Rivalutazione pensioni, accuse al governo: in due anni tagli di 2mila euro. Cosa succede
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Secondo un’analisi Cgil e Spi, la revisione del meccanismo di indicizzazione si traduce in tagli pesantissimi sulle pensioni nel 2023-2024, che raggiungono 962 € per una pensione lorda di 2.300 € e arrivano a 4.849 € per una pensione di 3.840 €. "Il governo ha deciso di fare cassa sulle pensioni. Nel biennio risparmierà quasi 10 mld attraverso il meccanismo di modifica del principio di rivalutazione e da qui al 2032 il risparmio sarà di quasi 60 mld”, dice la segretaria nazionale dello Spi Cgil Tania Scacchetti
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- Mentre la Manovra si prepara ad affrontare il Parlamento, una nuova bordata arriva dallo Spi Cgil sul tema pensioni: l’accusa al governo è di "fare cassa" sui pensionati. Secondo il sindacato, in media tra il 2023 e il 2024 ci sarebbe un taglio di 2mila euro a pensione. "Oltre a essere riusciti nell'impresa clamorosa di peggiorare la legge Monti/Fornero, azzerando qualsiasi forma di flessibilità in uscita, il governo continua a tagliare per migliaia di euro la rivalutazione delle pensioni", ha detto la segretaria confederale Cgil Lara Ghiglione
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- “Il governo lo scorso anno ha introdotto per 2023 e 2024 un meccanismo di rivalutazione fortemente penalizzante per le pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo, di poco superiori a 1.600 euro netti. Le perdite per effetto della mancata rivalutazione si trascinano negli anni e non sono recuperabili. Nei fatti, si decide che non si possono garantire importi adeguati all'aumento del costo della vita. E lo si fa sulla popolazione che sostiene il welfare, aiutando spesso figli e nipoti", accusa la segretaria nazionale Spi Cgil Tania Scacchetti
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- "Il governo ha deciso di fare cassa sulle pensioni. Nel 2023-2024 risparmierà quasi dieci miliardi attraverso il meccanismo di modifica del principio di rivalutazione", ha ribadito la segretaria nazionale dello Spi Cgil Tania Scacchetti, parlando delle ricadute della manovra economica del governo sul sistema previdenziale e pensionistico italiano. "Da qui al 2032, se non cambierà il meccanismo, il risparmio sarà di quasi 60 miliardi", ha aggiunto
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- Secondo Scacchetti, "parliamo di pensioni che non sono d'oro, ma con tagli molto forti. Impiegati, operai specializzati, persone che hanno fatto gli infermieri magari per 42 anni". “È una cosa inaccettabile, aggravata da un altro elemento inserito nella Manovra: il governo vuole rivedere il meccanismo degli indici di rivalutazione che viene normalmente utilizzato. Se si utilizzasse l'indicatore oggi riportato nella Manovra, non avremmo l'indice di rivalutazione all'8,1% nel 2023 e quello presunto del 5,5 nel 2024, ma uno molto più basso", spiega
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- I tagli alle pensioni sono dovuti alla ridefinizione in via transitoria per il biennio 2023-2024 del meccanismo di indicizzazione delle pensioni legato all'inflazione. La disciplina attuale, a regime dal 2000 e modificata nel 2019, prevede che la perequazione venga riconosciuta non a tutti nella stessa percentuale ma secondo 3 fasce: 100% del tasso di indicizzazione per i trattamenti fino a 4 volte l’assegno minimo; 90% tra 4 e 5 volte l’assegno minimo; 75% per i trattamenti superiori a 5 volte il minimo
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- Dopo l’insediamento nel 2022, il governo Meloni ha deciso di aumentare le fasce (6) e diminuire le percentuali. I nuovi scaglioni per il 2023 e il 2024, quindi, sono: assegni fino a 4 volte il minimo rivalutati del 100% del tasso di indicizzazione; 85% tra 4 e 5 volte il minimo; 53% tra 5 e 6 volte il minimo; 47% tra 6 e 8 volte il minimo; 37% tra 8 e 10 volte il minimo; 32% per il 2023 e 22% per il 2024 sugli assegni superiori a 10 volte il minimo
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- Ma quant’è il tasso di indicizzazione? Dal primo gennaio 2023 ne è stato applicato uno provvisorio del 7,3%, mentre quello definitivo è dell’8,1%. A dicembre 2023 è previsto il conguaglio. Dal 2023, quindi, la perequazione è dell’8,1% per i trattamenti fino a 4 volte il minimo (100%); del 6,885% tra 4 a 5 volte il minimo (85%); del 4,293% da 5 a 6 volte il minimo (53%); del 3,807% da 6 a 8 volte il minimo (47%); del 2,997% da 8 a 10 volte il minimo (37%); del 2,592% per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo (32%)
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- E nel 2024? In attesa del definitivo, il tasso è stato fissato al 5,4%. Quindi: del 5,4% (100% del tasso di indicizzazione) per i trattamenti fino a 4 volte il minimo; 4,590% (85%) da 4 a 5 volte il minimo; 2,862% (53%) da 5 a 6 volte; 1,998% (47%) da 6 a 8 volte il minimo; 2,997% (37%) da 8 a 10 volte il minimo; 1,728% (22%) per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo. Il risparmio per lo Stato, come spiega anche il Corriere della Sera, è di oltre 3 miliardi e mezzo nel 2023 e di oltre 6 mld e 800 milioni nel 2024. Per arrivare a 61 mld fino al 2032
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- Qual è l’impatto della revisione del meccanismo di indicizzazione sulle pensioni? Nell'analisi del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi, si calcolano tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024, che raggiungono 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino ad arrivare a 4.849 euro lordi per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (2.735 euro nette)
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- Nell'analisi si legge che "questi tagli, proiettati sull'attesa di vita media, raggiungono importi elevatissimi: si parte da 6.673 euro netti per un pensionato con una pensione netta di 1.786 euro, fino a raggiungere 36.329 euro netti per una pensione di 2.735 euro nette"
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- "Come se ciò non fosse sufficiente, il governo intende cambiare dal 2027 gli indici con cui calcolare la rivalutazione delle pensioni, sostituendo l'attuale indice di perequazione con il deflatore Pil", dice la Cgil. Lo studio spiega che "questa modifica avrebbe un impatto gravissimo sulle pensioni, con una perdita mensile di 78 euro per una pensione di 1.786 euro netti e di 230 euro per una pensione di 2.735 euro netti. Dati che, se proiettati sull'attesa di vita media, raggiungono importi che variano tra 18.019 fino a 35.051 euro di mancato guadagno"