Riforma Mes, l'Italia è l'unico Paese Ue a non ratificare: cosa potrebbe succedere
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Il "Corriere della Sera" delinea due scenari possibili: nel primo si ipotizza una crisi del debito nel corso della quale il governo di un Paese non riuscirebbe più a collocare sul mercato i suoi titoli sovrani, nel secondo il crollo di un importante istituto bancario
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- All'indomani dell'intesa dei ministri delle Finanze europei sul nuovo Patto di stabilità, il Parlamento italiano sceglie di non ratificare la riforma del Mes. Il direttore generale del meccanismo europeo di stabilità, Pierre Gramegna, e il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, hanno accolto la notizia con allarme: senza il sì dell’Italia non potrà più essere azionato il 1° gennaio come invece concordato da tutti i leader nel pieno della crisi del Covid
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- E se per il governo si tratta di un'occasione per avviare una riflessione sullo strumento, per i vertici comunitari è l'ennesima occasione persa per avvalersi di un'arma in più per difendersi dagli choc economici che – è il ragionamento che circola fino alla sede del Mes a Lussemburgo - sono "imprevedibili" e mettono a repentaglio la stabilità finanziaria dell'intera Eurozona
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- Il Corriere della Sera ha ipotizzato due diversi scenari per la parte finale del 2024
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- Il primo scenario prevede una crisi del debito nel corso della quale il governo di un Paese non riuscirebbe più a collocare sul mercato i suoi titoli sovrani: presenterebbe perciò richiesta di aiuto al Meccanismo europeo di stabilità
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- I ministri dei Paesi Ue si riunirebbero e deciderebbero un prestito da destinare al governo dello Stato in crisi. In cambio, il Paese si impegna a mettere in atto riforme e interventi molto simili a quelli previsti dal Patto di stabilità e dai Piani nazionali di investimenti e riforme
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- L’Italia, prosegue Il Corriere, nel consiglio del Mes voterebbe a favore del prestito di salvataggio per timore di un contagio finanziario. Questo tipo di salvataggio in linea teorica sarebbe possibile: i meccanismi per prestiti di aiuto o di salvataggio sono già concordati e l’Italia ha già versato la quota di capitale nel Mes. Tutte queste azioni potrebbero aiutare a stabilizzare una crisi sovrana anche di altri Paesi
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- Il secondo scenario ipotizzato prevede invece una crisi bancaria: nella simulazione ipotizzata dal Corriere crolla la terza banca del Paese. Il governo esita a intervenire perché si trova senza le risorse necessarie per salvare un istituto le cui passività in bilancio sono pari al 40% del prodotto interno lordo
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- I risparmiatori vanno nel panico e formano file agli sportelli delle varie banche (non solo quella in crisi). Si crea a questo punto uno scenario simile a quello innescato negli Stati uniti dal fallimento della Silicon Valley nel marzo 2023, con le prime dieci banche in parte già liquidate e incapaci di sostenere le proprie passività
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- Vengono colpiti presto anche i Paesi confinanti. Si ricorre perciò alle risorse del Fondo unico di risoluzione europeo, accumulate grazie ai contributi privati dell’intero sistema bancario dell’area in questi anni. Rischiano di non essere però sufficienti e si teme il pericolo Lehman Brothers. A questo punto viene preso in considerazione il Mes
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- Il Consiglio del Mes si riunisce, ma non può fare molto. Il regolamento del Mes proibisce di usare le sue decine di miliardi per stabilizzare il sistema bancario europeo, perché la riforma a questo scopo non è mai passata. La sta bloccando un solo Paese, cioè l’Italia