla base dell’istanza del pg milanese ci sono “nuove prove” a lui presentate dall'avvocato Fabio Schembri, alla guida del pool di legali che assiste Romano e Bazzi
- Tra queste ci sono alcune relazioni, firmate da una quindicina di esperti che riguardano, le intercettazioni ambientali di quando Frigerio - ormai morto - era in ospedale e che non sono mai entrate nel procedimento. Secondo il pg, inoltre, quanto detto da Frigerio potrebbe essere ritenuto "falsa memoria". Alcuni audio e video girati nei momenti prima della confessione per l'avvocato difensore potrebbero poi ancora riuscire a dimostrare come la rivelazione sia stata estorta
- A ottobre 2023, i legali di Olindo e Rosa, hanno depositato alla Corte d'assise di Brescia l'istanza di revisione di condanna per i coniugi. Gli avvocati ritengono di aver nuovi elementi tali da portare a un proscioglimento della coppia, in carcere dal 2007. La richiesta di revisione della sentenza di ergastolo, lunga oltre 150 pagine, segue, a distanza di mesi, quella del sostituto pg di Milano Tarfusser
- Il 9 gennaio 2024 la Corte d'Appello di Brescia ha emesso un decreto di citazione a giudizio per Olindo Romano e Rosa Bazzi per la prima udienza del processo di revisione sulla strage di Erba. L'udienza si tiene il primo marzo: in aula i due coniugi, assenti i fratelli Castagna
- L'1 marzo il pg Rispoli ha parlato di "una cascata di prove" a carico di Olindo e Rosa "che credo sia impossibile con questo processo di revisione ribaltare", e, insieme all'avvocato generale, ha contestato quelle che i legali della coppia ritengono siano nuove prove: "Non sono fatti nuovi dal punto di vista probatorio". Su richiesta in particolare della difesa l'udienza è stata rinviata al 16 aprile e poi al 10 luglio. Il verdetto: la richiesta è inammissibile. Nessun nuovo processo, Bazzi e Romano restano all'ergastolo