Perché Draghi boccia il Superbonus: crea distorsioni e incentiva frodi

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Aumento dei costi, spesa pubblica per 14 miliardi, rischio frodi: perché il premier Draghi voleva bloccare l'estensione del Superbonus 110%

Il Superbonus 110% è stato rinnovato nella legge di bilancio per tutto l'anno prossimo anche per le villette. È infatti saltato il tetto Isee che lo limitava alle famiglie più in difficoltà economica. Si potrà dunque continuare a usufruire dello sconto per ristrutturare casa fino alla fine del 2022 anche per le cosiddette villette, a patto che al 30 giugno risulti completato almeno il 30 per cento dei lavori.

 

Per quanto questa sia stata la decisione finale inserita nella manovra 2022, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha rivendicato la sua riluttanza durante la conferenza di fine anno. Ha infatti affermato che la misura "ha creato delle distorsioni. La prima di queste è un aumento straordinario dei prezzi delle componenti che servono a fare le ristrutturazioni". Il premier ha aggiunto che "è chiaro che le emissioni vanno giù ma non poi così tanto per assorbire questo aumento di prezzo". Secondo Draghi insomma "c'erano buoni motivi per la, come dire, riluttanza del Governo a estendere ulteriormente il Superbonus".

L'esplosione dei costi dell'edilizia

La contrattazione tra impresa edile e cliente perde in effetti rilievo se nessuno dei due subirà un costo per i lavori, che è invece assorbito dai contribuenti. Anche senza immaginare comportamenti collusivi o, peggio ancora, fraudolenti è certamente probabile che non si andrà al risparmio. Senza considerare anche il naturale effetto di rialzo dei prezzi dovuto all'enorme richiesta di ristrutturazioni che sta coinvolgendo il settore edile grazie agli sconti: la carenza di personale e di materiale non può che spingere i prezzi verso l'alto.

 

Le ultime stime dicono infatti che mancherebbero quasi 100mila lavoratori per portare a termine quanto scritto nel Piano nazionale di Ripresa. Una cifra che, secondo l’Associazione dei Costruttori (l’Ance), sarebbe più del doppio.

 

Per evitare abusi sono state introdotte negli ultimi mesi alcune forme di controllo: a partire da prezzari che indicano il valore massimo delle varie spese fino alla verifica della congruità dei costi sostenuti durante la ristrutturazione da parte di un tecnico terzo.

 

I costi tuttavia sono comunque aumentati in modo deciso: secondo il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili rispetto all'anno scorso nella prima parte del 2021 le aziende edili hanno pagato il ferro il 44 per cento in più, i laminati in acciaio il 48, i fili di rame il 33, il bitume il 18 per cento. Ovviamente si tratta di rialzi dei prezzi guidati in larga parte dal rimbalzo economico rispetto alla crisi del 2020. Ma anche il Superbonus 110% potrebbe aver contribuito.

Le frodi

L'altra preoccupazione del premier sono le possibili frodi. Non ha infatti mancato di sottolineare la notizia sulle operazioni sospette di cessione del credito o sconto in fattura bloccate dall'Agenzia delle Entrate, per un valore complessivo di ben 4 miliardi di euro. Un dato che fa riferimento a tutti gli sconti fiscali a favore dell'edilizia, dunque anche al bonus facciate e al credito di imposta per gli affitti commerciali.

I costi: più di 14 miliardi di euro

Secondo la relazione tecnica della legge di bilancio la proroga del Superbonus 110% sarebbe costata 14,1 miliardi di euro: una somma che è destinata ora a salire dopo l'eliminazione delle soglie di reddito. Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio per ora sono già stati spesi quasi 11 miliardi, in forte accelerazione a partire dall'estate (a fine maggio eravamo fermi a circa 2 miliardi).

 

Gli interventi hanno riguardato - dati di fine ottobre - 57.7000 unità immobiliari, di cui 8.356 condomini: numeri che però rappresentano solo lo 0,7 per cento del totale degli edifici con più di quattro abitazioni. La spesa media è stata dunque di circa 169mila euro.

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