Pubblica amministrazione, in 10 anni andrà in pensione un terzo dei dipendenti

Economia
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Introduzione

La P.A. italiana invecchia velocemente e sempre di più. Dopo anni di blocco del turnover, scarsa attrattività e difficoltà nel reclutare personale giovane, quasi l'80% dei dipendenti pubblici ha oggi più di 40 anni. La classe d'età più frequente nella scuola, nella sanità, negli enti locali e negli uffici è ormai quella tra i 55 e 59 anni (quasi 662mila lavoratori, il 17,7% sul totale). Con il risultato che al massimo tra dieci anni un terzo dei lavoratori della Pubblica amministrazione andrà in pensione, tenendo conto dell'età ordinamentale fissata a 67 anni (fatti salvi i regimi speciali).

Quello che devi sapere

I dati

Il quadro emerge dall'ultimo Osservatorio dell'Inps, che calcola nel 2024 oltre 3,7 milioni di lavoratori pubblici, in aumento dell'1,5% sul 2023, anche grazie alla tornata di assunzioni portata avanti dal governo. Il gruppo contrattuale più numeroso è quello della scuola con quasi il 40% dei dipendenti pubblici, seguito dal servizio sanitario con il 20%, dalle amministrazioni locali, ovvero Regioni, Province e Comuni, con poco meno del 15% e dalle forze armate, corpi di polizia e vigili del fuoco con circa il 14%.

 

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Gli stipendi

La retribuzione media è pari a 35.350 euro (e una media di 283 giornate retribuite), ma tra i lavoratori a tempo indeterminato l'oscillazione è ampia e va dai 55.000 euro dei dipendenti di Università ed enti di ricerca ai 30.000 euro del personale scolastico, il più numeroso ma anche il meno pagato. Rispetto al 2023, c’è un lieve aumento nella retribuzione media (+0,6%). In calo dello 0,3% invece il numero medio di giornate retribuite -0,3%.

 

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Più donne che uomini

Nel complesso, le lavoratrici superano i lavoratori con un'incidenza del 61% in gran parte delle classi di età, con l'eccezione dei più giovani fino a 19 anni e tra 20 e 24 anni. In queste due fasce l'incidenza è pari, rispettivamente, a 67% e 58% i maschi, e a 33% e 42% le femmine.

 

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Le differenze nelle retribuzioni

Anche la retribuzione risulta molto differenziata sia per età che per genere. In particolare, aumenta al crescere dell'età fino a stabilizzarsi dai 50 anni in poi ed è costantemente più alta per il genere maschile: oltre 41.000 euro contro quasi 31.700 euro per le femmine. A pesare sulle donne è infatti il maggior ricorso al part time, mentre sui più giovani incidono contratti spesso a tempo determinato.

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Il focus geografico

L'oscillazione degli stipendi si riscontra anche a livello geografico. I valori più bassi si riscontrano al Nord, 34.000 euro nel Nord-ovest e 34.500 euro nel Nord-est. Al Centro, dove lavora quasi un dipendente pubblico su 4, si registra invece il valore più alto di retribuzione, ovvero 37.000 euro.

Il rinnovo contrattuale

La fotografia dell'Inps è arrivata nel giorno della firma di Aran e sindacati del rinnovo del contratto dell'area dirigenziale delle funzioni locali per il triennio 2022-2024. Il contratto interessa complessivamente circa 13mila dirigenti e prevede incrementi medi mensili pari a 444 euro per tredici mensilità, ma anche questa volta però si registra l'astensione della Cgil, che - come nel caso della scuola e degli enti locali - non ha apposto la sua firma. Il rinnovo è stato chiuso "in tempi molto contenuti, in sole tre riunioni", fa notare il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, già pronto ad avviare il confronto per la tornata 2025-2027. Soddisfatta anche la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, che rivendica il "senso di responsabilità" del sindacato al tavolo di trattativa.

 

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Allarme pensioni per autonomi

Un altro campanello d’allarme è arrivato pochi giorni fa da Confcommercio professioni secondo cui gli iscritti alla gestione separata dell’Inps sono cresciuti a dismisura (del 68%) tra il 2015 e il 2024. Dai designer agli esperti informatici fino a interpreti, insegnanti di pilates e yoga, wedding planner e consulenti finanziari. Quasi 550 mila lavoratori autonomi che dichiarano redditi medi intorno ai 18mila euro annui, una cifra che rischia di non garantire una adeguata futura pensione.

 

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