Cucina italiana patrimonio dell’Unesco? Ecco qual è l’impatto economico del riconoscimento
EconomiaIntroduzione
I siti, i territori e le tradizioni che ottengono il riconoscimento dell’Unesco mostrano un impatto economico più positivo rispetto a chi invece il marchio non ce l'ha: crescono infatti i dati relativi al turismo e alle presenze di visitatori, così come quelli legati al lavoro. A dirlo sono i primi risultati dello studio interdisciplinare su “Impatto economico dei riconoscimenti Unesco”, avviato nel 2023 dalla Cattedra Unesco dell'Università Unitelma Sapienza di Roma, di cui è direttore Pier Luigi Petrillo, professore di Cultural heritage and food alla Luiss Guido Carli. Una prospettiva che rende ancora più importante l’appuntamento del 10 dicembre, quando è atteso il verdetto sulla candidatura della cucina italiana.
Quello che devi sapere
I numeri dei siti Unesco
L’importanza della certificazione Unesco emerge osservando alcuni esempi: l’isola di Pantelleria - che è entrata dal 2014 nei patrimoni culturali immateriali per la pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello - registra un aumento del 9,7% del turismo all'anno, che sale al 75% se si considera quello fuori stagione. Inoltre si registra un aumento del 500% della forza lavoro nel settore dell’agriturismo in dieci anni.
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Dai Pizzaiuoli Napoletani alle Colline del Prosecco
Non sono comunque solo i numeri della realtà siciliana a volare: l'arte dei Pizzaiuoli Napoletani, che è diventata patrimonio culturale immaterale dell’Unesco dal 2017, ha infatti visto crescere del 283% i corsi professionali e del 420% le scuole accreditate, tutte all'estero. Per quanto riguarda invece le Colline del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene (in foto), che hanno ottenuto il riconoscimento dal 2019, la crescita è stata del 45,4% in strutture turistiche contro una media del 3% in siti simili, e del +35,4 per i posti letto contro un aumento dell’8,2% in siti simili.
L’importanza del riconoscimento
Il professor Petrillo ha spiegato che “analizzando dati connessi al turismo, alle produzioni locali, alla forza lavoro globale emerge come i luoghi e le tradizioni agroalimentari che hanno un riconoscimento Unesco siano più attrattivi e più produttivi rispetto a luoghi simili privi del riconoscimento”. In particolare, se si guardano i dati di arrivi e presenze nel periodo 2023-2024, emerge una riduzione del 3,26% nei siti culturali non Unesco contro un aumento del 7,39% degli arrivi in quelli Unesco.
Quanto sono cresciuti i numeri post Covid
E non è tutto: mentre le presenze aumentano del 2,5% in media nei siti privi di riconoscimento dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, nei siti Unesco l'aumento è del 14,87% nel 2024 rispetto al 2023. E ancora, dalla ricerca dell’Unitelma emerge la resilienza ad emergenze come il Covid: nel 2021, primo periodo post pandemia, gli arrivi nei siti Unesco sono stati infatti in crescita del 53,59% rispetto al 2020, mentre nel 2022 l'aumento è stato del 67,83%. Invece nei siti non Unesco, ma di pari valore culturale, la crescita è stata del 41,24% il primo anno e del 50,65% nel secondo anno: si è registrato dunque uno scarto a favore dei siti Unesco di oltre 17 punti percentuali.
L’impatto economico del riconoscimento
Osservando invece i dati delle presenze, lo scarto tra i siti privi del riconoscimento Unesco e quelli che lo hanno aumenta a 24 punti percentuali il primo anno post-Covid, e a 17 punti il secondo anno. "I primi risultati evidenziano come gli effetti economici riconducibili all'Unesco non siano mai immediati ma avvengano nel medio periodo a due condizioni: che si svolga un'azione di diffusione del riconoscimento in coerenza con i motivi dell'iscrizione all'Unesco e che si sappia puntare l'attenzione sulla dimensione culturale e identitaria e non sui singoli prodotti”, ha concluso Petrillo.
La candidatura della cucina italiana
Questi numeri, come detto, sono arrivati a pochi giorni dall’attesa decisione dell’Unesco sulla candidatura della cucina italiana. A scegliere, dopo che un mese fa è stato dato il via libera al dossier tecnico, sarà il Comitato del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco che si riunisce da oggi e fino al 13 dicembre a New Delhi, in India. Il verdetto è atteso presumibilmente mercoledì 10 dicembre durante la locale sessione mattutina. Il dossier italiano sulla cucina è uno dei 60 in valutazione provenienti da 56 Paesi, e per la prima volta promuove un intero movimento gastronomico e non una singola tradizione o ricetta culinaria.
Chi sarà a decidere
Ai lavori del Comitato partecipano i delegati di 185 Stati, ma di questi solamente 24 voteranno a favore o contro le nuove proposte di candidatura come patrimonio dell'umanità. Tra questi ci sono Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, ma anche Ucraina, Cina, India, Nigeria, Emirati Arabi. La delegazione italiana è guidata da Liborio Stellino, Ambasciatore presso l'Unesco, e poi con Maddalena Fossati (presidente del comitato promotore la candidatura della Cucina italiana), il curatore del dossier Petrillo, e i funzionari del ministero della Cultura che hanno seguito il dossier, Maria Assunta Peci ed Eleonora Sinibaldi.
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