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Commercio, Confesercenti: "Sempre meno aperture di nuovi negozi"

Economia fotogallery
21 ott 2023 - 12:01 17 foto
©Getty

L'Osservatorio Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, stima che per "il 2023 abbiano tirato su la saracinesca poco più di 20mila attività nel comparto, l'8% in meno del 2022 e il numero più basso degli ultimi dieci anni"

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APERTURE NUOVI NEGOZI IN CALO

  • Sono sempre meno le aperture di nuovi negozi in Italia. Carovita, rallentamento dei consumi e concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno crollare anche le nuove nascite, spiega Confesercenti

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I DATI CONFESERCENTI

  • L'Osservatorio Confesercenti, sulla base di elaborazioni dei dati camerali, stima che per "il 2023 abbiano tirato su la saracinesca poco più di 20mila attività nel comparto, l'8% in meno del 2022 e il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila, più del doppio"

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LA CRISI

  • Una crisi che ha falcidiato il tessuto commerciale e che, senza un’inversione di tendenza, è destinata a continuare: secondo le nostre stime, il numero annuale di iscrizioni di imprese nel commercio dovrebbe scendere a poco più di 20mila già quest’anno, per arrivare a circa 11mila nel 2030

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I SETTORI COLPITI

  • Il crollo delle nuove aperture riguarda quasi tutte le tipologie di commercio in sede fissa, con cali particolarmente rilevanti per i negozi di articoli da regalo e per fumatori (-91%, -1.293 nuove aperture rispetto al 2013), per i gestori carburanti (-80%, 441 aperture in meno), per edicole e punti vendita di giornali, riviste e periodici (-79%, pari a -625 aperture),  

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LE CONSEGUENZE

  • Calo anche per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature, che nel 2023 dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività, -3.349 rispetto a dieci anni fa. E con la progressiva riduzione della rete di negozi, anche gli intermediari del commercio perdono pezzi: per il 2023 si prevedono solo 9.306 nuove iscrizioni, quasi la metà delle 18.149 del 2013

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COMMERCIO ONLINE

  • Tra le attività del commercio, le nascite di imprese aumentano solo nel commercio via internet, che vede esplodere le iscrizioni rispetto a dieci anni fa (6.427 quest’anno, il 188% in più). Ma è un numero assolutamente insufficiente a compensare il calo di natalità complessiva del settore (-23.320 rispetto al 2013)

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AMBULANTI

  • Aperture in caduta libera, evidenzia Confesercenti, anche per il commercio su aree pubbliche: quest’anno il comparto dovrebbe registrare solo 3.626 nuove imprese, con un crollo di -9.377 attività rispetto al 2013. Quello del commercio ambulante è un caso particolare

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LA QUESTIONE BOLKESTEIN

  • La situazione dei mercati, purtroppo, appare compromessa dai dieci anni di incertezza innescati dalla questione Bolkestein (autorizzazioni devono  essere rilasciate per una durata limitata e non possono prevedere un rinnovo automatico), che ha portato ad una situazione di insostenibile incertezza, che ha fatto sentire il comparto abbandonato a sé stesso e ha frenato gli investimenti, causando la chiusura di migliaia di imprese e il depotenziamento dell’offerta

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IL TREND

  • Il crollo di aperture di quest’anno è il culmine di una tendenza discendente: nel 2022 le nuove imprese sono state solo 4.008, nel 2021 6.009. Numeri lontanissimi dai livelli del 2013 (13.003) e dei primi anni del decennio passato. Se il trend degli ultimi due anni si mantenesse inalterato, già nel 2025 non ci sarebbero più nuove iscrizioni

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DISTRIBUZIONE PER REGIONE

  • Nessuna regione sfugge alla riduzione di nuove imprese del commercio, con livelli di aperture nel 2023 ovunque inferiori rispetto allo scorso anno. Questo è vero soprattutto nel Lazio (-11%) e Sardegna, Campania e Sicilia (tutte a -10% rispetto al 2022)

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PIEMONTE

  • Nel confronto decennale, invece, la "denatalità" peggiore, in proporzione, è registrata dal Piemonte (-70% rispetto al 2013, pari a 3.201 aperture in meno). Seguono, in questa classifica negativa, la Sardegna (-67%, pari a -852 aperture), il Lazio (-62%, -2.784 neoimprese), la Sicilia (-61%, -2.360 iscrizioni)

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CAMPANIA

  • Se invece guardiamo al numero assoluto delle nuove aperture, sempre rispetto al 2013, è la Campania a registrare il calo più consistente (-4.421 nuove imprese rispetto al 2013), seguita da Piemonte (-3.201), Lazio (-2.784), Sicilia (-2.360), Lombardia e Veneto (rispettivamente -2.325 e -2.088)

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IL COMMERCIO AL DETTAGLIO

  • “Il governo punta giustamente ad arginare il calo di nuove aperture adottando provvedimenti a favore delle famiglie”, commenta nello studio Confesercenti. “Una situazione simile di denatalità interessa, però, anche il mondo delle attività economiche. In generale, in Italia, si fa sempre meno impresa, e chi soffre di più è sicuramente il commercio al dettaglio"

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"DESERTIFICAZIONE COMMERCIALE"

  • "Il crollo delle nascite di nuove imprese sta accelerando il processo di desertificazione commerciale delle nostre città, privando i cittadini di servizi e i territori di ricchezza e lavoro, e la nostra economia di quei negozi e boutique che hanno fatto conoscere al mondo il Made in Italy e valorizzato le nostre produzioni", spiega Confesercenti

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IL MERCATO IN MANO AI GRANDI GRUPPI

  • "Occorre adottare provvedimenti per rigenerare il tessuto commerciale senza il quale assisteremmo ad un drammatico impoverimento dell’economia e della qualità della vita delle nostre città”. “Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell'online, è sempre più difficile: e i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano", ha aggiunto l'associazione

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LE PROPOSTE

  • "Serve quindi un pacchetto di misure ad hoc per sostenere i piccoli esercizi commerciali: noi proponiamo da tempo decontribuzione per i giovani che avviano una nuova attività commerciale e un regime fiscale di vantaggio per gli esercizi sotto i 400mila euro di fatturato l’anno, magari da legare ad obblighi di formazione", ha proseguito Confesercenti

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RIGENERAZIONE URBANA

  • "Ma bisognerebbe operare con più incisività anche sul versante della rigenerazione urbana, delle piccole e grandi città, dei centri come delle periferie delle aree urbane, per contrastare desertificazione e degrado”, conclude la sua analisi Confesercenti

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