Pensioni, dall’Ape sociale a Opzione donna e Quota 103: in quanti li useranno nel 2024
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In attesa della riforma che l’esecutivo vorrebbe portare a termine entro la fine della legislatura, restano in vigore gli attuali strumenti di uscita dal lavoro che, a causa dei paletti imposti, riguarderanno però una platea piuttosto ristretta. Stesso discorso anche per il Bonus Maroni e la pace contributiva, che potrebbero interessare rispettivamente 6500 e 600 lavoratori
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- Una riforma delle pensioni insieme alle parti sociali. Giorgia Meloni nella conferenza stampa di “inizio anno” ha rilanciato il tema della riorganizzazione del sistema previdenziale, non accelerando il discorso ma puntando, come era già noto, a realizzare un intervento strutturale entro la fine della legislatura
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- Nonostante la “fretta” della Lega, che punta a tornare a Quota 41, l’intenzione è quella di realizzare un intervento assolutamente sostenibile, con la premier che ha affermato che va costruito “il sistema migliore possibile ma uguale per tutti”, difendendo le scelte in materia previdenziale fatte con l’ultima legge di bilancio
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- I numeri di Ape sociale e Opzione donna per questo 2024 sembrano essere già chiari: sono 14700 i nuovi accessi stimati per l’anno appena iniziato con l’Anticipo pensionistico sociale, che vede salire a 63 anni e a 5 mesi la soglia anagrafica, e con il canale specifico per le lavoratrici, anch’esso interessato da un aumento del requisito anagrafico
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- E per Quota 103? Sono appena 17mila le uscite previste attraverso questo canale, vincolate per giunta al ricalcolo contributivo dell’assegno e a un tetto pari a 4 volte il trattamento minimo
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- La storia dell’Ape sociale evidenzia come i numeri attuali siano figli di un progressivo restringimento degli accessi: introdotto in via sperimentale nel 2017 e poi più volte prorogato, è un istituto assistenziale selettivo temporaneo a disposizione di lavoratori, rientranti in specifiche situazioni, di lasciare il lavoro prima dei requisiti ordinari ricevendo un assegno “ponte” fino al raggiungimento delle soglie convenzionali. A utilizzare questo strumento sono stati circa 110mila soggetti (con un’età media di 64 anni)
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- Discorso non molto diverso quello di Opzione donna, nata nel 2004 e da allora prorogata di anno in anno: tra il 2010 e il 1° gennaio 2023 le “adesioni” a questo canale di uscita sono state 174.535: il 16,3% delle pensioni anticipate complessivamente liquidate alle lavoratrici
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- I restringimenti adottati nel corso degli anni hanno sensibilmente ridotto la platea collegata a questa via d’uscita pensionistica e anche il “peso” sui conti pubblici. Non a caso Quota 103 con “penalizzazioni”, a partire dal ricalcolo contributivo dell’assegno, peserà nel 2024 sui conti pubblici non più di 149 milioni di euro, cui si aggiungeranno altri 835 milioni nel 2025. La nuova versione, in forma ancora più restrittiva, di Opzione donna costerà, sempre quest’anno, appena 16,1 milioni
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- Già nel corso del 2023 ci sono stati diversi incontri con le parti sociali per realizzare quella riforma, a lungo agognata, del sistema pensionistico che tenga conto anche dei giovani. I sindacati finora non sono rimasti particolarmente impressionati, ma apprezzano lo sforzo della premier. “È apprezzabile il riferimento della premier all’esigenza di dare continuità al confronto sulla riforma del sistema previdenziale cominciando dal tema di una pensione di garanzia per i giovani”, ha dichiarato il leader della Cisl, Luigi Sbarra