
Gas dalla Russia, quali Paesi potrebbero pagare in rubli e cosa sono i "conti K"
L'Ungheria ha annunciato che pagherà le forniture dalla Russia seguendo le direttive del decreto di Putin. Per la Commissione europea le transazioni direttamente in rubli comportano un "aggiramento delle sanzioni". Alcuni Stati europei avrebbero aperto conti presso Gazprombank che, dopo aver ricevuto i pagamenti in euro o dollari, li convertirebbe in valuta russa. Lavrov: la maggioranza dei partner ha accettato pagamenti in rubli

L’Ungheria pagherà in rubli il gas in arrivo dalla Russia. È il ministro degli esteri di Budapest Péter Szijjártó a confermare le indiscrezioni, sottolineando che "l'approvvigionamento dell'energia è materia di sicurezza nazionale e il governo ha il dovere di garantire la sicurezza ai cittadini"
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Budapest eviterebbe così il rischio di finire come Polonia e Bulgaria, che si sono viste bloccare i rifornimenti in arrivo dal colosso russo del gas Gazprom per non aver pagato in rubli. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha avvertito che "questo sarà il trattamento destinato a chi si rifiuterà di pagare in rubli"
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E il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha già fatto sapere che la maggior parte dei "partner chiave" della Russia in campo energetico ha accettato di passare allo schema di pagamenti per il gas proposto da Mosca
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La commissione europea ha intanto specificato che "se il pagamento avviene in rubli stiamo parlando di un aggiramento delle sanzioni" messe a punto contro Mosca per aver invaso l’Ucraina. Vari Stati membri dell'Unione europea, preoccupati che la Russia blocchi i rifornimenti, starebbero però valutando di aprire conti - chiamati "conti K" - presso Gazprombank, banca privata attraverso cui avviene gran parte delle transazioni legate al gas tra Europa e Russia
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Sarebbe poi Gazprombank a convertire i pagamenti dalle valute estere in rubli, scaricando il costo di cambio sulle aziende. In questo modo verrebbe rispettato il decreto emanato dal presidente russo Vladimir Putin che, in vigore dallo scorso 1° aprile, ha sancito l’obbligatorietà di pagare in rubli i rifornimenti di gas
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Negli scorsi giorni Bloomberg ha riportato come dieci Stati dell’Unione europea avrebbero deciso di aprire il conto. Altri quattro Stati avrebbero invece già completato i pagamenti seguendo il nuovo procedimento
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Tra i Paesi che avrebbero aperto il conto ci sarebbe anche l’Italia. I pagamenti che Eni dovrà fare a Gazprom sono in scadenza per metà maggio

In base alle norme che regolano i rapporti contrattuali, le fatture dovrebbero essere saldate in euro. Eni non ha commentato le indiscrezioni sull'apertura del conto e avrebbe avviato una verifica sui meccanismi possibili per portare a termine le operazioni di pagamento. Al momento Gazprombank non è inserita nella lista delle istituzioni colpite dalle sanzioni europee e sul gas russo non è in vigore nessun embargo

Eric Mamer, portavoce della Commissione europea, ha detto che "rispettare il decreto" di Putin - in cui si chiede appunto alle società europee l'apertura di un secondo conto presso Gazprombank per la conversione in rubli dei pagamenti fatti in euro o in dollari - "violerebbe le sanzioni". Bruxelles è al lavoro su alcune "linee guida" che spiegheranno il perché

Le autorità russe, ha aggiunto Mamer, "hanno messo in atto un sistema molto sofisticato che coinvolge una serie di passaggi. Significa che le società pagheranno in una valuta e il loro pagamento verrà convertito in rubli da qualcun altro a un tasso di cambio e con dei tempi su cui non abbiamo controllo"

Quello che le aziende europee potrebbero fare, indicano fonti europee, sarebbe aprire un conto corrente in euro con Gazprombank a Mosca. In tal modo si rispetterebbero i contratti esistenti e stipulati prima del decreto varato dal Cremlino

Tra i Paesi che avrebbero accettato le condizioni di Mosca ci sarebbe anche la Slovacchia. Le stesse voci, poi smentite dal cancelliere Karl Nehammer, erano circolate su Vienna