"La grave sproporzione tra azione e aggressione subita - considera il giudice - va valutata considerando le qualità professionali di Adriatici" dalle quali "deriva un'aspettativa comportamentale proporzionalmente inversa rispetto alla condotta tenuta". I legali dell'assessore faranno ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca degli arresti domiciliari
Secondo il gip di Pavia Maria Cristina Lapi, l'assessore alla Sicurezza di Voghera, Massimo Adriatici, che martedì sera durante una colluttazione ha ucciso con un colpo di pistola il marocchino Youns El Bossettaoui, deve rimanere ai domiciliari in quanto necessaria una "misura che limiti provvisoriamente ma fortemente la libertà di circolazione in capo a un soggetto che, per sua stessa ammissione, ha dichiarato di non essere in grado di gestirla (una situazione come quella, ndr) senza gravissimi rischi per la collettività". (LE PAROLE DEL LEGALE DELLA VITTIMA - L'INTERROGATORIO)
Legali annunciano ricorso per ottenere revoca dei domiciliari
I legali Adriatici faranno ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dei domiciliari. Secondo l'avvocato Gabriele Pipicelli, che assiste l'assessore insieme a Colette Gazzaniga, "non sussiste in alcun modo il pericolo di reiterazione del reato" in base al quale il gip ha confermato i domiciliari disposti dal pm. I legali, a quanto si apprende, sono anche intenzionati a svolgere atti istruttori nell'ambito delle indagini difensive.
Le considerazioni del giudice
"La grave sproporzione tra azione e aggressione subita - ha scritto inoltre il gip - va valutata considerando le qualità professionali di Adriatici" dalle quali "deriva un'aspettativa comportamentale proporzionalmente inversa rispetto alla condotta tenuta". Questo comporta "una giudizio negativo di personalità e di rimproverabilità specifica nel governo di situazioni di pericolo, neppure eccezionale, che non può non condurre a un'attenuazione radicale della fiducia che la collettività deve poter riporre nel comportamento di ciascun consociato quindi anche del prevenuto, nell'ottica della dovuta salvaguardia di beni giuridici superiori". "A ciò si aggiunge - annota il giudice - l'abitudine, riferita dallo stesso Adriatici , di passeggiare con in tasca o nella fondina una pistola con il colpo in canna e priva di sicura che evidenzia certamente una consuetudine comportamentale che è alla base della condotta oggi oggetto di valutazione (essendo evidente che, se l'avesse rimossa all'atto dello sparo, il titolo muterebbe indubbiamente da colposo a doloso)".
Il capo d'imputazione
Il capo d'imputazione della Procura diretta dall'aggiunto Mario Venditti (mentre le indagini sono del pm Roberto Valli) 'cristallizza', salvo colpi di scena, quanto accaduto in quella tragica serata: Adriatici "dopo essere stato aggredito da El Boussetaoui Youns con una violenta manata al volto che determinava la caduta degli occhiali che inforcava ed essere conseguentemente caduto a terra, costretto dalla necessità di difendersi dal pericolo attuale dell'offesa ingiusta provocata dal tentativo di quest'ultimo di avvicinarsi ulteriormente per colpirlo nuovamente , esplodendo un colpo d'arma da fuoco ne causava la morte". Questo "per colpa consistita nell'eccedere i limiti imposti dalla necessità per la sproporzione dell'errata valutazione del pericolo determinato dall'aver battuto violentemente la tesa a seguito della caduta e nel trovarsi sdraiato a terra, vedendo incombere su di sé l'aggressore".