Le Zone Economiche Speciali al Sud funzionano: e se venissero estese?

Negli ultimi due anni il Mezzogiorno è cresciuto più rapidamente del resto dell’Italia. Ha influito su questo il fatto che una parte proporzionalmente maggiore delle risorse del Piano nazionale di ripresa e di resilenza siano state spese nel Sud del Paese. Ma un altro fattore che sembra sia stato rilevante è l’estensione a tutte le regioni del Mezzogiorno della normativa sulle Zone economiche speciali che consentono benefici in termini economici e di semplificazione burocratica. Mutuando da esperienze di altre aree del mondo , le Zes erano state introdotte in Italia nel 2017 dal governo Gentiloni. Le loro caratteristiche variavano però da regione a regione. Inoltre, non coinvolgevano tutti i comuni di ogni regione. Nel 2024, il governo Meloni ha creato un’unica Zes comprendente tutte le regioni del Sud e tutti i comuni all’interno di ogni regione. Gli investimenti nelle Zes sono facilitati da due punti di vista Il primo riguarda i benefici fiscali. Ci sono crediti di imposta per investimenti in beni strumentali e per l’acquisto di immobili e di terreni, peraltro cumulabili, fino a un certo limite, con altri aiuti. Ci sono anche esenzioni parziali dai contributi previdenziali e versioni potenziate di bonus esistenti a livello nazionale, oltre a possibilità di partenariato con Invitalia per facilitare il finanziamento dell’investimento. Il secondo punto di vista riguarda le semplificazioni burocratiche. Una delle principali è l’introduzione di un’Autorizzazione Unica per l’insediamento di attività economiche o espansione produttiva che sostituisce i diversi titoli abilitativi ordinari, quali autorizzazioni ambientali, paesaggistiche ed edilizie, licenze, pareri, nulla osta. Inoltre, è istituito uno Sportello unico digitale, che consente di presentare domande in modalità online, semplificare la gestione delle pratiche e ridurre i tempi di risposta. Grazie a tutto ciò, si stima che il tempo medi di risposta per l’autorizzazione unica sia stato nel 2024 di trenta giorni. I risultati sono stati generalmente positivi. Le Zes nel Mezzogiorno hanno registrato risultati significativi, confermandosi uno strumento capace di attrarre investimenti in modo rapido ed efficace. Nel 2024 sono state rilasciate 413 autorizzazioni uniche, con 6.885 richieste di crediti di imposta per un totale di 2,6 miliardi di euro, che hanno generato 7 miliardi di investimenti e oltre 7mila occupati. Includendo anche i primi mesi del 2025 si arriva a 700 autorizzazioni uniche, con oltre 5 miliardi di crediti di imposta, 28 miliardi di investimenti generati e più di 35mila unità di occupazione aggiuntiva. Ora, la domanda che ci dovremmo porre è: se le Zes sono efficaci nel Mezzogiorno, perché non estenderle a tutta Italia? Perché l’Italia non può diventare una Zes unica? Ci sono due obiezioni. La prima è che le Zes costano parecchi soldi e che il peso per la finanza pubblica aumenterebbe. Obiezione valida. Ma perché allora non estendiamo a tutta Italia almeno la parte relativa alla semplificazione amministrativa? E qui arriva la seconda obiezione. Se si estende all’Italia la normativa Zes i vantaggi per il Mezzogiorno sparirebbero. Questa seconda obiezione è però basata sul presupposto che le Zes abbiano avvantaggiato il Sud solo a scapito del resto del Paese. Le Zes sarebbero, quindi, un gioco a somma zero. Mi sembra un presupposto sbagliato. Un taglio della burocrazia è un vantaggio perché crea nuove opportunità di investimento che altrimenti non si svilupperebbero. È ovvio che applicare questi vantaggi solo a un’area comporta anche una riallocazione degli investimenti da altre aree. Ma è assurdo rinunciare ai vantaggi che ci sarebbero per tutt’Italia dalla semplificazione burocratica solo per garantire maggiori vantaggi solo a un’area del Paese. Al limite, i vantaggi che deriverebbero a Centro e Nord per l’estensione a queste aree della semplificazione, generando anche più risorse in termini di entrate per la finanza pubblica, consentirebbero di compensare finanziariamente il Sud per la perdita dei vantaggi burocratici che sono loro ad esso assegnati in esclusiva.

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Carlo Cottarelli