Storicamente vicini e alleati, i due Paesi si trovano da qualche mese a scontrarsi su più fronti. Dal caso Aquarius, scoppiato poco dopo l’insediamento del governo Conte, fino ai respingimenti a Clavière: le frizioni sono state numerose
Sono i “cugini d’Oltralpe”, gli alleati europei, gli amici “storici” della nazione. Ma da qualche tempo scontri e frizioni sono aumentati e hanno iniziato a incrinare il rapporto tra l'Italia e la Francia. Il governo gialloverde, da una parte, e il presidente Emmanuel Macron dall'altra, infatti, hanno mostrato posizioni diverse e toni rigidi su molte questioni, dal tema migranti fino al botta e risposta sui gilet gialli.
Il caso Aquarius
Il primo “litigio” scoppia lo scorso 12 giugno, pochi giorni dopo l’insediamento di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Il caso Aquarius, la nave di Sos Mediterranée e Msf con oltre 600 migranti a bordo, tiene impegnati i diversi governi europei per giorni, rimpallandosi le responsabilità dell’accoglienza. Quell’occasione dà il via alla politica dei “porti chiusi” del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, una decisione che il portavoce di En Marche, il partito di Macron, definisce “vomitevole” in tv. Parole che suscitano l'indignazione di Roma: "Non accettiamo lezioni ipocrite da Paesi che in tema di immigrazione hanno sempre preferito voltare la testa dall'altra parte". Lo scambio di accuse dura per giorni, fino alla visita di Conte all'Eliseo, il 15 giugno. "Non ho mai voluto offendere", dice Macron. "Caso chiuso", risponde il presidente del Consiglio italiano.
La "lebbra populista"
Una tregua durata poco, quella tra i due Paesi “cugini”. Pochi giorni dopo, infatti, il 21 giugno, Macron mette in guardia l'Europa dall'avanzata della "lebbra populista", in "Paesi in cui credevamo fosse impossibile". Immediata la risposta di Luigi Di Maio, che definisce quelle dichiarazioni "ipocrite, offensive e fuori luogo". "La vera lebbra è l'ipocrisia europea" sulla gestione dei migranti, - sottolinea il vicepremier pentastellato. Affermazioni a cui si aggiungono a stretto giro quelle del collega Salvini, secondo cui Macron è "un signorino educato che eccede in champagne. Lui a Ventimiglia schiera la polizia, non rompa le scatole all'Italia".
Ventimiglia e la Libia
Il successivo attacco di Salvini a Macron arriva a fine agosto, quando il ministro a margine dell’incontro con il premier ungherese Viktor Orban, critica il capo dell’Eliseo: "Il principale avversario di Macron, sondaggi alla mano, è il popolo francese. Anziché dare lezioni agli altri governi spalanchi le proprie frontiere, a partire da quella di Ventimiglia. E la smetta di destabilizzare la Libia per interessi economici", dice il leader leghista, ribadendo poi il concetto su Twitter. Il messaggio faceva riferimento, oltre al fronte migranti, anche al tema della Libia, con la difficile selezione di una data per le prossime elezioni. Dura la replica di Macron: "Non cederò niente ai nazionalisti e a quelli che predicano odio. Se hanno voluto vedere nella mia persona il loro principale avversario, hanno ragione". Lo scontro è proseguito poi con post sui social network da parte di entrambi i politici.
I respingimenti a Clavière
Ma è ad ottobre che si scatena il fronte più caldo dello scontro tra Roma e Parigi. Durante quel mese, infatti, si accendono i riflettori sul caso dei respingimenti di migranti da parte degli agenti francesi al confine di Clavière in Piemonte, definito da Salvini un "atto ostile". Parigi si scusa definendo l'accaduto "un errore isolato". Scuse che non vengono accettate: Macron "non venga a darmi lezioni", attacca ancora Salvini. Anche questa vicenda va avanti per giorni, rendendo i rapporti sempre più tesi.
I gilet gialli
Si arriva dunque allo scontro legato al movimento dei gilet gialli. Il 7 gennaio 2019, Luigi Di Maio ha postato un commento di aperto sostegno ai gilet gialli, i gruppi che da settimane manifestano contro le politiche di Emmanuel Macron. "Serve rispetto. L'Italia pensi al benessere degli italiani", è stata la replica di Parigi. Solidarietà alla Francia è arrivata anche dalle istituzioni Ue.
Il dossier latitanti
Un altro fronte tra i due Paesi "cugini" si apre dopo l'arresto del latitante Cesare Battisti. Il terrorista, condannato in Italia per 4 omicidi, è stato catturato in Bolivia ma in passato ha ottenuto l'aiuto anche dalla Francia, grazie alla cosiddetta "dottrina Mitterand" che ha offerto asilo agli estremisti in fuga. In occasione del suo arresto il governo italiano ha riaperto il tema delle estradizioni dal Paese d'Oltralpe. Il Viminale, infatti, ha fatto sapere che dei 30 nomi su cui l'Italia starebbe lavorando, 14 si trovano in Francia e Salvini si è detto pronto a incontrare Macron "per riportare indietro questi assassini". Nei giorni precedenti Parigi aveva fatto sapere che “ogni futura richiesta di estradizione da parte dell’Italia verrà valutata caso per caso”.
La Francia e l'Africa
È poi il tema migranti che torna a far discutere i due Paesi, poche settimane dopo, il 21 gennaio, quando Luigi Di Maio critica di nuovo la Francia tornando sul “franco delle colonie” con cui Parigi "impoverisce" l'Africa. Il giorno prima il leader del M5s aveva già criticato Parigi, dicendo che “se oggi la gente parte dall'Africa è perché alcuni Paesi europei con in testa la Francia, non hanno mai smesso di colonizzare decine di Stati africani". In più, aveva aggiunto il leader del M5s, il presidente Emmanuel Macron "prima ci fa la morale, poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta l'Africa". La contro mossa francese non si è fatta attendere, con Parigi che ha definito le dichiarazioni di Di Maio “ostili e senza motivo”. Inoltre, come si apprende da fonti diplomatiche, l'ambasciatrice d'Italia a Parigi, Teresa Castaldo, è stata convocata dal ministero degli Esteri francese.
Parigi richiama l'ambasciatore a Roma
A inizio febbraio un nuovo capitolo: dopo settimane di tensioni, a riaccendere lo scontro è l'incontro tra il vicepremier Di Maio e l'esponente M5s Di Battista con Cristophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli. Il ministero degli Esteri francese attacca: "Essere in disaccordo è una cosa, strumentalizzare la relazione a fini elettorali è un'altra". E parla di "attacchi senza precedenti dalla fine della guerra e senza fondamento" e "dichiarazioni oltraggiose" da parte del governo italiano. La Francia inoltre richiama a Parigi l'ambasciatore a Roma, Christian Masset, per consultazioni. La replica di Salvini: "Non vogliamo litigare con nessuno, non siamo interessati alle polemiche". E si dice disponibile a incontrare Macron.