
Auto elettriche, crollano le vendite in Italia: i dati e le ragioni del fenomeno
Nel primo semestre 2022 l’acquisto di vetture a zero emissioni nel nostro Paese è crollato del 17,6%, un dato che contrasta con il boom del resto dell'Europa, dove si segnala un +30%. La spiegazione è legata alla mancanza di incentivi che sostengano realmente il compratore, così come accade negli altri Stati Ue

Poco più di dodici anni di storia, se paragonati a quelli del motore a scoppio, non sono nulla. Il 2035, anno in cui l’Ue vieterà le vendite di auto a benzina e diesel, è dietro l’angolo. Paesi e aziende stanno cercando di mettersi in regola con questo cambiamento che pare epocale ma c’è un solo Stato che va in decisa controtendenza rispetto agli altri: è l’Italia. Se nel resto del Continente le vendite di veicoli elettrici schizzano alle stelle, lo stesso non si può dire per il nostro Paese
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I DATI – Come evidenzia Il Sole 24 Ore, il paragone sembra impietoso: durante il primo semestre 2022 le vendite di auto elettriche pure (Bev) sono crollate del 17,6% in Italia, a fronte di una crescita di quasi il 30% nel complesso dell’Unione Europea. Il trend italiano è persino peggiorato negli ultimi mesi con un -40% a settembre. L’Italia in sei mesi ha immatricolato poco meno di 25mila Bev contro le 167mila della Germania, le 115mila della Gran Bretagna, le 93mila della Francia e le 40mila della Svezia
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UNA DISTANZA SIDERALE – “La nostra previsione per l’Europa occidentale nel 2022 è di 1,45 milioni di auto elettriche immatricolate (pari al 14,5% del mercato). Con l’aggiunta delle auto plugin, prevediamo che nel 2022 l’Europa occidentale avrà una vettura alla spina (Bev + plug-in) su quattro”, dice Matthias Schmidt, analista tedesco del mercato delle elettriche in Europa. In Italia però, se va bene, la percentuale di auto elettriche immatricolate sarà appena del 9%. Le ragioni di tale distanza sono in parte attribuibili al contesto normativo
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GLI INCENTIVI - Nel triennio 2019-2021, l'incentivo per acquistare un’auto elettrica in Italia variava da 4 a 6 mila euro, per acquisti eseguiti senza o con rottamazione. Nel corso del 2022, invece, l’incentivo è stato dimezzato, risultando pari a 3 mila euro per chi rottama e 1.500 per chi non ha una vecchia auto da dismettere
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IL DECRETO DEL MISE - In questo senso il decreto ad hoc fatto dall'ex ministro Giorgetti serve a rimediare a questa situazione: adesso chi ha un reddito Isee inferiore a 30mila euro e decide di acquistare un’auto elettrica potrà accedere a un contributo che sale fino a 7.500 euro, in caso di rottamazione, e a 6 mila euro senza rottamazione. Rivisti anche gli importi per le ibride plug-in (6 mila euro con rottamazione e 3 mila senza). Previsto anche un contributo fino all’80% della spesa per l’installazione di colonnine di ricarica, fino a 1500 euro per richiedente
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I PROBLEMI - A condizionare il mercato italiano nel 2022 c'è anche il tetto al prezzo di acquisto delle elettriche pure per accedere agli incentivi, che non può superare i 35 mila euro. “Il cap limita moltissimo l’acquisto di auto che ricaricano ad alto voltaggio, e quindi che permettono ricariche più veloci. Queste auto costano di più, ma sono anche quelle che si diffonderanno di più, perché per il consumatore i tempi di ricarica veloci sono un fattore determinante”, sostiene Francesco Naso, segretario generale di Motus-E
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LA PLATEA DEI BENEFICIARI – Un problema è rappresentato anche dalla platea dei beneficiari. Negli altri Paesi europei gli incentivi per le auto elettriche pure sono previsti sia per i privati che per le flotte aziendali e per le società che praticano il noleggio a lungo termine. Un sistema presente anche in Italia fino al 2021, ma quest’anno le imprese sono state invece escluse dai nuovi incentivi. “Il decreto del Mise che rimodula gli incentivi per le auto elettriche ha corretto queste stortura, ma sarà difficile cambiare il trend del 2022”, sostiene Naso
Tesla richiama oltre un milione di auto elettriche per un problema ai finestriniL’UTILITÀ DEL NOLEGGIO - Una ricerca condotta da Bain ha calcolato che il 30% delle auto noleggiate da privati nel 2021 è costituito da veicoli con emissioni inferiori ai 60 grammi per km (elettriche pure o ibride plug-in). Agevolare le flotte aziendali, oltre che favorire la penetrazione delle elettriche nel mercato, genera un altro vantaggio: permette nel medio periodo di mettere in circolazione un usato di qualità di auto elettriche a un costo più abbordabile rispetto al nuovo

MERCATO BLOCCATO - Diversi Paesi europei hanno subito utilizzato i fondi del Pnrr per varare piani triennali di incentivi per l'acquisto delle auto elettriche. In Italia invece fino a maggio del 2022 non è stato possibile: il mercato dell’auto non ha avuto nessun chiarimento sugli incentivi e non ha potuto fare programmazione. “Tutta questa incertezza ha penalizzato fortemente le vendite di auto elettriche”, sostiene Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, l’associazione che rappresenta le case estere in Italia
LA DOMANDA ITALIANA - Non è ovviamente solo colpa degli incentivi, anche se la gran parte del calo è legato a questo. L’Italia sconta anche la scarsa offerta di elettriche nei segmenti A e B: i consumatori italiani sono più propensi all'acquisto di auto di piccole e medie dimensioni, appartenenti ai segmenti A e B, dove al momento l'offerta non è ampia. I lanci di modelli in questi segmenti sono stati infatti rallentati dalla crisi della componentistica e in molti casi rinviati al 2023

LA MANCANZA DI INFRASTRUTTURE – Non mancano i problemi anche a livello di infrastrutture di ricarica, nonostante i progressi degli ultimi anni. Paesi come Germania e Olanda hanno una rete molto più capillare, senza contare che l’Italia è indietro anche nella presenza di colonnine private nelle case e nei condomini

IL PERICOLO PER L’AUTOMOTIVE – Questo può anche rappresentare un problema per il settore automotive italiano. “Se il Paese non dimostra di avere una visione chiara sulle auto elettriche, anche le imprese non indirizzeranno mai abbastanza sviluppo e investimenti in questa direzione, proprio nel momento in cui sarebbe invece necessario farlo", evidenzia Naso. Rimanendo così drammaticamente fuori
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