
Fondi pensione, rischi e occasioni dopo la crisi del 2022: cosa c’è da sapere
Fino al 2021 avevano un rendimento superiore a quello del Tfr in tutti i periodi temporali, ora le cose sono cambiate. Come spiega Il Sole 24 Ore, nel 2022 tutte le tipologie di comparti hanno fatto registrare il segno meno. Covip: rendimenti netti pari al -9,8% per i fondi negoziali, -10,7% per i fondi aperti e -11,5% per i PIP. Tuttavia, in determinate condizioni alcune persone possono trarre vantaggio da questa situazione

Per i fondi pensione, con l’inflazione alle stelle alimentata dalla crisi energetica e dalla guerra russa in Ucraina, non è un buon periodo. Come spiega il Sole 24 Ore, nel 2022 tutte le tipologie di comparti hanno fatto registrare il segno meno e perdite che per alcune categorie superano il 10%. Tuttavia, ricorda il giornale, in determinate condizioni alcune persone possono trarre vantaggio da questa situazione di crisi
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Secondo il Sole, il 2022 “verrà ricordato per la rivincita del trattamento di fine rapporto (Tfr) sui fondi pensione”. Fino al 2021, infatti, i fondi pensione avevano un rendimento superiore a quello del Tfr in tutti i periodi temporali. Stando ai dati elaborati dalla società di consulenza indipendente Consultique, invece, i fondi pensione sono ora meno convenienti a 5 anni, mentre nel lungo periodo il loro rendimento resta superiore al Tfr
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Secondo quanto rilevato dal Covip, nel 2022 i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa sono stati fortemente negativi mentre il Tfr si è rivalutato dell'8,3%, a causa del calo dei mercati azionari e del rialzo dei tassi di interesse. I rendimenti netti sono stati pari al -9,8% per i fondi negoziali, al -10,7% per i fondi aperti e del -11,5% per i PIP (Piani pensionistici individuali) di ramo III

Valutando i rendimenti dal 2013 al 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato del 2,2% per i fondi negoziali, del 2,5% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr del 2,4%

Le risorse destinate alle prestazioni dei fondi di previdenza integrativa sono, a fine dicembre 2022, pari a 205 miliardi di euro con una riduzione di 7,7 miliardi (-3,6%) rispetto a dicembre 2021. Nei fondi negoziali, l'attivo netto è di 61,1 miliardi di euro (-6,5%), di 28 miliardi nei fondi aperti (-3,2%) e di 45,1 miliardi nei PIP "nuovi" (+2,6%). Nel corso del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 13,9 miliardi di euro (+4,2% rispetto al 2021)

Alla fine del 2022, sottolinea la Covip nel suo Report, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,3 milioni, in crescita di 564mila unità (+5,8%) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,2 milioni (+5,4%)

Prima che la fiducia nei fondi pensione venga minata del tutto, però, c’è da tenere in considerazione un fattore importante: il tempo. Come spiega il giornale, infatti, i ribassi del 2022 possono rappresentare un problema per chi ha poco tempo per recuperare prima della pensione, quindi gli over 60. Ma il discorso cambia per i più giovani, che invece hanno un certo numero di anni di lavoro ancora da affrontare prima del pensionamento
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Inoltre, per i più giovani i cali del 2022 possono essere un’opportunità. Per spiegare perché, il Sole ricorda il meccanismo dei fondi pensione: “L'aderente versa ogni mese i suoi contributi, con i quali viene acquistato un numero di quote prezzate sulla base dei risultati della gestione finanziaria del fondo, fissate in un valore mensile”. Se i prezzi scendono, con la stessa cifra si acquista un numero maggiore di quote. E se prima di riscattare la posizione passano anni, allora è probabile che ci sia una rivalutazione di quelle quote acquistate a prezzo basso
I 25 lavori più ricercati in Italia, secondo LinkedIn: la classificaIn ogni caso, è probabile ma non sicuro. Come successo nel 2022, infatti, può sempre verificarsi quello che in finanza (e non solo) viene chiamato “cigno nero”: un evento, cioè, estremamente raro e con gravi conseguenze. Come quello che l’anno scorso ha visto crollare azioni e obbligazioni, trascinando i mercati in rosso. Una situazione che, anche se non la smentisce, mette a dura prova la teoria secondo cui nel lungo periodo i rendimenti dei mercati azionari siano meno volatili e offrano un rendimento maggiore rispetto ai bond
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Bisogna ricordare, comunque, che le difficoltà non interessano solo i fondi pensione ma anche le pensioni in generale. Il tasso di rivalutazione dei contributi versati all'Inps, infatti, è calcolato sulla base della media geometrica del Pil dell'ultimo quinquennio: nonostante il rimbalzo dopo il lockdown, resterà molto basso

Ma, si chiede il Sole 24 Ore, c’è un modo per proteggere le proprie pensioni anche in caso di eventi inaspettati come quelli del 2022? La previdenza complementare, spiega, ne ha due. Il primo, poco efficace, è l'adesione ai comparti garantiti: proteggono solo il valore nominale del risparmio previdenziale, non quello reale al netto dell'inflazione

Più efficiente, dice il giornale, è il life cycle. Si tratta dell’adeguamento periodico e semi automatico del comparto dell'aderente: nei primi anni “si inizia da quello a maggior componente azionaria, per poi progressivamente diluirne il peso, aumentando quella monetaria a brevissimo termine, per poi passare al garantito negli ultimi anni”. Questo metodo è adottato ormai da quasi tutti i fondi pensione e massimizza i risultati di lungo termine, consolidando i risultati e riducendo via via il rischio. Ma il rischio “cigno nero”, come nel 2022, rimane sempre
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