
Price cap, caos in Ue: la proposta di Bruxelles fa salire il prezzo del gas
L’ipotesi avanzata dalla Commissione europea non piace agli Stati che chiedevano con insistenza un limite alle contrattazioni ma nemmeno a coloro che erano contrari per principio a un intervento sul mercato. Per gli esperti, palazzo Berlaymont dovrebbe iniziare a studiare l’istituzione di un fondo comunitario per aiutare i Paesi che faticano di più a sostenere le bollette, mentre Gazprom minaccia di tagliare le ultime forniture che ancora transitano per i gasdotti ucraini

Appena nato e già sembra destinato a fallire. Il controverso price cap a 275 euro a megawattora proposto dalla Commissione europea scontenta tutti e mette i ministri dell'Energia, attesi a Bruxelles, davanti a un vicolo cieco. Dal quale sarà difficile uscire nelle settimane a venire
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TUTTI SCONTENTI – La stragrande maggioranza dei Paesi - Roma in testa – avrebbe preferito un altro cap, non certo quello presentato da Ursula von der Leyen. Un punto su cui si accodano anche i contrari, guidati da Germania e Paesi Bassi, che del meccanismo invece non vogliono proprio sentir parlare. Anche i mercati sono scontenti, con il gas che ieri è tornato a volare sfiorando i 130 euro al megawattora ad Amsterdam con un aumento dell'8,34%, dopo aver toccato un massimo di giornata a 133,9 euro (+11%)
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UNA PROPOSTA CHE È UN “GIOCO” - C'è chi bolla il testo legislativo come "un gioco", chi come un disegno 'del tutto fuori luogo' e chi esprime profonda "insoddisfazione". Tanto che, è la battuta che circola nelle cancellerie europee, la Commissione europea è riuscita a mettere tutti d'accordo. Con un unico comune denominatore emerso anche dalla riunione, descritta da più parti come molto politica, degli ambasciatori Ue: la proposta è da affossare
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CONDIZIONI DIFFICILI – Tutti concordano sul fatto che la proposta presenti termini decisamente irrealistici, come la soglia (ritenuta decisamente troppo alta), le modalità di attivazione, che prevedono che la quotazione resti al di sopra dei 275 euro a megawattora per due settimane consecutive e che lo spread con gli indici di riferimento globali per il Gnl sia di almeno 58 euro per megawattora per 15 giorni consecutivi. Nemmeno ad agosto, durante la crisi del gas, si sono verificate queste condizioni
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I FAVOREVOLI CHE SONO CONTRARI – “Così è una pura bandiera”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Un punto sul quale concordano anche gli altri Paesi, come la Spagna (con la ministra Teresa Ribeira che si è detta pronta a opporsi "in maniera forte" al testo) e la Polonia (con il premier Morawiecki che si è detto preoccupato per gli effetti del testo sul mercato). Parigi l’ha definita “una proposta insufficiente, inefficace e incoerente” e ha accusato Bruxelles di fare propaganda
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I CONTRARI CHE RESTANO CONTRARI – La commissaria Ue per l’energia, Kadri Simson, non deve fronteggiare solo le critiche dei favorevoli al price cap (come Belgio, Croazia e Grecia) ma anche di quei Paesi che sono solitamente contrari all’interventismo nel mercato in nome dei princìpi liberali, come Berlino e L’Aja, secondo i quali si poteva evitare di formulare questa proposta in quanto "molto rischiosa" per la sicurezza degli stock, "del tutto fuori luogo" e capace di influenzare i mercati in modo negativo, allontanando i carichi di gnl dai porti europei
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COSA PENSANO GLI ESPERTI - Gli esperti di energia sono scettici sul price cap a 275 euro al megawattora proposto dalla Commissione europea. Lo considerano inutile: troppo alto per difendere le famiglie e le imprese da aumenti dovuti alla speculazione, troppo in ritardo rispetto ai prezzi folli della scorsa estate. Tutti pensano che sarebbe meglio ridurre le domanda di gas, e c'è chi propone un fondo europeo per aiutare i paesi che faticano di più a sostenere le bollette, Italia in primis
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L’OPINIONE DI BRUEGEL – “L'Europa non necessita di un price cap, che potrebbe fare più male che bene - sostiene Simone Tagliapietra di Bruegel, think tank che si occupa di energia - ma di un fondo europeo per la crisi energetica, finalizzato a supportare quei Paesi che - come l'Italia - hanno un ridotto spazio fiscale per sostenere famiglie e imprese vulnerabili, incentivando la riduzione della domanda di energia in modo ordinato, come fatto in Germania

IL PARERE DI NOMISMA – “Il price cap andava messo un anno fa, avremmo risparmiato un sacco di soldi. Oggi il problema vero è riequilibrare la domanda e l'offerta di gas in Europa. La domanda è rimasta la stessa, nonostante sia venuto meno il 40% dell'offerta, cioè il gas russo. Bisognerebbe ridurre la domanda, e chiedere a olandesi e norvegesi di produrre di più”, ha dichiarato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia

LA RISPOSTA DI GAZPROM – In un contesto di rialzo dei prezzi del gas in Europa non poteva mancare la minaccia di Gazprom: il gigante russo ha infatti minacciato di tagliare da lunedì le residue forniture all'Europa attraverso i gasdotti ucraini. A questo proposito i 15 Paesi Ue favorevoli al tetto al prezzo, guidati da Italia, Francia e Spagna, si stanno consultando per offrire una risposta comune alla proposta Ue, e faranno appello alla Commissione di rivedere al rialzo le sue ambizioni
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