
Prezzi, Covid e inflazione cambiano il paniere Istat: dentro anche tamponi e saturimetro
Cambiano le abitudini di acquisto degli italiani. Nella rilevazione dei prezzi al consumo Istat 2022 entrano i test anti coronavirus e quelli seriologici, le friggitrici ad aria, i tappetini da ginnastica e la psicoterapia individuale. Fuori i cd (compact disk) e gli hoverboard. All'analisi partecipano 80 comuni italiani

Inflazione e pandemia cambiano le abitudini di acquisto degli italiani. Muta così anche il paniere Istat dei prezzi al consumo, che nel 2022 vede la presenza di tutta una serie di nuovi prodotti. Si va dai tamponi anti Covid ai test sierologici e al saturimetro, dalle friggitrici ad aria ai poke da asporto per quanto riguarda la gastronomia
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BENI E SERVIZI - Novità nel paniere Istat 2022 sono anche le sedie da Pc, i servizi streaming di musica e di download di film, la psicoterapia individuale, i tappetini da ginnastica
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I cambiamenti, spiega l’Istat, riflettono “la costante evoluzione dei comportamenti di spesa delle famiglie ma anche l'impatto di eventi, come la pandemia tuttora in corso, che condizionano le scelte d'acquisto e la struttura della spesa per consumi”
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Non tutti i cambiamenti sono però motivati da nuove abitudini d’acquisto o dall’arrivo di nuovi prodotti. Sono infatti stati inseriti nel paniere anche prodotti già diffusi negli scorsi anni, per migliorare la rappresentatività del paniere stesso
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Tra questi, per quanto riguarda il settore alimentare, ci sono il “pane di altre farine”, i sostituti artificiali dello zucchero e le mazzancolle. Sul fronte dell’abbigliamento vengono inseriti nel paniere i jeans da donna e i pantaloni corti da bambino, mentre per altre categorie fanno capolino nella lista gli occhiali da lettura senza prescrizione, il trasportino per animali, il gas di città e quello naturale del mercato libero
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METODOLOGIA – Il paniere viene utilizzato per il calcolo degli indici NIC e FOI, attraverso cui l'Istat misura l’inflazione. I primi danno un quadro di come l’inflazione influisce sull’intero sistema economico – considerando gli italiani, come spiega lo stesso Istat, come “un’unica grande famiglia di consumatori – mentre i secondi si riferiscono ai consumi dell’insieme delle famiglie di operai e impiegati

Nel paniere 2022, per calcolare i NIC e i FOI, figurano in tutto 1.772 prodotti elementari (nel 2021 erano 1.731), raggruppati in 1.031 prodotti, a loro volta raccolti in 422 aggregati. L’analisi viene però utilizzata anche per calcolare un altro indice, l’IPCA, sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. A tal fine i prodotti elementari considerati sono invece 1.792, raggruppati in 1.050 prodotti e in 426 aggregati

Per stimare il valore dell’inflazione, sono circa 30 milioni le quotazioni di prezzo che ogni mese sono raccolte dalla Grande Distribuzione Organizzata, 392mila arrivano dagli uffici comunali di statistica, oltre 100mila direttamente dall’Istat o da altri fornitori di dati, oltre 68mila dal database sui prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo Economico, 1,5 milioni dall’ dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate

A livello territoriale, nel 2022 i comuni che partecipano alla stima inflazionistica per il paniere Istat sono 80. La copertura territoriale arriva all’83,3% della popolazione residente nei comuni che partecipano alla rilevazione. Sale al 90,3% per alcune tariffe e servizi locali, per cui altri 12 comuni si aggiungono alle operazioni di rilevazione dei prezzi

Il peso attribuito a ogni bene o servizio incluso nel paniere è diverso ai fini del calcolo del suo valore finale, a seconda dell’importanza che rivestono nei consumi della popolazione di riferimento

Queste le divisioni di spesa del 2022: 18,5% è dato dai prodotti alimentari e bevande analcoliche (in discesa rispetto al 2021), il 14,5% dai trasporti (in salita), l’11% da abitazione, acqua, elettricità e combustili (in discesa), il 9,6& da servizi ricreativi e di ristorazione (in salita), il 9,3% da altri beni e servizi (in discesa)

Il 9% è poi dato da servizi sanitari e spese per la salute (in discesa), il 7,9% da mobili, articoli e servizi per la casa (in salita), il 6,8% per quello che rientra nei settori “ricreazione, spettacoli e cultura” (in discesa), il 6,3% da abbigliamento e calzature (in discesa), il 3,4% da bevande alcoliche e tabacchi (in discesa), il 2,6% dalle comunicazioni (in discesa) e l’1,1% dall’istruzione (in salita)