
Banche, ecco i maggiori rischi per gli istituti europei e quali sono quelli più esposti
Lo stato attuale degli istituti sembra essere più pericolante per quelli statunitensi rispetto a quelli europei, ma la situazione non va sottovalutata nemmeno nel Vecchio Continente, a causa della forte interconnessione del sistema. I dati, però, evidenziano come le banche europee non rischino il tracollo ma solo alcuni acciacchi

Una crisi che sembra più forte tra le banche europee che tra quelle statunitensi, nonostante le rassicurazioni delle autorità. È quanto evidenzia Il Sole 24 Ore sulla base degli andamenti dei mercati dell’ultimo periodo, scossi dalle notizie delle crisi degli istituti
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UN CALO DRASTICO – Anche così si spiega la bufera sulla Deutsche Bank che dal giorno del crack della Silicon Valley Bank ha perso il 23% in Borsa, seguita a ruota da altre banche come la francese Societé Generale (-27%), o le spagnole Sabadell (-25%) e Bankinter (-26%). Ma quali sono le vulnerabilità degli istituti europei?
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I MAGGIORI PROBLEMI – Tra le difficoltà segnalate ci sono il pericolo dei derivati; l’esposizione sul mercato dei mutui commerciali negli Stati Uniti; la quantità di perdite potenziali derivanti dai titoli di Stato “congelati” in bilancio; la dipendenza dal mercato dei titoli Additional Tier 1 (azzerati dalle Autorità svizzere) e, infine, la tenuta dei depositi e della liquidità
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I DERIVATI – Il mercato dei derivati non è più quello del 2008. Dopo il crack della Lehman, la maggior parte dei derivati presenta una Controparte centrale che si mette in mezzo a due contraenti annullando difatti il rischio che uno dei due fallisca. I numeri di Deutsche Bank sono simili a quelli delle banche statunitensi ma è evidente come i rischi siano ancora presenti, essendo i derivati connessi ai tassi di interesse, l’esposizione in derivati delle varie banche sul Credit Suisse ed essendo il sistema interconnesso
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IL MERCATO IMMOBILIARE USA – L’altra preoccupazione consiste nell’esposizione delle banche europee sul settore degli immobili commerciali Usa. Le banche del Vecchio continente hanno in generale un’esposizione sull’immobiliare commerciale globale pari in media al 6% del totale crediti, contro il 36% delle banche regionali Usa e il 16% delle grandi banche Usa. Il problema sembra essere maggiore Oltreoceano e nemmeno l’esposizione di Deutsche Bank, esposta per il 7%, crea grossi problemi
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I TITOLI DI STATO CONGELATI - C’è poi il tema delle perdite potenziali. Sono quelle derivanti dai titoli di Stato che le banche non svalutano perché stanno in quella parte del bilancio, nota come "held to maturity", che consente di tenerli “congelati” al costo ammortizzato. Tali perdite restano fittizie fin quando non si realizzano in modo concreto: un problema anche per le banche europee perché hanno 3.300 miliardi di titoli di Stato (dati Eba) e di questi una fetta importante è ”congelata”, proprio a tale voce di bilancio
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GLI ISTITUTI COINVOLTI - Secondo un’analisi del team guidato da Andrea Filtri di Mediobanca Securities, le europee che hanno più titoli di Stato sono Bper (ne ha per un ammontare pari a circa il 14% degli attivi totali e a 3,2 volte il capitale Cet1), Popolare di Sondrio (17% degli attivi e 3,2 volte il Cet1), l’olandese Kbc (15% degli attivi e 3,1 volte il capitale)

I DEPOSITI POSSONO TENERE? - Il motivo per non preoccuparsi troppo è legato anche alla buona “salute” dei depositi in Europa e della liquidità delle banche, che permette di non vendere i titoli di Stato. Tuttavia, se anche dovesse accadere, Mediobanca Securities calcola che in media le banche europee potrebbero sopportare una perdita del 13% dei depositi retail totali per mantenere il “liquidity coverage ratio” al 100%. I più in pericolo restano comunque Ing e Deutsche Bank: alla prima basterebbe una fuga del 7% dei depositi retail e alla seconda del 9%

I DANNI DELL’AZZERAMENTO SVIZZERO - Quando le Autorità svizzere hanno azzerato i titoli “Additional Tier 1” (AT1) di Credit Suisse senza toccare le azioni, il mercato ha subito uno shock. Le vendite sono state forti sui titoli AT1, che servono alle banche per rafforzare il patrimonio. Qui nasce la preoccupazione: che impatto ci sarebbe se il mercato delle AT1 sparisse? Secondo Mediobanca Securities ciò genererebbe una perdita sull’utile per azione in media del 10%. Quindi solo una piccola scossa
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