Irpef, governo studia riforma nel 2025: le recenti novità e cosa potrebbe cambiare
Il prossimo anno potrebbe arrivare un nuovo intervento dell’esecutivo sull’imposta sul reddito delle persone fisiche: dopo il passaggio da quattro a tre scaglioni del 2024 si valuta un taglio di un punto percentuale della seconda o della terza aliquota, che potrebbe valere circa un miliardo. Ad essere avvantaggiati sarebbero coloro che hanno un reddito superiore ai 28 mila euro
- Una nuova, possibile, riforma fiscale targata Meloni potrebbe presto vedere la luce. Come sappiamo, da quest’anno gli scaglioni Irpef da quattro sono diventati tre, ma proprio sull’ultimo il governo sta cominciando a fare profonde riflessioni, valutando una possibile sforbiciata all'aliquota degli italiani più benestanti o, in alternativa, un innalzamento della soglia dei redditi a partire dalla quale viene applicata (oggi da 50 mila euro)
- Come detto, le modifiche Irpef introdotte quest’anno prevedono l’accorpamento del primo e del secondo scaglione all’aliquota del 23%, con un aumento della detrazione per chi percepisce un reddito da lavoro dipendente e assimilato non superiore a 15 mila euro annui di 75 euro
- Come dichiarato dal Consiglio nazionale dei commercialisti al Corriere, “queste modifiche determinano un vantaggio per tutti i contribuenti che dichiarano un reddito sopra i 15 mila, mentre il vantaggio è pari a zero per chi dichiara 15 mila euro. Fino a 28 mila euro cresce fino a 260 euro, che in termini percentuali significa lo 0,93%”
- Il decreto prevede inoltre che per evitare che la riduzione dell’Irpef avvantaggi chi dichiara un reddito più alto, in particolare più di 50 mila euro di reddito, ci sia un taglio alle detrazioni per spese eventualmente applicabili pari esattamente a 260 euro. Ma va detto che questo taglio ha effetto solo per chi dichiara alcuni tipi di detrazioni, mentre chi non le dichiara non perde nulla
- In ogni caso, a detta dei commercialisti, “questo si trasforma in un vantaggio secco per tutti i contribuenti che dichiarano più di 240 mila euro di reddito”, poiché impossibilitati per legge ad operare detrazioni per spese e, dunque, il taglio a queste ultime non influisce in alcun modo sui loro redditi rispetto all’anno scorso. Un vantaggio che, in ogni caso, è perlopiù irrisorio in termini percentuali
- Sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2022, si può stimare come l’ammontare totale di riduzione Irpef netta assorbita dai circa 2,5 milioni di contribuenti con redditi al di sopra di 50 mila euro, sia pari a 400 milioni di euro, mentre sale a 2 miliardi per i circa 7,5 milioni di contribuenti che dichiarano tra 28 mila e 50 mila euro di reddito. Ai contribuenti con redditi tra i 15 e i 28 mila euro, pari a circa 13,8 milioni di soggetti, vanno gli altri 2 miliardi di euro
- Inoltre, il taglio Irpef legato alla modifica dei primi due scaglioni di reddito è uguale per tutte le tipologie di reddito, dipendente, autonomo e da pensione. Ma “solo per il reddito da lavoro dipendente si aggiunge un vantaggio specifico per chi dichiara tra 13.500 e 15 mila euro”, evidenziano i commercialisti, “grazie all’incremento della detrazione da 1.880 a 1.955 euro”
- A seguito delle modifiche, la no tax area per i lavoratori dipendenti è stata innalzata a 8.500 euro, lo stesso livello previsto per chi dichiara redditi da pensione, mentre per il lavoro autonomo la no tax area è rimasta ferma a 5.500 euro. I commercialisti precisano che “in virtù del trattamento integrativo spettante ai soli lavoratori dipendenti, la no tax area si innalza per loro a poco sopra i 13 mila euro”
- L’aria di un’ulteriore riforma la si intuisce dalle parole del viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, intervenendo a inizio febbraio al Forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili, ha sottolineato come “per gli anni prossimi sicuramente il nostro impegno sarà di riconfermare la riduzione delle aliquote”, ma “tenendo conto anche che il meccanismo attuale a tre aliquote penalizza le classi medie: quindi vogliamo abbassare la tassazione anche per loro”
- Non è chiaro a chi si riferisca, per questo il Corriere fa due esempi: “Una riduzione dell’aliquota dal 35 al 34% determinerebbe una riduzione dell’Irpef, a parità di ogni altra condizione, fino a un massimo di 220 euro per chi dichiara dai 28 ai 50 mila euro di reddito. Il valore sarebbe di un miliardo di euro”, sostengono i commercialisti. Sotto il miliardo il taglio di un punto dell’aliquota superiore: “È un vantaggio nullo per chi ha un reddito pari o inferiore a 50 mila euro, mentre è via via crescente per chi dichiara più di 50 mila euro”