
Afghanistan: chi è il diplomatico Tommaso Claudi, tra gli ultimi a rientrare in Italia
"Hai onorato il Paese", ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio all'arrivo a Fiumicino del Secondo segretario della Cancelleria consolare con l'ultimo volo italiano da Kabul. Dopo il ritorno dei talebani, si è attivato in un'incessante opera di rimpatrio dei nostri connazionali e degli afghani. Una foto mentre aiuta un bambino a superare il muro nell'aeroporto della capitale afghana è diventata virale

Tommaso Claudi, da molti definito console ma in realtà Secondo segretario della Cancelleria consolare, è rientrato in Italia con l'ultimo volo da Kabul. Ad accoglierlo a Fiumicino c'era il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che lo ha salutato dicendo: "Grazie per tutto quello che hai fatto, hai onorato il Paese"
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"Sei stato il fratello di tutti noi, siamo stati il primo Paese dell'Unione europea per evacuazioni, complimenti", ha detto ancora il ministro degli Esteri al diplomatico. Claudi, dal ritorno dei talebani a Kabul, ha continuato a lavorare e aiutare connazionali e afghani a uscire dall'Afghanistan
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Una foto nella quale si vede Claudi, con giubbotto antiproiettile, aiutare un bambino in lacrime a superare un muro nell'aeroporto di Kabul è diventata virale. Ma sono state diverse le azioni di coraggio riconosciute a Tommaso Claudi che, a 31 anni da compiere il 30 agosto, è stato fino a oggi l'unico diplomatico italiano rimasto nel Paese riconquistato dai talebani
Afghanistan, arrivato ultimo volo da Kabul
Originario di Camerino, nelle Marche, il suo curriculum conta due lauree: una in Linguistica a Pavia, la seconda in Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano. Superate le prove diplomatiche, nel settembre del 2017 Claudi è stato nominato Segretario di Legazione in prova alla carriera diplomatica, confermato in ruolo dal 5 giugno 2018
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Qualche mese dopo, nel gennaio del 2019, è arrivato come Secondo Segretario commerciale all'ambasciata di Kabul. Dalle ultime informazioni, dopo il ritorno dei talebani ha vissuto in un locale all'interno dell'aeroporto dove ha esercitato un'incessante opera di rimpatrio degli italiani e degli afghani
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Appassionato di basket e ciclismo, Claudi è molto attivo su Twitter nel rilanciare messaggi di pace e fratellanza tra il popolo afghano e quello italiano e in difesa dei diritti delle donne. Sul suo canale Instagram negli ultimi giorni sono diverse le persone che gli chiedono aiuto per riportare in Italia familiari rimasti intrappolati a Kabul, mentre altri si complimentano per il suo lavoro

Nonostante la carica ufficiale sia quella di Secondo Segretario della Cancelleria Consolare, è stato definito in molti casi da ministri e stampa "console". Dopo il rientro in Italia dell’ambasciatore Vittorio Sandalli, la scorsa settimana, Claudi è rimasto l’unico esponente del corpo diplomatico italiano in Afghanistan

Nel Paese mediorientale non c'è un consolato italiano, ma diplomatici di ambasciate diverse possono fungere da consoli. È quanto ha fatto Tommaso Claudi, oltre a spendersi per la popolazione dopo la crisi in Afghanistan. "È salito sui container andando ben oltre il suo dovere, buttandosi anima e cuore" per individuare "nella folla stipata le attiviste di Pangea che dovevano imbarcarsi per l'Italia", ha raccontato Luca Lo Presti, responsabile dell'organizzazione umanitaria milanese

E anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ne ha riconosciuto il valore: "Se stiamo riuscendo a portare a casa i nostri connazionali e gli afghani che hanno collaborato col nostro Paese lo dobbiamo anche a persone come Tommaso Claudi. Il suo impegno in una situazione di emergenza, davanti a difficoltà evidenti, è una prova di grande amore per l'Italia"

La figura di Tommaso Claudi, grazie al coraggio e all'operato in Afghanistan, è diventata simbolo dell'Italia che aiuta

Sul volo rientrato in Italia anche l'ambasciatore Stefano Pontecorvo, rappresentante civile della Nato nel Paese (nella foto con Luigi Di Maio). che ha detto: dall'Afghanistan "sono state portate via 120.000 persone, come un capoluogo di provincia". "Il 40% dei voli" che ha effettuato i ponti aerei "erano non Usa", ha aggiunto l'ambasciatore, sottolineando che le operazioni sono state possibili "grazie alla collaborazione di tutti e all'estrema perizia tecnica degli americani"