A una settimana dalla deflagrazione che ha devastato parte della capitale si cercano ancora corpi sotto le macerie. Intanto media locali, citando documenti dell'intelligence libanese, scrivono che il premier Diab e il presidente Aoun sapevano del nitrato di ammonio presenti al porto, che avrebbero causato la detonazione
Sono ancora una quarantina i dispersi tra le macerie del porto di Beirut e dei quartieri della città colpiti dalla devastante esplosione, lo scorso 4 agosto (FOTO - VIDEO). Lo ha detto il ministro della sanità dimissionario libanese Hamad Hassan, secondo cui finora sono stati ritrovati i corpi di 171 morti. "Mancano all'appello 40 persone", ha detto. Lunedì 10 agosto, giorno in cui il premier Hassan Diab ha annunciato le dimissioni del governo, le autorità avevano parlato di un bilancio complessivo di circa 220 uccisi e 7mila feriti.
Media libanesi: "Aoun e Diab sapevano di nitrato nel porto"
Intanto dopo le dimissioni del governo, continuano le polemiche nel Paese. Fonti di stampa internazionali citate dai media libanesi hanno rivelato che il presidente della Repubblica libanese Michel Aoun e il premier Diab erano stati informati direttamente, meno di un mese fa, della presenza nel porto di Beirut di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, la cui deflagrazione - secondo la versione ufficiale - ha devastato Beirut. Le fonti citano dei documenti della Sicurezza generale, uno dei servizi di intelligence libanesi.
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Le due inchieste in corso in Libano
Secondo i documenti, che fanno parte dell'incartamento di una delle due inchieste in corso in Libano sul disastro del 4 agosto, il capo di Stato Aoun e il premier Diab erano stati informati con una lettera privata a loro indirizzata lo scorso 20 luglio. Secondo le fonti di sicurezza, citate dai media, la lettera illustrava i risultati di una indagine interna, aperta lo scorso gennaio, e che concludeva che i prodotti chimici stoccati al porto dovevano esser rimossi immediatamente. Finora il palazzo presidenziale libanese e l'ufficio del premier non hanno commentato le informazioni di stampa.
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Una settimana fa l'esplosione
A 7 giorni dall'esplosione, nessun minuto di silenzio c'è stato a Beirut, nel centro cittadino, in ricordo delle vittime. Lo ha constatato l'Ansa a Piazza dei Martiri, luogo simbolo della vita politica cittadina ed epicentro delle rabbiose proteste popolari anti-governative di questi giorni. Tra le centinaia di persone assiepate in piazza nessuno, individualmente o in gruppo, ha rispettato il minuto di silenzio indetto dallo stesso movimento di protesta per le 18:06 locali (le 17:06 in Italia), orario dell'esplosione del 4 agosto. I vari gruppi di manifestanti e attivisti erano assiepati nelle varie zone della piazza in attesa di recarsi nell'area prossima al Parlamento dove si sono verificati in questi giorni scontri con la polizia.