Il presidente del Consiglio all'ambasciata di Francia in occasione delle celebrazioni per il 14 luglio: “Lavoriamo intensamente, siamo in una fase cruciale del negoziato. Lavoreremo affinché il percorso” possa essere "finalizzato già nel prossimo Consiglio europeo". E aggiunge: “Di fronte a una sfida così dura abbiamo l'opportunità unica di reinventare il mondo da lasciare ai nostri figli”. Ma sul piano di aiuti post pandemia rimane il nodo dell’Olanda e dei Paesi “frugali”
"Lavoriamo affinché il Consiglio europeo si faccia trovare pronto all'appuntamento della storia, perché noi siamo consapevoli, Italia e Francia, che siamo dal lato giusto della storia". A dirlo è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, intervenendo all'ambasciata di Francia in occasione delle celebrazioni per il 14 luglio, parla della trattativa sul Recovery Fund - il piano di aiuti europeo per far fronte alla crisi post pandemia di Coronavirus - in vista del Consiglio europeo del 17-18 luglio (CORONAVIRUS: GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - LO SPECIALE).
Conte: “Siamo in una fase cruciale del negoziato”
"Lavoriamo intensamente, siamo in una fase cruciale del negoziato - aggiunge Conte - e lavoreremo, insieme al presidente Macron e agli altri Stati membri affinché il percorso possa completarsi" e possa essere "finalizzato già nel prossimo Consiglio europeo". Una linea condivisa anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez: "Faremo di tutto per chiudere l'accordo entro luglio”, sostiene prima di incontrare Angela Merkel, che però si mostra cauta: "Non so se ci riusciremo al prossimo summit".
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Conte: "Italia e Francia sono chiamate a dare risposte europee”
Tra Italia e Francia, dice Conte, c'è un "forte spirito di amicizia che ci lega in questa crisi che ha colpito entrambi i Paesi, entrambi sono impegnati a dare nuova linfa e a far ripartire le nostre società". "Lo shock è stato forte - sottolinea il presidente del Consiglio - ma altrettanto forte è la volontà di superarlo e serve una risposta comune. Vogliamo riguadagnare gradualmente la normalità. Vogliamo migliorarla. Di fronte a una sfida così dura abbiamo l'opportunità unica di reinventare il mondo da lasciare ai nostri figli". "Italia e Francia - sottolinea - sono chiamate a dare risposte europee. Di un'Europa che non lasci indietro nessun membro della sua famiglia, sia responsabile, solidale, resiliente alle crisi, forte nel mondo, più verde, più digitale". E su questo, assicura, "c'è sintonia con quello che sta perseguendo il governo francese".
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L’Olanda e i nodi del Recovery Fund
Per quanto riguarda il Recovery Fund, rimane il nodo Olanda. Il premier Mark Rutte è oggi stato ancora una volta categorico: i sussidi a fondo perduto potrebbero essere dati solo a fronte di "condizioni molto rigide". E ha precisato che gli aiuti potranno arrivare solo a fronte di "riforme serie. Ma non credo che questa idea sarà accettata". La serie di incontri avuti con Macron, Merkel, Conte, Sanchez e Costa non è quindi riuscita ad accorciare le distanze che separano la posizione del premier olandese e dei suoi alleati “frugali” (Austria, Svezia e Danimarca) dai sostenitori dei 500 miliardi di sussidi. Ma Rutte e i suoi “alleati” devono aver ormai capito che si arriverà a stanziare degli aiuti a fondo perduto e quindi ora puntano sulle condizioni a cui concedere queste risorse. Per questo, nel corso della riunione svoltasi oggi tra gli ambasciatori dei 27, l'Olanda ha chiesto che i piani che saranno presentati dei singoli Paesi debbano essere approvati dal Consiglio all'unanimità. Riservandosi così di fatto il diritto di veto. Ma i 4 “frugali”, con l'aggiunta della Finlandia, restano sul piede di guerra. Polonia e Ungheria non vogliono alcuna condizione che leghi l'erogazione dei fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto. C'è poi chi chiede sconti più alti e chi, come Lussemburgo e Irlanda, non è convinto dei criteri proposti per la ripartizione dei fondi.