Premi di produttività aziendale, tassazione agevolata al 5% anche nel 2025. A chi spettano

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Nella Legge di bilancio spunta la proroga di un anno dello "sconto", introdotto nel 2023, sul prelievo fiscale dei premi di risultato riconosciuti ai lavoratori del settore privato. Anche per il prossimo anno dunque viene previsto il dimezzamento dell’aliquota originaria (10%) ma vengono escluse le fasce di reddito più elevate.

Quello che devi sapere

I requisiti

  • Come previsto da una norma inserita nella Legge di bilancio all’esame della Camera, l’agevolazione si applica ai premi di risultato riconosciuti ai lavoratori del settore privato con reddito annuo inferiore a 80mila euro

Per approfondire:

La rubrica di Carlo Cottarelli: "Cosa dobbiamo aspettarci dalle politiche economiche di Trump"

I requisiti

Cosa sono i premi di risultato

  • Erogati con importi variabili, i premi di risultato dipendono dagli incrementi di produttività conseguiti dall’azienda. L’incentivo scatta poi in caso di aumento di altri parametri come redditività, qualità, efficienza e innovazione. Come spiega Ipsoa, trattandosi di guadagni supplementari rispetto allo stipendio, i premi sono soggetti ad una tassazione sostitutiva dell’Irpef (e relative addizionali) entro il limite massimo di 3mila euro lordi

Premi green

  • In futuro tuttavia l’erogazione dei premi di risultato potrebbe includere sempre di più nuovi criteri legati al tema della sostenibilità ambientale. In tal senso, la recente approvazione del decreto che recepisce la direttiva europea 2022/2464 (Corporate sustainability reporting standard directive), rappresenta un incentivo per le aziende ad aggiornare in chiave “green” i parametri che definiscono il raggiungimento del premio

I dati

  • Come evidenzia il Rapporto Digit@Uil 2022/2023, l’agevolazione fiscale ha spinto le aziende a riconoscere un numero sempre maggiore di premi di risultato. Nel 2023 i lavoratori che hanno beneficiato dell’incentivo hanno superato quota 2,7 milioni, oltre 400mila in più rispetto al 2020 quando la platea si era fermata a 2,3 milioni. Da quando è stato introdotto il dimezzamento dell’aliquota, sono inoltre saliti gli importi. Il Rapporto calcola che nel 2023 il premio medio è stato di 1.692 euro, 4,5 punti percentuali in più rispetto al 2022

La stima del Ministero

  • Secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro, nel 2024 i lavoratori potenzialmente interessati dai premi di produttività aziendale sfiorano i 5 milioni (4,8 milioni). Nell’anno in corso crescono inoltre i contratti collettivi che contemplano la possibilità per l'azienda di erogare l'incentivo ai dipendenti: sono 17.995, il 17% in più rispetto al 2023

La divisione territoriale

  • Per quanto riguarda la divisione territoriale, la maggior parte delle aziende che riconosce premi di risultato opera nel Nord Italia (74%). Sul punto, la forbice Nord-Sud è evidente laddove solo il 17% delle imprese che concedono questo tipo di incentivi si concentrano nel Centro Italia, mentre il 9% operano nel Mezzogiorno. A livello di Regioni, la Lombardia registra il maggior numero di contratti collettivi orientati ai premi di risultato (4.970), seguita dall’Emilia-Romagna (3.084) e dal Veneto (1.991). Molise, Valle D’Aosta e Basilicata risultano invece le Regioni con meno contratti collettivi attivi (sia di tipo aziendale sia territoriale) con numeri che variano da 23 a 69

I settori

  • L'ultimo report sui premi di produttività del Ministero del Lavoro, diffuso il 15 ottobre scorso, certifica come il maggior numero di depositi venga corrisposto da aziende che operano nel settore dei servizi (61%). Poco più di un terzo è invece rappresenta da realtà attive nell’industria (38%) mentre una quota minima, pari all'1%, fa capo all’agricoltura

Il valore annuo del premio

  • Secondo il report del Ministero, il valore annuo del premio aziendale si attesta a 1.505,39 euro di cui di cui 1.720,57 euro riferiti a contratti aziendali e 725,39 euro a contratti territoriali

Gli effetti dell'agevolazione

  • Nonostante il limite reddituale, l’agevolazione fiscale ha stimolato un numero crescente di imprese a riconoscere il premio di risultato ai dipendenti che concorrono a generare utili dell’impresa. Di conseguenza, il meccanismo sta spingendo, almeno in parte, al recupero del potere d’acquisto per una quota di lavoratori attivi nel settore privato, pari a un quarto sui 18 milioni di dipendenti totali

Premi e fringe benefit

  • L’agevolazione fiscale non sembra tuttavia aver ridotto il numero di lavoratori che su base volontaria optano per la conversione del premio in beni e servizi di welfare. A incentivare questo passaggio ha influito l’innalzamento della soglia esentasse dei fringe benefit che per quest’anno si attesta a 2mila euro per i dipendenti con figli a carico e di mille euro per tutti gli altri lavoratori. I limiti coperti dall’imponibilità fiscale spingono alla conversione del premio in buoni utili ad affrontare le spese quotidiane, come i voucher per la spesa e la benzina, oppure indirizzati al welfare (come per esempio l’abbonamento in palestra)

Per approfondire:

Manovra, da bonus assunzioni a fringe benefit per chi si sposta: misure per l’occupazione