
UK, la guerra in Ucraina minaccia anche i Fish & Chips: uno su tre rischia di chiudere
L'aumento dei prezzi e il fatto che il settore faccia affidamento su alcuni prodotti in arrivo da Russia e Ucraina hanno causato una grave crisi: alcune realtà potrebbero non esistere più tra qualche mese. La crisi alimentare però è molto più ampia e non riguarda solo il Regno Unito

La guerra in Ucraina sta avendo ripercussioni molto serie in più settori, compreso quello alimentare. Nel Regno Unito a farne i conti potrebbero anche essere i famosi Fish & Chips, ovvero i locali che servono questo tipico piatto inglese a base di pesce e patatine fritte
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Secondo Andrew Crook, il Presidente della Federazione Nazionale che raggruppa alcune di queste realtà, una su tre potrebbe chiudere nei prossimi nove mesi
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Crook ha detto a CNN Business che si tratta della crisi più grave che abbia mai visto. I problemi sono essenzialmente dovuti all’aumento dei prezzi degli ingredienti fondamentali, ovvero olio e merluzzo
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Secondo l’esperto, i prezzi hanno iniziato a salire già con la Brexit, ma dalla fine di febbraio, cioè da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, sono schizzati
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CNN Business spiega che l’industria del Fish and Chips è in particolare difficoltà perché conta molto su prodotti di importazione russa e ucraina. Secondo quanto riferisce la testata citando Crook, il 40% del merluzzo e di altro pesce che questi locali usano arriva da acque russe mentre circa metà dell’olio di girasole è importato dall’Ucraina. Ora il prezzo di questo ingrediente è schizzato ed è aumentato anche quello di una sua alternativa: l’olio di palma
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Queste difficoltà, fa notare la testata, si sommano a un altro problema comune di questi tempi: bollette energetiche strabilianti. Da qui la crisi

Oggi, stima Crook, si pagano circa 8.50 sterline (10 euro) per un piatto di questo tipo, quando un anno fa se ne pagavano sette. Si tratta di un incremento del 21% ed è molto problematico per chi, come lui, opera in questo settore perché si tratta di un piatto economico e le persone si aspettano di pagarlo poco. I risultati si vedono già: lui stesso ha perso dei clienti

La CNN fa notare che queste realtà stanno vivendo la peggior crisi legata all’aumento del costo della vita da decenni, ma le sfide potrebbero non essere finite. Alcune compagnie, per esempio, temono l’imposizione di dure tariffe d’importazione sul pesce bianco russo e hanno cominciato a fare scorte di alternative, facendo salire il prezzo del pesce islandese e norvegese. Crook dice che per molti questo "non è solo un lavoro". Come nel suo caso, alcuni hanno infatti deciso di lavorare nel settore prendendo in mano attività familiari e non vogliono vederne la fine

L’aumento dei prezzi dei prodotti è una questione di cui si sta occupando anche l’Onu. David Beasley, a capo del Programma alimentare mondiale (in foto), lo ha definito “il problema numero 1” e ha detto che nel 2023 “ci sarà un problema di disponibilità di cibo”. L’esperto ha poi aggiunto: "La mancata apertura dei porti nella regione di Odessa sarà una dichiarazione di guerra alla sicurezza alimentare globale e si tradurrà in carestia, destabilizzazione e migrazione di massa in tutto il mondo"

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres (in foto) ha invece detto che “aumenti dei prezzi fino al 30% per alimenti di base minacciano i paesi dell'Africa e del Medio Oriente, tra cui Camerun, Libia, Somalia, Sudan e Yemen"