Bonus mamme, pagamenti in ritardo. A marzo arrivano gli arretrati
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L’incentivo è destinato per il 2024 a lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli. Consiste nell’esonero dai contributi Ivs. Molte lavoratrici non lo hanno ancora ricevuto ma dovrebbe arrivare un “pagamento triplo” questo mese, per un totale che può sfiorare i 450 euro
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- Il bonus mamme sta subendo ritardi nei pagamenti. Molte lavoratrici a cui spetta l’agevolazione non lo hanno ancora ricevuto, nonostante i primi pagamenti sarebbero dovuti partire da febbraio. Ma entro marzo la situazione dovrebbe sbloccarsi. Ecco cosa sappiamo
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- Il bonus mamme è destinato a lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli, che possono usufruire di un esonero della contribuzione Ivs, i contributi per invalidità, vecchiaia e superstiti. Il beneficio non è legato all’Isee e tende a salire all’aumentare dello stipendio. Per chi percepisce più di 27.500 euro, porta a un incremento netto mensile in busta paga di circa 150 euro
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- Il bonus nella formula standard spetta alle madri con 3 o più figli di cui almeno uno minorenne e sino al compimento dei 18 anni di età del più piccolo. Ma soltanto per il 2024 ne hanno diritto anche le madri con 2 figli, a patto che almeno uno dei due abbia meno di 10 anni. Le lavoratrici devono avere un contratto indeterminato (nel pubblico o nel privato)
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- Lo sgravio interessa circa 800mila donne, ma al momento un terzo delle beneficiarie non ha ricevuto il bonus. La maggior parte delle lavoratrici che non hanno ancora visto in busta paga gli effetti del benefit sono dipendenti pubbliche
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- Chi non ha ancora ricevuto il bonus mamme può però essere ottimista. Con il pagamento di marzo dovrebbero arrivare anche gli arretrati di gennaio e febbraio. Il beneficio in busta paga sfiora i 150 euro. Quindi queste lavoratrici dovrebbero trovare circa 450 euro extra questo mese, considerando anche i due mesi di arretrati
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- Ma come si spiegano questi ritardi? Per ottenere il bonus bisogna comunicare all’Inps i codici fiscali dei figli, direttamente o attraverso il proprio datore di lavoro. Molte aziende e pubbliche amministrazioni non si sono mosse per tempo e hanno inviato la modulistica in ritardo
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- La piattaforma NoiPa del Mef, che si occupa delle buste paga dei dipendenti pubblici, ha ammesso che ci sono ritardi, spiegando che “le attività per l’adeguamento del sistema alla misura prevista dalla Legge di Bilancio 2024” sono in corso. “Sarà nostra cura informare le Amministrazioni circa gli adempimenti da assolvere per il corretto riconoscimento del beneficio”
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- Il Corriere della Sera ha riportato una analisi Fisac Cgil, che spiega come la diminuzione della trattenuta previdenziale faccia aumentare l’imponibile fiscale e di conseguenza l’Irpef che la lavoratrice deve pagare
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- Di conseguenza, le lavoratrici che si aspettavano 250 euro in più in busta paga per effetto dell’esonero contributivo, in realtà ne hanno trovati meno. Una lavoratrice con reddito lordo mensile di 2.000 euro, a fronte di un esonero contributivo di 64 euro, ha un aumento della retribuzione netta di 49 euro, togliendo i 15 euro di Irpef in più da pagare
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- Andando a salire con le retribuzioni, chi ha un reddito lordo mensile di 5.000 euro vedrà un aumento in busta paga di 142 euro, a fronte di 250 euro di sgravio