Lavoro, nel 2023 un’azienda su due ha faticato a trovare figure professionali: i dati
Come certificano i numeri di Unioncamere-Anpal, le imprese che vogliono assumere risentono degli squilibri presenti nel mercato del lavoro a livello territoriale e demografico, visto il calo sempre più pronunciato della popolazione in età lavorativa. "A mancare sono anche competenze digitali avanzate e tecniche di base", ha dichiarato a "Il Sole 24 Ore" Stefano Serra, vicepresidente di Federmeccanica con delega all’istruzione e alla formazione
- Quasi un posto di lavoro su due per le imprese italiane risulta difficile da coprire: non si trovano i lavoratori necessari a rispondere alla richiesta di manodopera del mondo produttivo. A dirlo sono i dati di Unioncamere-Anpal, che tracciano il bilancio tra domanda e offerta di lavoro per il 2023
- La carenza di manodopera è rivelata anche dal boom di richieste di lavoratori extra europei, arrivata con il click day dello scorso dicembre e prevista dal decreto flussi 2023-2025: le domande totali sono state 609.119 per 136mila posti
- Dai dati di Unioncamere-Anpal emerge che su 5,5 milioni di contratti di lavoro necessari alle imprese nel 2023, per il 45,1% è stato difficile reperire il personale. È un tasso di difficoltà medio, che sale al 58,4% nell’industria metallurgica, al 57,6% nelle costruzioni, al 57,1% nel comparto del legno e del mobile. Nell’industria il tasso medio di difficoltà a reperire personale è del 52,7%, mentre nei servizi è del 42,1%
- A livello territoriale, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è sopra la media in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria e Marche. Oltre al problema della corrispondenza tra domanda e offerta, pesa anche la componente demografica e la riduzione della popolazione in età lavorativa: i residenti fra 15 e 64 anni erano 39,1 milioni nel 2010 e saranno 35,9 milioni nel 2030
- La situazione non sembra orientata a migliorare nel 2024. Ogni settore ha le sue esigenze: c’è chi punta sull’ingresso di lavoratori stranieri, chi cerca profili innovativi e specializzati. Confindustria stima che da qui al 2027 per la sola manifattura serviranno 508mila addetti e che, per il 45%, il reperimento sarà difficile
- Secondo le imprese associate ad Assotelecomunicazioni, i profili più critici sono quelli legati alle competenze digitali. Il 75% lamenta difficoltà nell’assumere personale
- A Il Sole 24 Ore Stefano Serra, vicepresidente di Federmeccanica con delega all’istruzione e alla formazione, ha sottolineato come il gap tra l’offerta di capitale umano e il fabbisogno sia un problema che "ci trasciniamo da troppo tempo e che tutte le nostre rilevazioni confermano. Mancano le competenze avanzate digitali: circa il 25% delle nostre aziende ha difficoltà a trovarle. Mentre per le competenze tecniche di base il tasso di difficoltà sale al 40 per cento"
- A domanda su come correggere questo squilibrio, Serra spiega che "non c’è una ricetta; tuttavia, non è ancora sufficiente quello che abbiamo fatto per connettere la scuola con il mondo produttivo. Dobbiamo rendere profittevoli i grandi investimenti che il Pnrr ha portato nel nostro Paese, sia con gli Its, sia con l’università"
- In difficoltà anche il trasporto di passeggeri con autobus (che infatti è stato incluso fra i settori del decreto flussi 2023-2025 per i quali è possibile chiedere lavoratori subordinati extra Ue), dove si registra una carenza di oltre 8mila autisti
- "Bisogna agire su più fronti: quello della formazione scolastica, quello dell’età minima, oggi a 24 anni, per acquisire la carta di qualificazione del conducente, e quello delle Academy avviate da molte aziende per agevolare l’ingresso al lavoro. Infine, bisogna sostenere la parità di genere, visto che oggi solo il 16% dei conducenti è donna", ha dichiarato Nicola Biscotti, presidente di Anav-Confindustria, a Il Sole 24 Ore