
Taglio cuneo fiscale per redditi bassi, cosa cambia per le buste paga dal 2023
Nella manovra approvata dal Consiglio dei ministri c’è anche la misura che costa 4.185 miliardi. È previsto l'esonero contributivo del 2% per redditi fino a 35mila euro e del 3% per redditi fino a 20mila euro. La riduzione del cuneo, ha spiegato il Mef, è tutta a beneficio dei lavoratori. Ecco cosa vuol dire per gli stipendi

Nella Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri c’è anche il taglio del cuneo fiscale fino al 3% per i lavoratori dipendenti con redditi bassi. È una misura che costa 4.185 miliardi. È poi previsto l'esonero contributivo del 2% per redditi fino a 35mila euro e del 3% per redditi fino a 20mila euro. La riduzione del cuneo, ha spiegato il Mef, è tutta a beneficio dei lavoratori. "L'orizzonte della legislatura è un taglio del 5% almeno: due terzi al lavoratore, un terzo all'azienda. Anche l'azienda deve avere un beneficio", ha detto Giorgia Meloni
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Ma come incide il taglio del cuneo fiscale - cioè della differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e l'ammontare della busta paga netta che finisce nelle tasche del dipendente - sulle basta paga? Per quanto riguarda i redditi fino a 35mila euro annui lordi non cambia nulla: è stata confermata, infatti, la riduzione del 2% del carico fiscale già introdotta dal governo Draghi. Cambia, invece, per i redditi fino a 20mila euro: c’è il taglio del 3%
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Secondo una simulazione realizzata per l’Ansa dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, per i redditi compresi tra i 15mila e i 30 mila euro il vantaggio “netto”, per 13 mensilità di stipendio, varia dai 24 ai 45 euro netti a mese. Il beneficio lordo, sempre per le fasce reddituali tra i 15mila e i 30 mila euro e sempre a livello mensile, si collocherebbe invece fra "i 34 e i 69 euro"
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La simulazione è stata realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti e mette in luce gli effetti dell'intervento pensato dal governo per rendere più “pesanti” le entrate dei subordinati, con una proroga della riduzione di 2 punti percentuali per il 2023 e un ulteriore incremento di un punto, per un totale di 3, che porta l'aliquota a carico del lavoratore al 6,19%
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I conti dei commercialisti evidenziano anche il guadagno netto, naturalmente più basso del valore del taglio, poiché in questo modo aumenta il reddito imponibile, che ha come diretta conseguenza l'applicazione di una maggiore tassazione Irpef e, di conseguenza, assottiglia l'intervento sul cuneo fiscale
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La Fondazione dei commercialisti ricorda come le correzioni varate dal governo Draghi sull'Irpef siano state positive, seppur limitate, visto che il prelievo fiscale che grava sul lavoro dipendente in Italia resta alto e generalmente, per mancanza di adeguate risorse, si riescono a effettuare piccole correzioni e non interventi strutturali. Il taglio del cuneo fiscale del governo Meloni, aggiungono, va comunque a favore del reddito imponibile ed è orientato a spingere i consumi: fattori in questo momento, insieme alle iniziative per le bollette, importanti

Come ricordano i professionisti, al momento - considerate le riduzioni introdotte dal governo Draghi con la legge di Bilancio 2022 e con il decreto Aiuti bis - l'aliquota contributiva a carico del lavoratore è stata tagliata dal 9,19% al 7,19%. Tale riduzione resta in vigore fino al 31 dicembre 2022 e si applica ai lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità, equivalente a un reddito lordo annuo di 35mila euro. Dal 2023 entrano in vigore le novità del governo Meloni

Secondo i dati Ocse, contenuti nel report “Taxing wages 2022” riferito al 2021, il cuneo fiscale pesa sui lavoratori italiani più che su quelli di molti altri Paesi. In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 36 Paesi si colloca al 34,6%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% del Cile a oltre il 52,6% per il Belgio

L’Italia è al quinto posto: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 46,5%. La percentuale è composta per il 15,3% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%)
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