Dai Balcani all'Ucraina, i conflitti scoppiati in Europa nel secondo dopoguerra
L'offensiva militare di Mosca su Kiev ha riportato lo spettro della guerra nel Vecchio Continente. Dalla fine della Seconda guerra mondiale diverse operazioni militari hanno segnato il suolo europeo, da quelle scoppiate nei territori dell'area balcanica al Kosovo. Ecco le principali
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata ufficialmente nelle prime ore del mattino del 24 febbraio 2022, ha riportato in Europa lo spettro della guerra. Dopo la Seconda guerra mondiale, grazie anche all’istituzione della NATO nel 1949, il Vecchio Continente è stato segnato da meno conflitti rispetto ad altre parti del mondo, come ad esempio gli Stati africani e quelli medio-orientali. Questo non significa però che non ci siano state operazioni militari, spesso sfociate anche in guerre sanguinose. Ecco le principali
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GUERRA CIVILE GRECA – Tra il 1946 e il 1949 in Grecia si consumò una guerra tra le frange comuniste dell’Esercito democratico greco e quelle che appoggiavano il governo monarchico di Atene. Le prime erano supportate dal Fronte di liberazione jugoslavo, le seconde da Stati Uniti e Regno Unito. Il timore dell’Occidente era che la conquista della Grecia da parte dei comunisti avrebbe solidificato l’influenza sovietica in Europa. Il conflitto si risolse con la vittoria delle forze governative, anche per il venir meno del sostegno jugoslavo ai ribelli comunisti
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LA PRIMAVERA DI BUDAPEST – Il 23 ottobre 1956 migliaia di cittadini ungheresi – studenti, operai, artisti – scesero in piazza nella capitale Budapest per protestare contro la violenta repressione del popolo polacco che, a Poznan, era insorto contro il regime sovietico. Dopo pochi giorni i soldati del Cremlino, sotto ordine di Nikita Krusciov, invadono Budapest. Anche qui, la repressione spegne le manifestazioni (in foto, carri armati russi a Budapest)
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PRIMAVERA DI PRAGA – Il 5 gennaio 1968 Alexander Dubček diventa segretario del Partito comunista di Cecoslovacchia. Con il suo arrivo su Praga soffia un vento riformista: vengono allentate le restrizioni alla libertà di movimento e a quella di stampa. Si tenta anche di decentralizzare il potere amministrativo, dividendo la Cecoslovacchia nella Repubblica Ceca e nella Repubblica Slovacca (cambiamento che non sarà ufficiale fino alla dissoluzione dell’URSS). Il regime sovietico era contrario alle riforme. Invase il Paese e ripristinò l’assetto politico antecedente
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GUERRE DEI BALCANI/1 – Caduto il muro di Berlino nel 1989 e dissolta l’URSS nel 1991, si guardava agli anni ’90 con speranze di pace. La prima metà del decennio fu però segnata da molte guerre in diverse zone europee. Tra queste, a partire dal 1991, le guerre nei Balcani, che negli anni portarono alla fine della Repubblica federale socialista di Jugoslavia
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Dopo la dichiarazione d'indipendenza della Slovenia, il 25 giugno 1991, la reazione della Jugoslavia diede vita alla cosiddetta Guerra dei 10 giorni, un conflitto breve e molto meno cruento di quello scoppiato poco dopo nella vicina Croazia. La miccia che porta allo scontro militare è anche in questo caso la dichiarazione con cui, sempre nel 1991, il Paese si proclama indipendente. La guerra finirà quattro anni dopo
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GUERRE DEI BALCANI/2 – Nel 1992 anche il territorio della Bosnia Erzegovina si proclama indipendente, come esito di un referendum a cui, per protesta, non parteciparono i cittadini serbi. Iniziano gli scontri a Sarajevo. Il territorio è diviso tra la Repubblica di Bosnia, la Repubblica croata dell’Herzeg-Bosnia e la Repubblica serba di Bosnia, ognuna in rappresentanza delle varie etnie che abitano il territorio
Musulmani, serbi e croati combatterono fino al 1995. La fine del conflitto parte da un accordo, sotto l’egida dell’ONU, siglato tra serbi e musulmani. I presidenti di Bosnia, Serbia e Croazia firmano un trattato di pace a Parigi
LA GUERRA DI TRANSNISTRIA – Nel 1992 un’altra guerra scoppia in Transnistria, regione moldava al confine con l’Ucraina. La popolazione moldava conviveva con quella slava. Al termine di un conflitto durato qualche mese, la Transnistria diventa indipendente. Ancora oggi, però, è riconosciuta dalla comunità internazionale come parte della Moldavia
GUERRA DI CECENIA/1 – Nel 1994 la Cecenia, repubblica russa musulmana, cerca di separarsi dalla Russia. La guerra finirà due anni dopo, con la dichiarazione d’indipendenza della Cecenia
KOSOVO – Nel 1998 il Kosovo, regione dell’ormai defunta Repubblica federale di Jugoslavia a maggioranza albanese musulmana, cerca l’indipendenza. Il governo di Belgrado risponde con un’offensiva militare che finirà un anno dopo, dopo l’intervento militare della Nato. Ancora oggi la Serbia rivendica il territorio, riconosciuto come indipendente soltanto da alcuni Stati dell’ONU
GUERRA DI CECENIA/2 – Nel 1999 il presidente russo Vladimir Putin lancia "un’operazione antiterroristica" in Cecenia. Lo scontro dura 10 anni e viene dichiarato concluso da Mosca soltanto nel 2009. Di fatto, ribalta l’esito della prima guerra di Cecenia, con la riconquista russa dei territori separatisti. A fianco dei ribelli si sono schierati combattenti della Jihad islamica
GUERRA RUSSO-GEORGIANA – L’Ossezia del Sud, appoggiata dalla Russia, nel 1992 si era dichiarata indipendente dalla Georgia al termine di una guerra durata un anno e mezzo. Nel 2008 il governo di Tbilisi lancia un’offensiva per riprendere il controllo della regione. Mosca inviò le sue truppe in Georgia e il conflitto finì grazie al cessate il fuoco siglato su intervento dell’Unione europea. La Russia riconobbe come indipendente non solo la regione ribelle dell’Ossezia del Sud ma anche l’Abkhazia
UCRAINA – Nel 2014 in Ucraina scoppiano le proteste di piazza Maidan, con cui il popolo ucraino su posizioni filoeuropee destituì il presidente filorusso Viktor Yanucovych. Mosca, in risposta, decide di annettere a sé la penisola della Crimea, regione ucraina culturalmente e politicamente vicina alla Russia. Il Cremlino sostiene anche i separatisti della regione del Donbass, dove vengono proclamate le repubbliche separatiste di Lugansk e del Donetsk
Nel 2015 arriva la resa con gli accordi di Minsk II, che sancirono - nonostante non siano mai stati del tutto attuati - il cessate il fuoco e l’impegno ucraino di garantire più autonomia ai territori del Donbass. Nel 2022 il presidente Vladimir Putin invade di nuovo l’Ucraina, allo scopo di prevenire “una minaccia nucleare", demilitarizzare il Paese e proteggere le due repubbliche separatiste e filorusse. Da subito l'offensiva arriva fino alla capitale Kiev