
Comunità energetiche, in arrivo incentivi e aiuti a fondo perduto. Cosa sappiamo
Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ha inviato all'Ue la proposta di decreto che incentiva le forme di autoproduzione ed autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Sconti in bolletta e contributi a fondo perduto a chi partecipa. Ora si attende il via libera della Commissione Ue. Pichetto Fratin: puntiamo a 15mila comunità energetiche

Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ha inviato all'Unione Europea la proposta di decreto che incentiva le comunità energetiche, cioè le forme di autoproduzione ed autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Ora la proposta di decreto dovrà attendere il via libera della Commissione Ue per l'entrata in vigore
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COSA SONO LE COMUNITÀ ENERGETICHE - Le Comunità energetiche sono gruppi di persone, imprese, cooperative, enti locali, associazioni, enti religiosi che si uniscono per autoprodurre e autoconsumare energia elettrica da fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse. I vantaggi sono molteplici: risparmio in bolletta, riduzione di inquinamento ed emissioni, sicurezza ed indipendenza energetica del Paese
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GLI OBIETTIVI - Si punta alla nascita di 15mila comunità energetiche. “Diamo all'Italia una nuova energia tutta rinnovabile. Il testo, rafforzato e arricchito dalla consultazione pubblica, è uno strumento coerente con il doppio obiettivo di questo governo: la decarbonizzazione entro il 2030 e l'autonomia energetica”, ha detto in una nota il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin
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LE MISURE - Il testo comprende due misure distinte: da un lato, un intervento generale di incentivazione per chi si associa nelle comunità energetiche con una premialità per l'autoconsumo. Dall'altro, uno stanziamento del Pnrr di 2,2 miliardi per il finanziamento a fondo perduto fino al 40% dei costi di realizzazione di un nuovo impianto o di potenziamento di un impianto esistente nel territorio di Comuni fino a 5mila abitanti
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SI PUNTA AI RISPARMI - La potenza nominale massima del singolo impianto, o dell'intervento di potenziamento, non deve essere superiore a un megawatt. La logica di questa previsione è mantenere il carattere 'sociale' e 'comunitario' delle Cer che non possono trasformarsi in imprese produttrici di energia. Con il provvedimento si punta a un duplice obiettivo: incrementare la produzione da rinnovabili e consentire un sostanziale risparmio nei costi dell'energia grazie a un taglio importante al caro-bollette per famiglie e imprese”

COME FUNZIONA - Chi vorrà associarsi in una comunità energetica potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 gigawatt, con un limite temporale fissato a fine 2027. Riguarderà invece solo le comunità realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti la misura che permette l'erogazione di contributi a fondo perduto fino al 40% dell'investimento

I FINANZIAMENTI - L'intervento può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti. In questo caso la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr e punta a realizzare una potenza complessiva di almeno 2 gigawatt e una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora ogni anno. Chi otterrà il contributo a fondo perduto potrà chiedere di cumularlo con l'incentivo in tariffa. Il gestore della misura è il Gse (Gestore dei servizi energetici), che potrà verificare preliminarmente l'ammissibilità dei progetti

TRE FASCE DI INCENTIVI - Per quanto riguarda la tariffa spettante, vengono indicate tre fasce di incentivi: per gli impianti di potenza fino a 600 kilowatt, la tariffa è composto da un fisso di 60 euro per megawattora più una parte variabile che non può superare i 100 euro per MWh; per gli impianti di potenza compresa tra 200 kW e 600 kW, il fisso è di 70 euro più un premio che non può andare oltre i 110 euro per MW; infine, per gli impianti sotto o pari ai 200 kilowatt, il fisso è di 80 euro più una tariffa premio non superiore ai 120 euro per megawattora

IL FATTORE DI CORREZIONE - È poi previsto un fattore di correzione a seconda della zona geografica: 4 euro per megawattora in più per le Regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo) e 10 euro per MWh in più per quelle del Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombadia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto). Nei casi in cui è prevista l’erogazione di un contributo in conto capitale, la tariffa spettante subirà una decurtazione

LE SPESE AMMISSIBILI - La proposta di provvedimento chiarisce quali sono le spese ammissibili e prevede che l’esborso sia finanziabile in misura non superiore al 10% dell’importo ammesso a finanziamento. Le spese sono ammissibili nel limite del costo di investimento massimo di riferimento, di 1.500 euro per kilowatt per impianti fino a 20 kW, di 1.200 euro per kW per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW, di 1.100 euro per kW per potenze superiori a 200 kW e fino a 660 kW e di 1.050 euro per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW
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