
Legge delega di riforma del Fisco, tra le misure il concordato preventivo biennale: cos’è
Il ddl è ora all’esame del Senato e nel testo potrebbero entrare nuovi emendamenti. Ne fa già parte, invece, il concordato preventivo biennale, che ha l’obiettivo di migliorare il rapporto tra il Fisco e le imprese di piccole dimensioni che siano in regola e affidabili. Si tratta, in sostanza, di un accordo: se il contribuente accetterà la cifra fissata dall’Agenzia delle Entrate, avrà le tasse definite in anticipo e bloccate per due anni (oltre a meno controlli). Ancora da chiarire molti dettagli

Dopo il primo via libera ottenuto dalla Camera, la legge delega di riforma del Fisco è ora all’esame del Senato. Dai partiti sono arrivati diversi emendamenti e sarà la Commissione Finanze di Palazzo Madama a decidere se e quali entreranno nel ddl. Intanto, fa già parte del testo il concordato preventivo biennale, che ha l’obiettivo di migliorare il rapporto tra Fisco e contribuenti di piccole dimensioni. Ecco di cosa si tratta
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Il concordato biennale è riservato alle piccole imprese (ad esempio bar, locali, piccole partite Iva). Si tratta, in sostanza, di un accordo tra il Fisco e il contribuente: il primo stabilirà una cifra, fissando per due anni la base imponibile; il secondo potrà decidere di accettare questa cifra e avere le tasse definite in anticipo e bloccate per il biennio, oltre a meno controlli
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Per definire la cifra, l’Agenzia delle Entrate farà una stima del reddito lordo del contribuente in base alle informazioni in suo possesso. Il contribuente, se riterrà la proposta adeguata e la accetterà, pagherà per due anni quella cifra e riceverà meno controlli da parte del Fisco. Inoltre, anche se alla fine del biennio il reddito effettivo guadagnato risulterà superiore rispetto alle stime delle Entrate, il contribuente non dovrà versare soldi in più
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Su questa misura, comunque, i dettagli sono ancora pochi. A fissarli, infatti, non sarà la legge delega - che si occupa di fissare i criteri generali - ma i decreti legislativi che arriveranno dopo. Non è ancora chiaro, ad esempio, quali saranno i “contribuenti di piccole dimensioni” che potranno accedere al concordato. Si parla di “soggetti di minore dimensione” e probabilmente ci saranno delle soglie di fatturato, ma i numeri sono ancora da valutare e definire
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Inoltre, anche se nel testo della legge delega non se ne parla in modo esplicito, è molto probabile che i contribuenti che rientreranno nei criteri dovranno comunque essere in regola e affidabili. Come spiega il Messaggero, l’affidabilità fiscale delle partite Iva al momento viene misurata attraverso gli Isa (indicatori sintetici di affidabilità): si tratta di una sorta di pagella, con voti da 1 a 10. Per accedere al concordato, è probabile che ci sia bisogno di un voto alto, anche se la soglia è da definire
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Il giornale spiega che, in base ai dati del 2021, se si decidesse di far accedere alla misura i contribuenti che hanno almeno 8, la platea potenziale (a prescindere dalle dimensioni) sarebbe di poco più di un milione di imprese. Se si optasse per il 7 in pagella, invece, la platea si allargherebbe a circa un milione e mezzo

Anche se i dettagli non sono ancora noti, la delega fissa già alcuni paletti. Chi accetta la proposta, ad esempio, non vedrà considerati dal Fisco eventuali redditi maggiori o minori, ma dovrà sempre rispettare gli obblighi dichiarativi e contabili. L’Iva, inoltre, sarà applicata con le regole ordinarie, dentro il meccanismo della fatturazione elettronica. Per chi viola questi aspetti, poi, scatterà la decadenza dal concordato

Ma come faranno lavoratori autonomi e piccole imprese a valutare se accettare o meno la proposta dell’Agenzia delle Entrate? L’offerta, spiega il Messaggero, sarà più allettante per chi ha una prospettiva di crescita del reddito. Un ruolo importante ce l’avranno di certo i commercialisti. “I professionisti possono diventare non solo dei compilatori di dichiarazioni ma dei consulenti, dei pianificatori in grado di suggerire la scelta migliore, ha detto al giornale Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili

Il presidente ha detto di guardare con favore alla misura. Il nuovo strumento, ha detto, è “un patto di fiducia proposto dallo Stato, che favorisce i contribuenti virtuosi. Va ricordato che aderire alla proposta del fisco non sarà un obbligo, ma chi lo farà avrà il vantaggio di vedere molto ridotto il rischio di controlli successivi”. Sempre che si rispettino le regole e si versi l’Iva dovuta. “Il livello dell’evasione nel nostro Paese resta alto, è il momento di cambiare approccio in un’ottica non repressiva ma preventiva”, ha concluso de Nuccio
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