
Da oggi in vigore il Digital Services Act: scatta stretta Ue sui contenuti illegali online
Entrano in vigore una serie di nuove regole su trasparenza, tutela di utenti e minori, lotta alla disinformazione: riguardano soprattutto i 19 maggiori social network, piattaforme di acquisto e motori di ricerca. I siti sono stati chiamati ad adeguare le loro politiche alle norme Ue e hanno avuto quattro mesi di tempo per allinearsi. Ora partiranno i controlli: previste multe fino al 6% del fatturato mondiale per le violazioni

Scatta oggi, venerdì 25 agosto, la stretta dell’Unione europea contro i contenuti illegali online. Entra in vigore, infatti, il Digital Services Act: si tratta di una serie di nuove regole su trasparenza, tutela di utenti e minori, lotta alla disinformazione che riguardano soprattutto i 19 maggiori social network, piattaforme di acquisto e motori di ricerca, già individuati dalla riforma
Accordo Ue sul Digital Services Act, nuove regole per le Big Tech su contenuti illegali
Con il Digital Services Act tutte le piattaforme digitali sono chiamate ad adeguare le loro politiche alle norme Ue. Ma le major devono farlo un po’ più in fretta delle altre. I diciannove colossi tra social e motori di ricerca con più di 45 milioni di utenti attivi al mese - come Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Twitter e TikTok - sono finiti sulla lista dei sorvegliati speciali dell'Ue: hanno avuto quattro mesi di tempo, da aprile fino appunto a oggi 25 agosto, per allinearsi
Scatta la sorveglianza Ue su Big Tech e social media per rispetto obblighi di trasparenza
Il Digital Services Act obbliga grandi piattaforme come Google, Facebook, X (l'ex Twitter) e TikTok a prendere provvedimenti per non rischiare multe milionarie, in base al principio che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online
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Le piattaforme devono impegnarsi di più per contrastare i contenuti illegali, i bot e le fake news. Giganti come Google, Microsoft, Apple, YouTube, Amazon, Facebook, TikTok, Instagram o X dovranno, ad esempio, fornire strumenti agli utenti per segnalare in modo facile i contenuti illegali, dando la precedenza alle segnalazioni provenienti dai soggetti più autorevoli. Previsti sistemi di “notifica e risposta” per la rimozione diretta dei contenuti illegali o nocivi
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I siti di e-commerce, altro esempio, saranno tenuti a rintracciare i venditori, per limitare le frodi. E anche gli algoritmi di ricerca devono cambiare all'insegna della trasparenza, consentendo anche di scegliere delle alternative. Le piattaforme, poi, dovranno etichettare chiaramente gli annunci pubblicitari. Inoltre, basta termini e condizioni lunghi e oscuri: le indicazioni di utilizzo dovranno essere semplici e concise in tutte le lingue dei 27 Stati
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Gli utenti devono avere anche la possibilità di rinunciare alla profilazione ed è vietata qualsiasi tipo di pubblicità basata su dati sensibili, come l'origine razziale o etnica, l'orientamento sessuale o le opinioni politiche

Il Digital Services Act (Dsa) vieta anche qualsiasi tipo di pubblicità mirata nei confronti dei minori. I sistemi, poi, sono tutti da riprogettare per “garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori", introducendo strumenti come la verifica dell'età e il controllo parentale

Chi sgarra rischia di incappare in multe fino al 6% del fatturato mondiale per le violazioni e, in caso di recidiva, nel divieto di operare sul suolo europeo. Da ora le compagnie saranno sottoposte a controlli indipendenti regolari, oltre alla rigorosa supervisione Ue

Da oggi, quindi, inizia una nuova era nel web europeo. I grandi operatori dovranno adottare misure per mitigare i rischi e, se già implementate, presentare una relazione sugli effetti ottenuti, con responsabilità crescenti già previste. Le piattaforme sono infatti chiamate a presentare piani annuali di valutazione del rischio per affrontare qualsiasi minaccia che possano rappresentare per la società, compresa la salute pubblica e quella fisica e mentale anche dei minori. Vale anche per l'uso di servizi di intelligenza artificiale come ChatGpt e MidJourney

Le grandi piattaforme come Google o Microsoft hanno già annunciato misure per adeguarsi. TikTok ha reso pubbliche le misure adottate. Amazon, invece, ha depositato un ricorso al tribunale a Lussemburgo contestando di esser inclusa nell'elenco. Stessa cosa Zalando. Nelle scorse ore Meta (Facebook e Instagram) ha fatto sapere che gli utenti potranno tornare a vedere i contenuti in ordine cronologico e non come proposto dall'algoritmo
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