Irpef, ipotesi aliquota ridotta per i redditi fino a 55mila euro: i possibili benefici
Il governo intende tagliare l'imposta per quella parte di ceto medio che guadagna fino a 55mila euro l'anno. Infatti, secondo il viceministro all'Economia Maurizio Leo, questi soggetti "pagano oltre il 50% di tasse" ma "non possono essere considerati dei super ricchi". Ecco quali sono le possibili strade da percorrere sulla base dei calcoli dei commercialisti
- Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha annunciato l'intenzione di tagliare ancora l'Irpef, "questa volta a vantaggio del ceto medio" avente reddito fino a 55mila euro che "non può essere considerato super ricco" e "che paga oltre il 50% di tasse". Le risorse potrebbero derivare "dal concordato preventivo" biennale per le partite Iva, cui si potrà aderire entro il 15 ottobre 2024
- Ancora non è chiaro quale strada il governo intenderebbe prendere per il taglio dell'Irpef per il ceto medio, ma Il Messaggero ha cercato di anticipare le mosse dell'esecutivo calcolando i benefici per i contribuenti e i costi per lo Stato a seconda del percoso prescelto. Ecco le stime elaborate dal Consiglio nazionale dei Commercialisti per il quotidiano romano
- Cominciamo col dire che, allo stato attuale, al di sopra della soglia dei 50mila euro di reddito scatta l'aliquota al 43%, quella massima. Nella forbice 28-50mila euro viene invece applicata l'aliquota del 35%. Secondo Il Messaggero, il governo potrebbe pensare a un percorso "soft", ossia estendere la soglia massima dello scaglione medio a 55mila euro
- Allargando la soglia massima, rientrebbero nell'aliquota al 35% circa 440mila contribuenti. Il beneficio da loro ottenuto, secondo il calcolo dei commercialisti, sarebbe tra gli 80 e i 400 euro all'anno. Per lo Stato, invece, il costo sarebbe di circa cento milioni, ritenuto "non elevato"
- Stando sempre a quanto riporta Il Messaggero, il governo starebbe tuttavia pensando anche a una riduzione dell'aliquota fiscale, che potrebbe scendere dal 35% al 34%, o anche fino al 33%. Una strategia più "spinta", quindi, che porterebbe benefici ancora maggiori per i contribuenti ma costi più elevati per lo Stato. Vediamo le simulazioni dei commercialisti nel dettaglio
- Se l'aliquota scendesse dal 35% al 34%, chi percepisce un reddito di 29mila euro vedrebbe un beneficio di "soli" 10 euro l'anno, che però salirebbe fino a 670 euro l'anno per chi possiede un reddito di 55mila euro. Ma i costi per lo Stato aumenterebbero, e anche di parecchio
- Qualora il governo decidesse di ridurre lo scaglione medio al 34% e allo stesso tempo estendere la soglia massima a 55mila euro, allo Stato costerebbe 2,2 miliardi, di cui 1,4 da attribuire però al terzo scaglione, quello dei redditi sopra i 55mila euro. Stando a Il Messaggero potrebbe tuttavia esserci una soluzione
- Secondo il quotidiano romano, infatti, il costo per lo Stato potrebbe ridursi a 800 milioni di euro. Ma come? Introducendo un altro taglio sulle detrazioni, come quello di quest'anno - pari a 260 euro per i redditi sopra i 50mila euro - intrapreso per finanziare la riduzione a tre scaglioni Irpef
- Qualcosa di simile avverebbe in caso di riduzione dell'aliquota media al 33% e contemporaneamente all'estensione della soglia massima a 55mila euro. Si tratterebbe senza dubbio di un percorso "estremo", che certamente osa di più rispetto ai primi due. Secondo i commercialisti, i benefici sarebbero di "soli" 20 euro per i redditi pari a 29mila euro, che però crescerebbero fino a quasi mille euro annui - per la precisione 940 - per redditi di 55mila euro
- Il costo per lo Stato sarebbe di 3,5 miliardi, di cui 2 miliardi da attribuire a chi rientra nello scaglione più elevato. Anche qui, spiega Il Messaggero, si potrebbe pensare a una riduzione delle detrazioni per chi ha un reddito sopra i 55mila euro. In ogni caso, per queste e altre supposizioni servirà aspettare il risultato del concordato preventivo per le partite Iva, cui si potrà aderire entro il 15 ottobre 2024