Pensioni 2026, da gennaio scatta l’adeguamento all’inflazione: le simulazioni
EconomiaIntroduzione
Stando al decreto del ministero dell’Economia del 19 novembre scorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la rivalutazione delle pensioni per il prossimo anno si baserà su un’inflazione che per il 2025 è fissata all’1,4%. Si tratta in ogni caso di una previsione del Mef in attesa dei dati Istat definitivi e non sono dunque esclusi conguagli futuri. Ecco di quanto saliranno gli assegni
Quello che devi sapere
Che cos’è la rivalutazione
Conosciuta anche come perequazione, la rivalutazione prevede un meccanismo che adegua in automatico ogni anno l’importo degli assegni pensionistici al costo della vita. L’obiettivo primario è quello di tutelare il potere d’acquisto dalla crescita dei prezzi. Questo aggiornamento avviene sulla base dei dati forniti dall'Istat in merito all'andamento dell'inflazione e viene applicato attraverso percentuali e fasce di reddito, garantendo un adeguamento maggiore per le pensioni più basse.
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L’importo delle minime
Secondo i calcoli, le pensioni minime dal 1° gennaio 2026 saliranno da 616,67 a 619,8 euro, 3,1 euro in più rispetto a quest’anno. L’aumento previsto è leggermente superiore all’ultima rivalutazione che ha portato gli assegni a salire di 1,8 euro.
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Gli aumenti per il 2026
L’aumento delle pensioni si applica, come detto, in base alla fascia di reddito. La rivalutazione sarà dunque del 100% (quindi piena) per gli assegni fino a 2.447,39 euro (quattro volte la pensione base). Sarà invece del 90% per gli assegni tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fino, dunque, a 3.059,24 euro). In ultimo, sarà del 75% per gli assegni superiori a cinque volte il trattamento minimo (oltre, quindi, i 3.059,24 euro).
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Le simulazioni
Così, un assegno da 1.000 euro salirà a 1.014, uno da 1.500 a 1.521, uno da 2.000 a 2.028, uno da 2.500 a 2.534,88. Oltre le quattro volte il minimo la rivalutazione è ridotta, per cui 2.800 euro diventano 2.838,7, 3.000 arrivano a 3.041,18 e una pensione da 3.500 euro toccherà circa 3.546 euro. Si tratta in ogni caso di somme lorde a cui vanno aggiunte le ritenute Irpef e le addizionali locali che cambiano a seconda della residenza.
Maggiorazione sugli assegni minimi
Nella Manovra in discussione al Senato non sono previsti, al momento, interventi sulle pensioni minime dopo la maggiorazione dell’1,3% stabilita dall’ultima Legge di bilancio che si è sommata con la rivalutazione dell’1,4% legata all’inflazione.
Assegni sociali
Dal 1° gennaio 2026 sono destinati ad aumentare anche gli assegni sociali. Come previsto da una legge varata nel 2002 dal secondo governo Berlusconi, una maggiorazione "extra" viene riconosciuta agli over 70 con redditi individuali o coniugali bassi e per le persone con disabilità. Per queste categorie, circa 1,2 milioni di cittadini, gli assegni sono aumentati di 8 euro nel 2025 mentre dal 2026 l’incremento sarà di altri 12 euro.
Cgil: "Perequazione insufficiente"
Secondo la Cgil l’attuale meccanismo di rivalutazione sulle pensioni è insufficiente a garantire il potere d’acquisto. "La perequazione è assolutamente insufficiente a recuperare la perdita di potere d’acquisto prodotta dall’impennata inflattiva del biennio 2022-2023, e oggi gli aumenti previsti risultano quasi del tutto erosi dall’Irpef e dalle addizionali, con un impatto reale minimo e in molti casi simbolico", commentano gli uffici Previdenza del sindacato di Corso d’Italia.
Aumento età minima
Salgono, seppur di poco, gli assegni minimi ma l’adeguamento automatico riguarda anche i requisiti per la pensione. Come stabilito da un intervento del governo alla luce degli ultimi dati Istat sulla speranza di vita, dal 1° gennaio 2027 servirà un mese in più di età e contributi per l’uscita dal lavoro. A cui si sommano altri due mesi dal 2028 per un totale di tre mesi.
La deroga
Dall’incremento automatico dell'età sono escluse categorie specifiche, come i lavoratori che eseguono attività gravose o usuranti, circa l’1% della platea totale. Mentre non sono previste deroghe per disoccupati, caregiver, invalidi e precoci.
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Quota 103, Opzione Donna, Ape Sociale
Per quanto riguarda gli strumenti di pensionamento anticipato, viene confermato di un anno l’Ape Sociale per i mestieri gravosi. Mentre resta incerto il destino di Quota 103, meccanismo che consente il pensionamento a chi ha compiuto 62 anni e maturato almeno 41 anni di versamenti, ma con il penalizzante ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. A traballare è anche la proroga di Opzione Donna oltre il 31 dicembre 2025. Una proposta della senatrice Paola Mancini (FdI) propone di ampliare la platea del meccanismo che consente l’uscita anticipata con 35 anni di anzianità contributiva e almeno 61 anni d'età, ridotta di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due.
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