Mutui, dove e di quanto è aumentata la rata variabile in Italia: la mappa
Secondo un rapporto della Banca d’Italia, la rata variabile segna +245 euro nel Mezzogiorno e +276 euro in Centro-Italia. Inoltre Nomisma spiega che si assiste a un crollo dell’erogazioni di mutui: -40% da inizio anno. Il tasso variabile erode il 60% del reddito familiare
- La rata dei mutui a tasso variabile è aumentata tra 245 euro nel Mezzogiorno e 276 euro al Centro Italia. È quanto emerge dal focus contenuto nel rapporto della Banca d'Italia “L'economia delle regioni italiane”, che ha calcolato l'andamento mediano, risultato omogeneo in termini percentuali (47% nella media nazionale)
- Alla fine di giugno del 2023 la quota di mutui in essere a tasso variabile è scesa al 36,1%, dal tetto raggiunto nel 2014 del 74,3%. I contratti a tasso variabile sono diminuiti in tutte le macroaree; la loro incidenza si collocava su livelli superiori alla media nazionale al Nord, a fronte di una maggiore preferenza per i mutui a tasso fisso nel Mezzogiorno
- Alla fine di giugno del 2023 la quota di famiglie con mutui era compresa fra il 10% nel Mezzogiorno e il 17% nel Nord Ovest. La durata dei mutui in essere, sia originaria (circa 25 anni) sia residua (prossima a 19 anni), era invece comparabile nelle varie aree
- Il Centro si caratterizzava per gli importi originari e residui più elevati (rispettivamente 120.000 euro e quasi 90.000 euro), riflettendo un livello dei prezzi immobiliari mediamente superiore alle altre ripartizioni; gli importi erano invece inferiori alla media nel Mezzogiorno. La rata mediana del Nord Est era prossima a quella del Centro (circa 600 euro) e maggiore di oltre 50 euro a quella del Sud e delle Isole
- Per i mutui con rate inferiori alla mediana nazionale, verosimilmente contratti soprattutto da famiglie a basso reddito, l’impatto è stato più contenuto, con limitati scostamenti tra aree. Secondo stime basate anche su informazioni tratte dall’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane (Ibf), il maggiore onere avrebbe rappresentato l’8% circa del reddito mensile disponibile mediano delle famiglie italiane indebitate. Questa incidenza risulterebbe leggermente più elevata nelle regioni del Mezzogiorno (circa 9 punti percentuali)
- Secondo quanto rileva l'Osservatorio SalvaLaTuaCasa promosso dalla società benefit Save Your Home e realizzato con Nomisma, “il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce si è tradotto in un crollo del 40%, da inizio anno, nelle erogazioni dei mutui per acquisto casa”
- “Su 3,5 milioni di famiglie con un mutuo in corso, per un valore di oltre 430 miliardi di euro, più del 36% ha un mutuo a tasso variabile - si legge nello studio - e in questo caso la rata raggiunge livelli di allerta per tutte le fasce di reddito fino a 1.900 euro netti mensili, con un peso che arriva a superare il 60% del reddito netto di queste famiglie”
- In un solo anno - si legge nel rapporto - i tassi sono risaliti ai livelli di dieci anni fa. La forte frenata delle erogazioni indica un notevole peggioramento nella sostenibilità di rate elevate". Nomisma rileva inoltre come "la componente dei mutui a tasso variabile resti elevata nonostante surroghe per oltre 60 miliardi dal 2012 a oggi. Tra settembre 2022 e gennaio 2023 si registra fino al 60-70% di erogazioni a tasso variabile, pari a circa 10 miliardi di euro
- Le sostituzioni recenti, da tasso variabile a fisso, appaiono una soluzione d'emergenza e tardiva rispetto agli aumenti preesistenti, che fissa inevitabilmente le rate mensili su valori elevati e molto meno sostenibili". Lo studio, che parla di vera e propria "emergenza mutui", segnala come "la politica monetaria restrittiva della Bce faccia da freno all'economia spingendo il sistema bancario verso una maggiore prudenza e politiche di erogazione più selettive”
- A questo si aggiunge una diminuzione del reddito disponibile per le famiglie: si stima che il 79% degli italiani abbia un reddito lordo inferiore a 30.000 euro annui, con il 31% dei contribuenti che addirittura non supera i 10.000 euro. "È quindi elevata la quota di italiani con un budget insufficiente - spiega Nomisma - per la gestione delle spese ordinarie e degli imprevisti, con l'aumento dei tassi, risaliti in un solo anno ai livelli di dieci anni fa, che comprime ulteriormente le disponibilità delle famiglie"