Pensioni, calano le lavoratrici che utilizzano Opzione donna: i dati e le ragioni
Secondo l’Osservatorio Inps sono state appena 1.276 le lavoratrici che hanno usufruito di Opzione donna da inizio 2024. Le ragioni sono diverse e legate sia ai requisiti molto più stringenti rispetto a qualche anno fa, che alla penalizzazione economica dovuta al calcolo fatto interamente con il sistema contributivo, che può portare a una decurtazione dell'assegno del 25/30%
- Sono sempre di meno le donne che, avendo i requisiti, decidono di andare in pensione anticipata utilizzando il canale di Opzione Donna: solo 1.276 nei primi tre mesi di quest’anno, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio Inps. Un vero e proprio crollo di domande, in media appena 425 al mese. Se il trend resta lo stesso, a fine anno le pensioni liquidate con Opzione Donna saranno quasi la metà dello scorso anno
- Che cosa sta succedendo? È lo stesso rapporto Inps a dirlo: la causa principale sta nei requisiti molto più stringenti, rispetto alle versioni di qualche anno fa, introdotti prima con la Legge di Bilancio 2023 e poi ancor di più con la Bilancio 2024. Requisiti che hanno ristretto la platea delle potenziali donne “opzioniste”, in aggiunta al fatto che, sin dalla sua introduzione, Opzione Donna resta una possibilità di pensionamento molto penalizzante economicamente
- Molto dipende anche dal tipo di carriera, ma in genere con Opzione Donna l’assegno pensionistico, calcolato interamente col sistema contributivo, viene tagliato anche del 25-30% rispetto a quanto si è maturato con il metodo di calcolo misto retributivo-contributivo. Nemmeno l’ipotesi di un’abolizione del canale a partire dal prossimo anno ha fatto aumentare le richieste
- Anche nel 2024 vige la versione ristretta di Opzione donna introdotta lo scorso anno: quella che non consente l’accesso a tutte le lavoratrici (pur in presenza dei requisiti), ma solo ad alcune. Serve essere in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi (61 anni di età e 35 di contributi)
- Ma chi può accedervi? Solo coloro che rientrano in queste categorie:
- Coloro che assistono, alla data di presentazione della domanda di pensione e da almeno sei mesi, il coniuge, la parte dell’unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap oppure un parente affine di secondo grado convivente;
- Coloro che hanno una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%;
- Le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy
- La legge di Bilancio 2024 ha innalzato il requisito anagrafico che adesso è di 61 anni per le donne senza figli; 60 anni di età per le donne con un figlio; 59 anni di età per donne con più figli. Fino al 2023, l’età richiesta era di norma 60 anni, ridotta a 59 anni per lavoratrici con un figlio e a 58 anni con due o più figli. Le versioni degli anni precedenti fissavano l’età minima a 58 anni indipendentemente dal fatto se erano presenti o meno figli
- Oltre al requisito anagrafico serve anche quello contributivo: le donne che vogliono accedere a Opzione Donna devono infatti avere versato anche 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo valgono i contributi obbligatori; i contributi da riscatto; i contributi da riscatto agevolato della laurea; i versamenti volontari; i contributi figurativi; i contributi ricongiunti; i contributi derivanti da ricostituzione della posizione assicurativa
- Per le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi, il requisito anagrafico è più basso: 59 anni indipendentemente dal numero dei figli. Restano indispensabili 35 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2023. Invariate le regole sulla finestra mobile: 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti; 18 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici autonome
- Il calcolo dell’assegno sarà fatto tutto con il metodo contributivo: questo significa che potrebbe esserci un taglio a vita dell’assegno anche del 20/30% della cifra che invece spetterebbe se lo stesso calcolo venisse effettuato con il sistema misto (retributivo e contributivo). L’entità della penalizzazione varia a seconda del pro-rata retributivo a cui si rinuncia e della progressività della carriera
- Sicuramente l’entità dell’assegno pensionistico spinge molte donne a rinunciare a questo tipo di pensionamento. Secondo quanto riporta l’Osservatorio Inps, alla quota maggiore di “opzioniste” del primo trimestre 2024 (518 su un totale di 1.276) spettano assegni inferiori ai mille euro; 505 donne hanno una pensione tra mille e 1.500 euro; solo 152 hanno un assegno compreso tra 1.500 e 2 mila euro e appena 101 pensionate con Opzione Donna hanno un assegno di oltre 2mila euro