Dopo il voto, caccia alle risorse per bollette e manovra

Economia

Simone Spina

Trovare altri soldi per raffreddare i prezzi dell’energia e per la legge di Bilancio del 2023. Sono queste due delle scommesse più impegnative che il futuro governo dovrà affrontare non appena si sarà insediato. A complicare il quadro ci sono i tempi stretti e l'economia in frenata

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Per il futuro governo le prima grane probabilmente riguarderanno i soldi. Chi siederà a Palazzo Chigi dovrà fare i conti con gli aiuti contro il caro energia e la manovra per il prossimo anno. Un’accoppiata che, sommata alle risorse che servono per mandare avanti la macchina dello Stato, potrebbe richiedere una quarantina di miliardi.

Bollette, aumenti in arrivo

Tra bollette alle stelle, e destinate ad aumentare da ottobre, l’inflazione che si mangia gli stipendi e il previsto rallentamento della crescita, trovare i denari sarà un rebus. Il tutto con tempi strettissimi. Gli aiuti varati per arginare il caro vita, tra sgravi fiscali alle imprese sull’energia, sconto sui carburanti e misure per raffreddare l’impatto di gas e luce sulle famiglie, valgono circa 17 miliardi a trimestre. E alcuni di questi argini ai prezzi ora non coprono tutto il 2022.

La coperta è corta

Bisognerà poi trovare altri tre miliardi e mezzo per prorogare, da gennaio, il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori, se si vuole continuare a rendere un po’ più corposa la busta paga. Con l’anno nuovo, poi, si aprono altre voci di spesa: l’adeguamento delle pensioni al caro vita (8-10 miliardi se pieno ed esteso a tutti), il rinnovo dei contratti degli Statali (in teoria fino a 16 miliardi). Tutto questo senza considerare le promesse di chi ha vinto le elezioni, che spaziano dalle pensioni (se non si fa nulla dall’anno prossimo serviranno 67 anni per lasciare il lavoro) al taglio delle imposte con la flat tax, anche nella versione più leggera proposta da Fratelli d’Italia.

Economia in frenata

In questo quadro, la certezza che l’economia viaggerà a rilento. Le prospettive per il 2023 sono al ribasso: il governo uscente dovrebbe stimare una crescita tra lo 0,5 e l’1 per cento e, tra le ultime previsioni, la più ottimistica (quella dell’Ocse) ci dà in rialzo dello 0,4; per Fitch e S&P Global, invece, saremo in recessione (-0,7% e -0,1%). Questa frenata, insieme all’inflazione e all’aumento dei tassi, porterà a un balzo del deficit (quindi: meno denari in cassa da poter utilizzare) e a costi del debito (cioè interessi sui titoli di Stato) più alti.

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