Nomadi digitali, i consigli dell’esperto e i Paesi più gettonati per lo smart working
Soprattutto dopo la pandemia il mondo del lavoro ha iniziato a fare i conti con chi decide di lavorare spostandosi da un Paese all’altro, una comunità che conta circa 35 milioni di persone nel mondo. Per abbracciare questo stile di vita però vanno tenuti presenti diversi aspetti, fra cui per esempio le normative fiscali e previdenziali e quali destinazioni possono essere più adatte alle proprie esigenze
- Da fenomeno di nicchia a cambiamento tangibile nel mondo del lavoro dopo la pandemia. I nomadi digitali, ovvero chi lavora spostandosi da un Paese all’altro, sono ormai una comunità che conta circa 35 milioni di persone nel mondo. Per abbracciare questo stile di vita però vanno tenuti presenti diversi aspetti, fra cui per esempio le normative fiscali e previdenziali e quali Paesi possono essere più adatti alle singole esigenze
- In Italia per gli expat esiste una misura che prevede un regime di tassazione agevolata temporaneo, riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la loro residenza nel nostro Paese per almeno due anni e svolgono la maggior parte del lavoro sul territorio italiano. I benefici fiscali si traducono nella riduzione dell’imponibile del 70%: le imposte dovute sono sul 30% dei redditi percepiti, 10% se la residenza è collocata in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna o Sicilia
- Si tratta di una norma che vale per tutti i lavoratori e l’agevolazione fiscale spetta anche a coloro che vogliono trasferirsi in Italia o continuino a lavorare alle dipendenze del precedente datore di lavoro estero in smart working. Inoltre il nostro Paese ha riconosciuto i nomadi digitali nel Testo Unico dell’immigrazione, andando ad agevolare gli arrivi con un particolare permesso di soggiorno
- Sono diversi gli aspetti che un nomade digitale considera prima di scegliere il Paese in cui spostarsi: una connessione internet veloce e accessibile, il costo della vita e degli affitti e la sicurezza. Molti Stati in Europa e nel mondo rilasciano visti che permettono ai nomadi digitali di rimanere per un arco di tempo che va dai 6 mesi a un anno
- Altri però sono andati ancora oltre come Malta, la Grecia, la Spagna e le sue isole Canarie - il visto qui si può prorogare per due anni, godendo di un’aliquota fiscale del 15% anziché del 24% - e l’Estonia che, però, ammette un reddito minimo netto da dichiarare di 3.504 euro al mese
- Allargando l’orizzonte, Bali ha annunciato il nuovo visto Second-Home Visa che consente alle persone di rimanere quasi 10 anni, mentre l’Argentina ha il visto di 1 anno: chi arriva viene accolto con un Welcome Kit - un chip per cellullare, una tessera per i trasporti e vari sconti. Poi le isole Cayman e Dubai per chi viaggia con la famiglia: le isole offrono un Global Citizen Concierge programme, un programma per frequentare scuole internazionali, Dubai invece prevede un visto di lavoro virtuale
- Ma come diventare un nomade digitale in sicurezza? A rispondere all’Ansa con una serie di consigli è Luca Furfaro, consulente specializzato nelle politiche del lavoro e del welfare. Innanzitutto i permessi per spostarsi: cambiano a seconda della tipologia di lavoratore, dipendente o autonomo
- Poi c’è lo spostamento della residenza fiscale: vanno esaminate bene le norme italiane e del Paese in cui si vuole andare, perché il rischio è di rimanere residenti fiscalmente in Italia e avere una doppia tassazione. È bene valutare l’iscrizione all’AIRE
- Attenzione all’aspetto previdenziale: se andare in un Paese con un sistema previdenziale assente o con un basso prelievo può sembrare conveniente, nel lungo periodo può diventare un problema che ci si troverà a dover affrontare quando non si avrà più l’età per lavorare. È quindi consigliabile pianificare una strategia pensionistica che tenga conto di eventuali “buchi” o minori versamenti
- È importante anche capire cosa si può fare, quali attività lavorative si possono svolgere, nel Paese di destinazione quando si è in possesso del permesso di soggiorno. Inoltre, è bene verificare che orari e connessioni siano adeguati alla collaborazione con clienti e fornitori e considerare in particolari i fusi orari
- Infine, è fortemente consigliato fare riferimento alla Farnesina per capire se ci sono dei pericoli nel Paese che si sceglie come destinazione, ad esempio rischi sanitari o geopolitici