Manovra, le prossime tappe dopo il via libera con riserva dell'Ue: i dubbi di Bruxelles
Né promossi né bocciati: il primo giudizio della Commissione europea sulla Legge di Bilancio del governo Meloni è positivo ma sottolinea diversi problemi, come l’incremento della spesa corrente primaria, i dubbi sul piano privatizzazioni e l’inconsistenza di due misure cardine come il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote Irpef. Un grande aiuto potrebbe darlo il Pnrr correggendo al rialzo le aspettative di crescita del Paese
- Non è una promozione piena e nemmeno una bocciatura. Il primo giudizio sulla Manovra della Commissione europea colloca l’Italia nella lista dei Paesi che non rispettano pienamente le raccomandazioni approvate dal Consiglio Ecofin lo scorso 14 luglio, in particolare per quel che riguarda l’invito a limitare nel 2024 l’incremento della spesa corrente primaria netta all’1,3% così da assicurare una correzione strutturale pari allo 0,7%
- Da qui l’invito a predisporre le eventuali correzioni, in vista del pronunciamento definitivo sulla Manovra che sarà messo a punto la prossima primavera
- Non sono pochi i problemi della legge di Bilancio, ora in esame al Senato, che spinge solo marginalmente il pedale sulla crescita e presenta non pochi elementi di vulnerabilità: uno di questi è certamente il debito pubblico, che per la Commissione europea si attesterà quest’anno al 139,8% del Pil per crescere poi al 140,6% nel 2024 e al 140,9% nel 2025
- Stessa questione anche per il deficit, che per Bruxelles si attesterà l’anno prossimo al 4,4% del Pil, e sembra essere fuori linea sia rispetto ai nuovi parametri che alle regole in vigore prima della sospensione causa pandemia. Per questa ragione è possibile che l’Ue apra una procedura di infrazione, ma se ne riparla comunque dopo il prossimo giugno
- La Commissione ha dichiarato che non c’è pericolo che qualche Paese si veda respinta la sua legge di Bilancio, ma la valutazione potrebbe presto cambiare. Vengono prospettati tre gironi: nel primo si trovano sette Paesi i cui bilanci sono in linea con le raccomandazioni del Consiglio dello scorso 14 luglio; nel secondo ci sono nove Paesi, come l’Italia, i cui progetti non sono pienamente in linea; nel terzo si trovano quattro Paesi, come la Francia, che rischiano di non essere in linea
- Già adesso le prospettive sono molto differenti per questi Paesi: si va da Italia, Lettonia e Paesi Bassi, che devono essere pronti a prendere misure di consolidamento, a Belgio, Finlandia, Francia e Croazia che sono invitate esplicitamente ad assumerle
- La maggiore incognita, in una Manovra finanziata per 15,7 miliardi in deficit (di cui 23,5 miliardi nel solo triennio 2023-2025) è la previsione di una crescita pari all’1,2 per cento, non avvalorata dai dati di Commissione Ue, Ocse, Fmi e anche Banca d’Italia, che invece la reputano sensibilmente più bassa. In caso di effettivo dimezzamento, andrebbe ricalibrata parte dell’impianto su cui si basa la Legge di Bilancio
- La Commissione contesta lo scarso impatto di due misure cardine: la conferma del taglio contributivo, per i redditi fino a 35mila euro, e l’accorpamento al 23% delle due prime aliquote Irpef. A ciò si aggiungono anche i dubbi sull’ambizioso piano di privatizzazioni messo in campo dal Governo, che dovrebbe permettere di incassare ben 21 miliardi nel triennio 2024-2026
- Aleggia un’aura di incertezza anche intorno al Pnrr: secondo Bruxelles potrebbe garantire un prezioso 0,5% in più di crescita all’anno fino al 2026 che, in una prospettiva di crescita da “zero virgola”, sarebbe un contributo tutt’altro che secondario
- Altro problema incombente resta la spesa: a detta della Commissione l’Italia non rispetterebbe la crescita della spesa primaria netta al +1,3% dal 2023 al 2024. La ragione sarebbe legata soprattutto al Superbonus ma, a questo proposito, occorre sospendere il giudizio per capire quale sarà il punto di approdo delle trattative in corso sulla revisione del Patto di stabilità, che sarà discusso dall’Ecofin già l’8 dicembre