Anche il clima e la pandemia pesano sull'emergenza alimentare che nel 2021 ha colpito quasi 200 milioni di persone in 53 Paesi del mondo
Nel 2021 le persone colpite da grave insicurezza alimentare sono state quasi 200 milioni in oltre 50 territori in tutto il mondo. Questi sono i numeri allarmanti contenuti nel rapporto annuale Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. L'emergenza fame tocca più precisamente 193 milioni di persone in 53 Paesi e le cause principali sono i conflitti e gli shock economici sui prezzi. Pesanti anche le conseguenze del Covid e le condizioni climatiche estreme. Il 2021 quindi segna un aumento di quasi 40 milioni di persone in crisi alimentare rispetto all'anno precedente.
Etiopia, Sudan, Madagascar e Yemen in fase di catastrofe
Come segnalato nel rapporto annuale Fao sulle Crisi alimentari, l'insicurezza alimentare si è aggravata notevolmente negli ultimi anni. La popolazione in crisi alimentare o in una situazione ancora peggiore è quasi raddoppiata tra il 2016 e 2021, con aumenti costanti ogni anno dal 2018. I Paesi particolarmente colpiti sono l'Etiopia, il Sud Sudan, il Sud del Madagascar e lo Yemen. In questi quattro territori è maggiore il rischio di carestia e di morte diffusa: qui il numero di persone che si trova nella fase di 'catastrofe' (Fase 5) è aumentato del 571% passando da circa 93.000 persone nel 2016 a 570.000 nel 2021. Le persone che si trovano invece in Fase 4, quella di emergenza e sull'orlo della fase più grave, sono quasi 40 milioni in 36 Paesi.
Servono 1,5 miliardi per aree a rischio cibo
Come si legge nella relazione della Fao, sono circa 180 milioni le persone (provenienti da 42 dei 53 paesi in crisi alimentare) che nel 2022 si troveranno nella Fase di crisi più grave. A fronte di un ulteriore aumento dell'insicurezza alimentare acuta rispetto non solo all'anno scorso, ma anche ai cinque anni precedenti, secondo un'analisi del 2021 condotta dal Global Network Against Food Crises l'importo di denaro stanziato per i settori alimentari in 55 paesi/territori in crisi alimentare nel 2020 è stato il più basso registrato nei cinque anni del GRFC. "Non c'è tempo da perdere" scrive la Fao ricordando che è necessario stanziare almeno 1,5 miliardi di dollari. "La produzione agricola è possibile ed efficace anche in contesti di crisi difficili". "In molte regioni a rischio "la stagione della semina sta iniziando o sta per iniziare. C'è una finestra di opportunità per stabilizzare e aumentare la produzione alimentare locale" spiega il rapporto.
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Investire nell'agricoltura
La prevenzione delle crisi alimentari, prosegue la Fao, "inizia con la produzione di cibo dove è più necessario. Tra il 60 e l'80 per cento delle persone attualmente in condizioni di grave insicurezza alimentare acuta è rappresentato da agricoltori, pastori, pescatori e silvicoltori, nelle aree rurali e che dipendono dall'agricoltura per la sopravvivenza". Per una famiglia in grave difficoltà, anche solo "una tazza di latte al giorno può fare la differenza tra la vita e la morte". Per questo motivo è necessaro "investire in agricoltura" ma "i finanziamenti al settore agricolo sono stati notevolmente scarsi, rappresentando solo l'8% dei fondi al settore della sicurezza alimentare nel 2020. Dobbiamo cambiare questa tendenza. Investire nell'agricoltura e nei mezzi di sussistenza rurali - conclude la Fao - è strategico ed economico: il rendimento è 10 volte rispetto all'assistenza alimentare".
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Gli impatti della guerra in Ucraina
"La guerra in Ucraina avrà gli impatti più devastanti sui Paesi in crisi alimentare, oltre quelli già sull'orlo della carestia" afferma l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. (GUERRA IN UCRAINA. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA). I Paesi che già affrontano alti livelli di fame acuta, "sono particolarmente vulnerabili ai rischi creati dalla situazione nell'Europa orientale, in particolare a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti alimentari e agricoli e per la vulnerabilità agli shock dei prezzi alimentari". Di fronte a ciò, "è necessaria un'azione umanitaria urgente su vasta scala".