A partire dal 2024, la riforma fiscale voluta dal governo Meloni consentirà a cinque milioni di lavoratori autonomi di dilazionare gli adempimenti tributari in 12 rate. Ecco le principali novità
- Nel 2024, circa cinque milioni di lavoratori a partita Iva avranno la possibilità di suddividere il pagamento delle tasse in dodici rate mensili. Un'iniziativa che mira a rendere strutturale una precedente normativa introdotta con un decreto a gennaio e che consentirà ai lavoratori autonomi di dilazionare il versamento del saldo e del primo acconto delle imposte calcolate sull'anno precedente su sette mesi anziché sei
- Grazie a un'ulteriore razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti tributari, gli autonomi con un reddito fino a 170.000 euro potranno ora rateizzare anche il secondo acconto, previsto per novembre, su cinque mesi, posticipandolo a gennaio senza incorrere in alcun interesse. Questa novità non comporterà alcun costo per lo Stato e mira a fornire maggiore liquidità a professionisti e imprese, garantendo nel contempo all'Erario un gettito più regolare
- Il governo, con l'obiettivo di rispondere alle esigenze dei contribuenti e di assicurare una gestione più equa del sistema fiscale, prevede di intervenire con un decreto nei prossimi tre mesi. La riforma, promossa dal presidente della commissione Attività produttive della Camera e responsabile per le materie fiscali della Lega, Alberto Gusmeroli, è parte integrante della strategia fiscale del governo Meloni
- La proposta di riforma fiscale è un aspetto centrale del programma del centrodestra, con Fratelli d'Italia e Forza Italia che stanno considerando la possibilità di consentire ai contribuenti di pagare le tasse tramite carta di credito. Inoltre, potrebbero essere apportate modifiche anche ai contributi previdenziali Inps relativi al secondo acconto, con la prospettiva di suddividerli su più mesi anziché versarli in un'unica soluzione a novembre
- L'obiettivo del governo è estendere la possibilità di rateizzazione a tutti i titolari di partita Iva, che rappresentano oltre 5 milioni di contribuenti. Se la proposta verrà definitivamente approvata, gli autonomi non saranno più tenuti a versare anticipatamente metà delle tasse, ma potranno farlo in base ai loro guadagni effettivi alla fine dell'anno fiscale
- Alberto Gusmeroli ha dichiarato a Il Messaggero: "Vogliamo estendere questa misura a tutti, compresi dipendenti e pensionati con altre fonti di reddito, con l'obiettivo di abolire anche la ritenuta d'acconto per un milione di professionisti che non avrebbero più bisogno di essa grazie al pagamento dilazionato delle tasse in 12 mesi"
- Le partite Iva in Italia hanno conosciuto fluttuazioni nel corso degli anni, con un aumento significativo dagli inizi del Duemila seguito da un calo successivo, ma ora si osserva un nuovo incremento
- Sebbene gli autonomi "classici" come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori abbiano registrato una diminuzione di quasi mezzo milione di unità tra il 2014 e il 2022, altre categorie come web designer, social media manager, formatori e consulenti aziendali e informatici stanno invece aumentando
- Al 31 dicembre scorso contavamo 5.045.000 lavoratori autonomi, ma sebbene il numero sia in leggero aumento rispetto a quattro anni fa, va segnalato che rimane ben lontano dai 6,2 milioni degli inizi del 2004, vent'anni fa
- Nei primi 9 mesi del 2023 l'andamento dei lavoratori a partita Iva non ha interessato tutte le regioni. Se nell'ultimo anno il Molise (+8,4%), la Liguria (+8,2%), la Calabria e l'Emilia Romagna (+5,6%) hanno registrato gli aumenti più importanti, l'Abruzzo (-4,9%), l'Umbria (-5,6%), il Trentino-Alto Adige (-8,4%) e le Marche (-10,1%) hanno subito le contrazioni più significative
- Il "blocco sociale" delle partite Iva, oltre 6 milioni prima del Covid, produceva quasi 200 miliardi di Pil e negli ultimi 40 anni è diventato centrale in molte regioni del Paese, una componente strutturale del nostro sistema economico, soprattutto a Nordest