Recovery Fund, cos'è e come funziona il fondo europeo per gli aiuti post-Coronavirus

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Letteralmente significa "fondo di recupero" ed è chiamato anche “Next Generation Eu". È la risposta dell’Europa all’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19. Ecco quello che c'è da sapere sul fondo di ripresa associato al bilancio a lungo termine dell’Unione Europea, dal 2021 al 2027

È al centro del dibattito da mesi e, ora, è il tema cardine del Consiglio Ue in corso il 17 e il 18 luglio a Bruxelles: si tratta del Recovery Fund, o “Next Generation Eu”, cioè della risposta dell’Europa all’emergenza causata dalla pandemia da Coronavirus. Consiste in un fondo di ripresa associato al bilancio a lungo termine dell’Unione Europea, dal 2021 al 2027. E, proprio per questo piano, lo scorso 27 maggio, la Commissione europea ha presentato una proposta da 750 miliardi di euro (CORONAVIRUS: GLI AGGIORNAMENTI LIVE, LO SPECIALE).

Significa "fondo di recupero"

Il significato letterale di Recovery Fund è “fondo di recupero”. Il finanziamento di questo fondo per ripartire avviene attraverso una raccolta di liquidità da parte dell’Europa con l’emissione di particolari “Recovery Bond”. Come lo ha definito lo stesso presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, si tratta quindi di “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”. Il piano annunciato lo scorso 27 maggio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parlava di 750 miliardi di euro, 500 da stanziare direttamente agli Stati membri e 250 di prestiti.

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All'Italia la fetta maggiore

All'Italia, stando a un documento interno della Commissione, sarebbe destinata la fetta più grossa di questo fondo: circa 172 miliardi, di cui 81,8 miliardi stanziati a fondo perduto e prestiti ulteriori per 90,9 miliardi. La Spagna, che insieme al nostro Paese è in Europa tra i più colpiti dal Coronavirus, dovrebbe invece ricevere la seconda parte più alta: 140 miliardi di euro (77 di sovvenzioni e 63 di prestiti). Poi la Polonia con 63,8 miliardi. A seguire Francia e Germania rispettivamente 38,7 e 28,6 miliardi di euro.

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Un'intesa difficile

L’emergenza Coronavirus ha causato enormi flessioni del Pil in molti Paesi del mondo. L'Europa, in particolare, si è trovata a dover pensare a una misura capace di rispondere a questa emergenza senza precedenti. Una soluzione condivisa tuttavia non è stata facile da trovare, visti i contrasti interni. Da un lato, infatti, si è formato lo schieramento degli Stati che hanno una posizione di maggior contenimento del bilancio europeo, avversi alle ipotesi di condivisione del debito, come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Austria ,cioè i cosiddetti Paesi Frugali. Dall’altro, invece, si sono schierati i Paesi come l’Italia o la Spagna, duramente colpiti dall’emergenza.

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Un accordo ancora da approvare

Così, dopo la proposta di Francia e Germania di stanziare denaro a fondo perduto agli Stati colpiti dalla pandemia e l’opposizione dei Paesi Frugali favorevoli invece a prestiti, è arrivato il progetto della Commissione europea nel quale sono stati inseriti sia finanziamenti che concessioni a fondo perduto. Una soluzione ibrida dunque, che comprende due quote, ma che deve ancora ricevere il via libera di tutti i 27 Paesi membri.

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Il Consiglio europeo del 17 e 18 luglio

Ora i riflettori sono accesi sul Consiglio europeo del 17 e 18 luglio, dopo il quale si saprà più chiaramente se quella della Commissione resterà una proposta o troverà finalmente la sua approvazione. Soltanto dopo che verrà raggiunta un’intesa tra tutti i Paesi si potrà chiarire nel dettaglio cosa comporterà il Recovery Fund e quale sarà il suo funzionamento definitivo. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha già avvertito: “Tutto il mondo ci sta guardando”.

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