Energia, più carbone per contrastare i tagli di gas da Mosca

Economia

Simone Spina

Questa la strategia di Germania, Austria e Olanda. In questo modo sarebbe più semplice garantire le riserve di metano per l'inverno. Anche l'Italia potrebbe adottare una decisione simile

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Tra le varie carte da giocare per contrastare una possibile crisi energetica c’è anche il carbone. Germania, Austria e Olanda hanno detto che lo faranno e anche l’Italia potrebbe produrre più energia elettrica nelle sei centrali di questo tipo ancora attive. Servirebbe per riempire il più possibile i nostri depositi di gas (ora al 55 per cento) prima dell’inverno, quando i consumi saranno molto più alti di adesso.

 

A caccia di riserve di gas

Utilizzare temporaneamente a pieno regime gli impianti a carbone (già messi in moto nei mesi scorsi) avrebbe lo scopo di bruciare meno metano, destinandone così una parte agli stoccaggi, che entro l'autunno dovrebbero raggiungere il 90 per cento. Si stima che mandando al massimo le centrali a carbone italiane si potrebbe raddoppiare la produzione, ma anche in questo caso si riuscirebbe a soddisfare solo il 10 per cento delle nostre necessità, contro il 60 garantito dal gas.

Berlino: decisione amara 

Molto più rilevante il peso del carbone per Berlino, che utilizzerà di più questa fonte per contrastare il taglio delle forniture dalla Russia. Per il vicecancelliere tedesco, e leader ambientalista, Robert Habeck, ricorrere alla materia prima più inquinante per un paio d’anni è “una decisione amara ma essenziale”. La Germania mantiene l’obiettivo di abbandonare il carbone nel 2030 ma resta il rischio che la guerra in Ucraina scompagini i piani europei di lotta all’inquinamento.

Incentivi e tetto al prezzo del metano

Il ritorno al carbone, comunque, non basta. E il governo tedesco prevede aiuti per incentivare le società a riempire le riserve: gli alti costi del metano (sei-sette volte di più di un anno fa) scoraggiano infatti gli acquisti. Una mossa, quest’ultima, che sarebbe anche nel radar di Palazzo Chigi mentre a Bruxelles si fa strada l'ipotesi di fissare un tetto comunitario al prezzo del metano importato da Mosca.

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