Matteo Renzi compie 50 anni: la carriera politica del leader di Italia Viva. FOTO
Sindaco di Firenze nel 2009, poi segretario del Pd per cinque anni e presidente del Consiglio per due, dal 2014 al 2016. Le dimissioni in seguito al no ricevuto al referendum costituzionale, poi la nascita di Italia Viva e il suo ruolo nelle crisi di governo recenti. Alcune tappe che hanno segnato la vita politica dell’attuale leader di Iv
- Matteo Renzi nasce a Firenze nel gennaio 1975. Qui frequenta il liceo, il Dante, e l’università: si laurea nel 1999 in Giurisprudenza. La sua prima esperienza in campo politico avviene proprio in questo periodo, quando contribuisce alla nascita dei “Comitati per Prodi”. Nel 1999 diventa segretario provinciale del Ppi (Partito Popolare Italiano). Qualche anno dopo, nel 2001, è coordinatore della sezione fiorentina nella Margherita e in seguito segretario provinciale (2003)
- Per cinque anni lavora nell’azienda di famiglia, la CHIL srl, prima come collaboratore e in seguito come dirigente. Lascia nel 2004, quando viene eletto presidente della Provincia di Firenze. Nel 2008 si candida a sindaco del capoluogo toscano con il Partito Democratico e a giugno 2009 va al ballottaggio contro Giovanni Galli, esponente di centrodestra. Vince Renzi, che viene eletto. Lo slogan della sua campagna: “O Cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare”
- Nel 2010 Renzi lancia l’idea della ''rottamazione dei dirigenti del Pd'', un’espressione con cui indica la necessità di un cambiamento netto (rappresentato da lui stesso e dai suoi collaboratori, che puntavano sul rinnovamento generazionale) all’interno del partito e della classe politica. Nasce così il cosiddetto movimento dei “rottamatori”, che includeva fra gli altri Matteo Richetti, Davide Faraone e Giuseppe Civati
- Sempre nel 2010 si tiene la Leopolda, cioè la convention organizzata da Renzi e dai suoi sostenitori nei locali dell’omonima ex Stazione fiorentina. La prima edizione si chiama Prossima fermata Italia: partecipano circa 7000 persone e si contano oltre 120 interventi. È un evento seguito in diretta streaming da circa 30mila utenti, in un’epoca in cui internet aveva un ruolo molto più limitato rispetto a oggi. Da allora, la Leopolda ha cadenza annuale
- Nel tempo Renzi aumenta i propri consensi. Nel 2012 si candida alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato premier in vista delle elezioni politiche del 2013, ma viene sconfitto al ballottaggio da Pier Luigi Bersani. Vince invece il dicembre successivo, e diventa segretario del Partito democratico. I suoi contendenti sono Gianni Cuperlo, Giuseppe Civati e Gianni Pittella. Ricoprirà questo ruolo fino al 2018
- Una volta segretario si concentra sulla realizzazione di diverse riforme: la legge elettorale, la trasformazione del Senato e conseguente passaggio a un sistema monocamerale del Parlamento e le modifiche al Titolo V della Costituzione. Per accelerare i processi, Renzi firma il cosiddetto “patto del Nazareno” con Silvio Berlusconi: in questo modo i due schieramenti tradizionalmente più rivali e distanti fra loro – Pd e Forza Italia – si mettono d’accordo per approvare le riforme citate (in foto, Renzi e Berlusconi nel 2022)
- Nel febbraio 2014 Renzi – in qualità di segretario del Pd – presenta un documento alla direzione del partito con cui in sostanza chiede al presidente del Consiglio in carica, Enrico Letta (del Pd), di fare un passo indietro e lasciare spazio a una nuova fase. Ottiene la maggioranza. Si apre quindi una crisi di governo e Letta dà le dimissioni. Non si tengono successive elezioni: inizia subito il governo di Renzi. Poco prima quest’ultimo aveva lanciato su Twitter l’hashtag #enricostaisereno, con cui negava l’intenzione di far cadere il governo
- "Non si tratta di una staffetta”, dice l’ex sindaco nel proprio discorso. “Staffetta è quando si va nella stessa direzione e alla stessa intensità, non quando si prova a cambiare ritmo". Il voto anticipato, prosegue, "ha un fascino", ma non "risolverebbe i problemi", anche perché "non c'è una legge elettorale in grado di consegnare maggioranze stabili”. Nel corso del suo governo ottiene l’approvazione della nuova legge elettorale per la Camera, l’Italicum (ora è in vigore il Rosatellum) e della riforma del lavoro, il Jobs Act
- La fine del governo Renzi arriva nel dicembre 2016, ed è legata all’esito sfavorevole ottenuto dal referendum costituzionale. L’esecutivo puntava a superare il cosiddetto bicameralismo paritario (depotenziando il Senato), a modificare il Titolo V della Costituzione (che si occupa dei poteri assegnati alle Regioni e alle autorità locali) e a eliminare il Cnel, cioè il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro
- I cittadini erano chiamati a rispondere a questo quesito, barrando sì o no: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Si vota il 4 dicembre: vince il no con il 60%. Renzi si dimette
- All’inizio del 2017 rassegna le proprie dimissioni anche da segretario del Pd, ma pochi mesi dopo si ricandida alle primarie e viene di nuovo eletto. Nel 2018 si tengono le elezioni politiche: il partito guidato da Renzi ottiene un risultato molto deludente (ritenuto il peggiore nella sua storia), meno del 19%. L’ex sindaco di Firenze si dimette un’altra volta: è la fase finale del suo rapporto con il Partito Democratico, da cui uscirà poco dopo
- Nel settembre 2019 è ospite al programma Porta a Porta di Bruno Vespa e annuncia la nascita di un nuovo partito, Italia Viva, di cui è tutt’ora il leader. All’inizio il nuovo schieramento si compone di circa 40 fra senatori e deputati, provenienti in gran parte dal Partito Democratico. Maria Elena Boschi, Teresa Bellanova, Ivan Scalfarotto ed Ettore Rosato sono alcuni nomi. Negli anni successivi, dopo diverse adesioni, Italia Viva è stata attraversata anche da molte dimissioni. Al momento conta sette deputati alla Camera e sette senatori
- Nel 2021 Matteo Renzi partecipa a una conferenza in Arabia Saudita che diventa motivo di controversie. In rete circola infatti un video che lo ritrae rivolgersi in toni cordiali a Mohammed bin Salman, principe e politico saudita e primo ministro del Paese dal 2022. L’ex presidente del Consiglio lo elogia e dice di augurarsi che “l’Arabia Saudita possa essere il luogo per un nuovo Rinascimento”. Il Paese è noto per essere fra i regimi più autoritari al mondo: i diritti civili della popolazione (soprattutto delle donne) non sono rispettati
- All’inizio del 2021 Renzi ritira il sostegno parlamentare al governo Conte II. Si innesca così una crisi, che si conclude con l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi, chiamato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’esecutivo resta in carica fino al settembre 2022. In occasione delle elezioni anticipate Renzi si accorda con Carlo Calenda, leader di Azione, per la formazione del cosiddetto Terzo Polo. Insieme ottengono il 7,8% dei voti, pari a 21 deputati e nove senatori
- Alla fine del 2022 Renzi firma insieme a Calenda un accordo per la costituzione ufficiale della federazione fra i due partiti. L’idea però non si concretizza, a causa di alcune incompatibilità. Un anno e mezzo dopo ci sono le elezioni europee: Renzi si candida nelle circoscrizioni Italia nord-occidentale, centrale, meridionale e insulare e promuove la lista Stati Uniti d’Europa. Italia Viva paga però la scelta di correre da sola: non supera la soglia del 4% e resta fuori dal Parlamento Ue
- Di recente, Renzi è stato prosciolto dal gup di Firenze Sara Farini per l'inchiesta su Open, la Fondazione nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Iv quando era segretario del Pd. Con lui prosciolti anche Maria Elena Boschi e tutti gli altri 9 indagati tra cui l'ex ministro Luca Lotti, l'imprenditore Marco Carrai e l'avvocato Alberto Bianchi. Renzi, Boschi e Carrai erano imputati solo di finanziamento illecito ai partiti. Tra le altre ipotesi di reato, a vario titolo: traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio